Siria, il massacro di un popolo che non fa notizia. E l’Europa sta a guardare

ROMA – E’uno stillicidio di morti, tante  donne e tanti bambini, civili uccisi nelle loro case, cadaveri ritrovati in ogni dove,perfino nelle moschee, giorni e giorni di feroci bombardamenti,  con gli aerei, i carri armati, l’artiglieria pesante. Questa  è la Siria da più di un anno e mezzo.

Damasco, Aleppo sono ormai entrati nelle cronache giornaliere dei crimini di cui è responsabile  un dittatore fra i più feroci che la storia moderna, ma anche quella passata, ricordi. Ogni giorno si aggiunge il nome di una città una città, un sobborgo , di una popolazione  martire. Ora è la volta di Daraya dove sono state uccise 440 persone, 183 i civili morti nell’arco di 24 ore, 183 i cadaveri rinvenuti nelle strade e nelle case di questo sobborgo di Damasco dopo il ritiro dell’esercito di liberazione. E tanti morti in altri sobborghi come Al Tal,Jeddat,Artouz, città come Quasir,Homs, Dera’a,Hula.Tremseh. Cittadini inermi uccisi, con colpi di arma da fuoco alla testa e al collo.

In poco più di un anno 25 mila vittime ,un milione di sfollati

Nel mese di luglio i morti sarebbero stati più di 4000, in un anno e mezzo si parla di 25 mila vittime. Duecentomila siriani sono fuggiti oltre i confini, stando ai dati Onu. All’interno della Siria gli sfollati sono più di un milione. Un quadro tragico, il massacro di un popolo. La moglie del dittatore Bashar al Assad,  mentre il marito  si macchia di orrendi delitti contro l’umanità, si aggira per  capitali europee, Londra in particolare a fare spese, servita e riverita. E lui, attraverso la televisione di regime, addossa la responsabilità dello sterminio di civili ai “ terroristi” , a chi combatte  per liberare il paese  di un tiranno. Per annunciare che i “terroristi” sono stati sconfitti e che niente sarà lasciato di intentato per salvare il paese dalla cospirazione, dal complotto  contro di lui, si ripresenta in tv dopo una lunga assenza. Così come si ripresenta anche il vicepresidente, Faruk al Shara che veniva dato come fuggiasco  insieme ad alcuni generali che si sono uniti all’esercito di liberazione. E’ ricomparso e si è fatto riprendere mentre si recava al suo ufficio. Assad nel nuovo proclama, di fatto annuncia, che  continuerà il massacro. Ma la resistenza non allenta la propria azione, l’esercito di liberazione combatte con i mezzi che ha strada per strada, paese per paese.

Il tiranno Assad ordina feroci rappresaglie

In realtà Assad malgrado la propaganda dei media siriani a lui  fedeli non controlla ormai la gran parte della Siria. Las sua rabbia, la sua impotenza di fronte ad una guerriglia che non riesce a fermare, ad una guerra civile  che, come dicono autorevoli fonti siriane che combattono il tiranno è “ la madre di tutte le battaglie”, scatena una violenta e feroce rappresaglia contro le popolazioni inermi.  E’ questo uno scenario che dovrebbe far sollevare il mondo, gridare ai quattro venti lo sdegno,l’orrore per un massacro che sembra inarrestabile. Non solo ci sono ragioni umanitaria ma anche politiche, di geopolitica. La “ primavera araba” ha provocato grandi movimenti di popolo che si sono battuti e si battono per la democratizzazione dei loro paesi, per i diritti umani, rivendicati in primo luogo dai giovani. Un processo ancora in corso, con grandi difficoltà ma anche con risultati positivi, con elezioni di Parlamenti in cui le forze del rinnovamento sono maggioranza o comunque sono largamente rappresentate.

In discusssioine gli equilibri del mondo arabo

La Siria , il suo futuro, è la chiave di volta dei nuovi equilibri dell’intero mondo arabo. E l’Europa ha qualcosa a che fare con questo parte del mondo, con le sue ricchezze e le sue povertà. Ma non sembra molto interessata a quanto avviene in Siria, al massacro di un popolo. Sì, qualche presa di posizione ma niente più. Gli organismi internazionali sono bloccati dai veti di Cina e Russia, interessati a traffici commerciali e non alla vita delle donne e degli uomini, ai loro diritti. Del resto proprio diritti fondamentali , la libertà di espressione, del dissenso, sia in Cina che nella Russia di Putin che fa incarcerare le cantanti punk del gruppo Pussy Riot, non trovano cittadinanza. Obama è quello che più si impegna a livello internazionale. Annuncia che se Assad farà usare la armi chimiche gli Usa interverranno.

Il dramma dei siriani, una normale notizia di cronaca

Come la storia ci insegna quando si tratta di combattere la dittature occorre un grande movimento dei popoli che non lascino sole le forze che nei propri paesi  sono impegnate nel nome della democrazia, della libertà, della pace. Questo movimento non c’è anche per responsabilità dei media. Nel nostro paese in particolare il massacro del popolo siriano non merita la prima pagina ogni giorno. Se ne parla come del  caldo asfissiante, del maltempo che arriva, di Nerone, Caronte, Caligola, Beatrice. Le televisioni  si limitano a riferire, spesso ai margini dei tg del numero dei morti.  Non un approfondimento, non una riflessione, non un dibattito. I tanti editorialisti che impazzano nelle colonne dei giornali che vanno per la maggiore evitano, meglio non impegnarsi troppo. E i tanti appassionati del web, blog,  twitter,  facebook, che impazzano sul web ad ogni stormir di foglia sono come scomparsi. Preferiscono il gioco dei “retroscena” che sembra il preferito dai media. Tanto i morti sono morti.  Non  ci stiamo. L’informzione è un bene essenziale, un patrimonio dell’umanità. Se informa. E la Siria è una cartina di tornasole per tutti noi. .

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