Stagnazione tedesca e crisi ucraina sbilanciano le Borse

TRIESTE – Dopo aver archiviato un’ottava all’insegna dell’incertezza e della volatilità a causa dell’inasprirsi delle tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina, il consuntivo di Piazza Affari è stato comunque positivo: il FTSE Mib, il paniere azionario che racchiude le azioni delle 40 società a maggior capitalizzazione quotate sui mercati gestiti da Borsa Italiana, ha registrato un incremento dello 0,59% che ha portato il rialzo da inizio anno al 9,3%.

La nuova settimana di scambi che si è aperta oggi non risulta ricca di dati macroeconomici di particolare rilievo, fatta salva la stagione delle semestrali ad entrare nel vivo anche a Milano ed alcune rilevazioni sulla fiducia dei consumatori e delle imprese; in particolare oggi l’Istat ha pubblicato i dati sul fatturato e sugli ordinativi dell’industria italiana relativi al secondo trimestre, che purtroppo hanno evidenziato entrambe nuove flessioni: il primo è diminuito dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti, registrando cali sia sul mercato estero che su quello interno, mentre i secondi hanno sofferto una diminuzione congiunturale del 2,1%, con la fabbricazione di macchinari e attrezzature ad annotare il decremento maggiore (-13,6%).

Dopo i livelli storici (assoluti o relativi a seconda degli strumenti presi in considerazione) toccati dal Dow Jones al quale sono seguite scontate prese di profitto, domani negli Stati Uniti verranno resi noti i progressi dell’inflazione (a giugno), seguiti da una certa attenzione sul settore immobiliare: dapprima l’indice dei prezzi delle case (a maggio), poi la vendita di nuove abitazioni (a giugno). Restando sempre a Wall Street, da segnalare inoltre l’importante sessione di domani con giganti quali Coca Cola, Mc Donald’s, Apple e Microsoft a presentare i propri conti al mercato.

La seduta più interessante dovrebbe risultare quella di giovedì prossimo, che si aprirà con il discorso del governatore Kuroda alla Bank of Japan (BOJ) ed a cui faranno seguito le rilevazioni a luglio dell’indice PMI manifatturiero e dei servizi (preliminare) di Eurozona e Germania; Europa ancora protagonista in chiusura d’ottava con la massa monetaria (aggregato M3 destagionalizzata) a giugno e l’indice IFO di fiducia dei consumatori tedeschi a luglio.

Resta comunque alta la tensione di fondo a seguito dell’evoluzione delle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza e della reazione internazionale all’abbattimento dell’aereo di linea tra Ucraina e Russia, anche in attesa del summit tra ministri degli Esteri europei in agenda per domani: i rapporti tra Putin ed Obama si sono di nuovo congelati, possibile preludio a nuove sanzioni verso un Cremlino alle prese con una Borsa di Mosca già venerdì scorso alla quinta seduta negativa di fila; secondo il quotidiano La Repubblica «in questa partita a scacchi l’Italia sta in precario equilibrio, cercando di difendere gli interessi del proprio colosso energetico Eni e di non perdere la faccia nella battaglia per le nomine UE».

Sempre in tema di Belpaese e di mutamenti internazionali, è interessante notare come la crisi del Banco Espirito Santo, il maggiore istituto del Portogallo finito nella bufera a causa dei problemi finanziari dei propri azionisti, costretti a portare i libri in tribunale perché incapaci di onorare i propri impegni, si sia fatta sentire anche sul comparto di casa nostra. Mai come quest’anno abbiamo potuto riscontrare quanto il mercato italiano sia condizionato dalle performance dei titoli degli istituti di credito, con i primi mesi del 2014 che hanno assistito ad un rialzo dei principali indici italiani per poi cominciare a vacillare non appena si è iniziato a parlare di ricapitalizzazioni nel mondo bancario: la prima è stata quella del Banco Popolare, lanciata ad inizio aprile, subito seguita da numerose altre che hanno richiesto nuove risorse al mercato per un controvalore di quasi 10 miliardi di euro.

Nelle ultime sedute l’andamento di Borsa Italiana ha evidenziato come i principali indici, appesantiti dal comparto bancario, stiano continuando a trovarsi pericolosamente in prossimità dei minimi di maggio, il cui cedimento aprirebbe spazi di discesa ben più consistenti; il periodo caldo non si esaurirà dunque assieme all’estate, poiché a novembre arriverà a compimento il Comprehensive Assessment della Banca Centrale Europea (BCE), l’attività di valutazione dei principali istituti continentali in vista della realizzazione del meccanismo di vigilanza unico, svolta di concerto con le autorità nazionali competenti degli stati membri partecipanti al progetto: analisi dei rischi, esame della qualità degli attivi (Asset Quality Review) e prova di stress per verificare la tenuta dei bilanci bancari in scenari delicati. Appare chiaro che se le banche italiane non fossero giudicate sufficientemente patrimonializzate si aprirebbe un’altra stagione di ricapitalizzazioni, con le ovvie ed evidenti conseguenze a riversarsi su tutta Piazza Affari.

Seduta in rialzo per i listini asiatici, nonostante lo stop di Tokyo per la festività dell’Umi no hi, il giorno dedicato al mare; Borse cinesi in controtendenza per effetto di alcune negative trimestrali (China Eastern Airlines, China Coal Energy) e delle speculazioni circa il possibile effetto distorsivo che le nuove Ipo potrebbero avere sulle società già quotate sui listini del Dragone: Shanghai ha ceduto lo 0,22%, Hong Kong ha perso lo 0,21%.

Avvio debole sulle piazze finanziarie del Vecchio Continente, influenzate dalle tensioni tra Ucraina e Russia per l’abbattimento del Boeing della Malaysian Airlines da parte di ribelli filorussi: il Cremlino ha promesso collaborazione, ma si teme un black out diplomatico se le indagini dovessero provare la complicità di Mosca; così, al giro di boa della seduta, sui listini di Eurolandia continuano a prevalere le perdite perché alla cautela iniziale si sono aggiunte le deludenti prospettive di crescita per l’economia tedesca, con i prezzi alla produzione di giugno rimasti invariati rispetto a maggio, quando erano scesi dello 0,2 per cento, e con la Bundesbank a stimare per il secondo trimestre un andamento stazionario del PIL tedesco. Chiusura in ribasso dunque per i principali listini europei, con Londra (-0,31%) e Madrid (-0,43%) a contenere i propri deficit staccate da Parigi (-0,71%) e Francoforte (-1,11%), peggiore del quartetto.

Le prese di profitto su Yoox sono responsabili dell’apertura in rosso di Milano, aggravata a metà seduta dalla cattiva intonazione delle banche popolari; la giornata ha continuato poi ad appesantirsi sulle negatività del Dow Jones a Wall Street in corrispondenza della campana di chiusura, assegnando a  Piazza Affari (FTSE Mib -1,48%, FTSE Italia All Share -1,43%) la maglia nera continentale.

Pessima giornata del comparto bancario: seduta negativa per la Popolare dell’Emilia Romagna (-2,89%) al termine dell’aumento di capitale, per il Monte dei Paschi di Siena (-1,67%) nonostante il miglioramento da “Underweight” (sottopesare) a “Hold” (mantenere) di Santander, per Unicredit (-2,22%), IntesaSanpaolo (-1,87%) e per la Popolare di Milano (-3,31%).

Tra i titoli a maggior capitalizzazione scivolone di Eni (-1,38%) nonostante l’annuncio di un accordo di cooperazione con il governo del Congo per perseguire nuove iniziative nel bacino costiero congolese, dall’onshore Mayombe al deep-offshore; vendite anche su Fincantieri  (- 0,74%) nella giornata di diffusione dei risultati del primo semestre 2014.

Sul fronte del debito sovrano la differenza di rendimento tra il titolo decennale italiano (Btp marzo 2024) ed il corrispondente titolo tedesco ha chiuso pressochè stabilmente al 2,77%, con uno spread sul Bund tedesco di 163 Bp (Basis point, punti base).

In leggera discesa anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco con scadenza a due anni, che si è attestato a 52 Bp mentre il rendimento del Btp ha oscillato tra lo 0,5% e lo 0,55%.

I Bonos spagnoli decennali hanno chiuso invece con uno spread sul Bund tedesco di 142 punti base, riducendo frazionalmente il tasso al 2,56%.

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