Marchionne caccia 19 lavoratori. Odiosa ritorsione. Devo far posto a quelli della Fiom

ROMA – Non ci sono parole per commentare il licenziamento in tronco di 19 operai della Fiat di Pomigliano dopo  l’ordinanza della Corte d’Appello di Roma che aveva obbligato a riassumere 19 dipendenti di Fiat Group automobile iscritti alla Fiom che avevano presentato ricorso  contro la discriminazione subita.

“Rappresaglia, ricatto, decisione odiosa, vergognosa” dicono Cgil e Fiom. “Una ritorsione“, dice  Landini, segretario generale della Fiom.  Di  “ritorsione inaccettabile” parla anche Stefano Fassina, della segreteria del Pd, responsabile  del settore Economia  e lavoro. Tace il governo e Bonanni, il segretario generale della  Cisl se la prende con la Fiom che “gioca al massacro”. Siamo di fronte ad un atto che non  ha precedenti nella storia delle relazioni sindacali, una ferita al tessuto democratico del nostro Paese. Marchionne ieri aveva presentato ai sindacati, Cisl e Uil, non alla Fiom perché non  ha firmato il contratto capestro e non dette avallo al fantasioso progetto “ Fabbrica Italia”. Come è sua abitudine non ha detto niente a Bonanni e Angeletti. Ha affermato che per ora non investirà, non progetterà nuovi modelli, ma non chiuderà stabilimenti. Fa notare il segretario generale della Fiom, Landini, “come fa ad affermare che  non  chiuderà stabilimenti quando ha già deciso di chiudere Termini Imprese e Irisbus di Avellino”.

Nessun impegno per il futuro della Fiat

Annuncia che ci saranno interventi sugli stabilimenti italiani, quando la situazione dell‘auto migliorerà Fiat tornerà a investire. Quando, come, gli stessi segretari generali di Cisl  e  Uil dicono che n on lo ha detto, ma ,oro sono soddisfatti lo stesso. Anche il governo pare esserlo visto che non ha detto una parola. Le Borse però hanno dato un colpo alle zioni Fiat, non credono al nuovo piano di Marchionne.  A poche ore di distanza dal nuovo atto di arroganza dell’Ad del Lingotto, arrivava una decisione odiosa. Doveva far entrare in fabbrica 19 lavoratori iscritti alla Fiom?.  Questa volta non se la poteva cavare, doveva rispondere all’ordinanza della Corte d’Appello. Dentro 19?  Allora fuori 19. Per iol manager col girocollo che mette in tasca  milioni a non finire i lavoratori sono meno che carta straccia, non hanno alcun diritto, le libertà sindacali lui, il manager più bravo del mondo, se le mette sotto i piedi. Mentre sta smontando la Fiat, mentre Bonanni e Angeletti tremano perché sanno bene che loro hanno dato man forte a Marchionne facendo credere ai lavoratori che il piano “Fabbrica Italia“ era la manna che arriva dal cielo.  Loro avevano accettato il ricatto costringendo di fatto i lavoratori a dire si in un referendum che era solo un ricatto.  Ma proprio nei referendum era apparso con chiarezza che tanti laboratori  con il loro no avevano detto che bisogna battersi perché Fiat investisse, nuovi modelli, nuove tecnologie. Marchionne ha risposta, complice il governo, cacciando dalle fabbriche la Fiom, il sindacato maggioritario. Nel frattempo “ Fabbrica Italia” diventava  “Fabbrica cassa integrazione”.  Ora  l’Ad del Lingotto è arrivato alla fine del percorso, più in là di un atto di vera e propria rappresaglia rappresentato dal licenziamento di 19 operai, condizione per far rientrare i lavoratori discriminati, non si può andare. O meglio, si può anche andare. Basta leggere il comunicato con cui l’azienda annuncia la “messa in mobilità” dei 19 lavoratori. Forse è ancor più vergognoso dell’atto stesso che descrive.

Pomigliano ha già fatto ricorso alla cassa integrazione

“L’azienda – si legge nel comunicato – ha da tempo sottolineato che la sua attuale struttura è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo da mesi in forte flessione e che, di conseguenza, ha già dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per un totale di venti giorni. Altri dieci sono programmati per fine novembre”. “Peraltro – prosegue la nota del Lingotto –  la società è consapevole della situazione di forte disagio che si e’ determinata all’interno dello stabilimento, sfociata in una raccolta di firme con la quale moltissimi lavoratori hanno manifestato la propria comprensibile preoccupazione. L’impegno dell’azienda è quello di individuare la soluzione che consenta di eseguire l’ordinanza creando il minor disagio possibile a tutti quei dipendenti che hanno condiviso il progetto e, con grande entusiasmo e spirito di collaborazione, sono stati protagonisti del lancio della Nuova Panda”. “Fip – conclude la nota – non può esimersi dall’eseguire quanto disposto dall’ordinanza e, non essendoci spazi per l’inserimento di ulteriori lavoratori, è costretta a predisporre nel rispetto dei tempi tecnici gli strumenti necessari per provvedere alla riduzione di altrettanti lavoratori operanti in azienda”. La Fiom e la Cgil, appena appresa la notizia, rispondono con durissime prese di posizione, all’altezza della situazione, di fronte ad un.atto che mira anche a “intimidire” la magistratura  dal m omento che ci sono molte cause dei lavoratori, della Fiom contro le discriminazioni.

Le reazioni di Fiom e di Cgil:.” Una ritorsione,, un atto antisindacale e illeggittimo

Dice Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom e responsabile del settore auto: “Si tratta di una procedura chiaramente ritorsiva, chiaramente antisindacale e chiaramente illegittima, perché i motivi addotti nella nota resa pubblica dalla Fiat non giustificano nessun licenziamento, anche in considerazione del fatto che l’azienda ha firmato un accordo nel quale assumeva l’impegno a riassumere tutti i lavoratori del Gian Battista Vico in Fabbrica Italia Pomigliano”.  “La Fiom – afferma – respinge con forza ogni licenziamento poiché tutti i lavoratori devono rientrare al lavoro e invita tutti i sindacati a respingere questo ulteriore tentativo di dividere i lavoratori”.  Dalla Cgil di Campania e Napoli arriva il commento dei segretari generali Franco Tavella 

 e Federico Libertino. “Siamo di fronte ad un ennesimo inaccettabile ricatto. Solo ieri la Fiat aveva dichiarato che non avrebbe chiuso nessuno stabilimento. Oggi mette in campo un palese ricatto a danno di tutti i lavoratori, pur di non accettare e delegittimare una sentenza del Tribunale del nostro Paese. Auspichiamo che tale miserevole comportamento venga rispedito al mittente anche dalle altre organizzazioni sindacali. Questa posizione – concludono  – evidenzia che il gruppo Fiat non ha alcuna intenzione di dare risposta alle centinaia di lavoratori ancora fuori dal ciclo produttivo”. Un ricatto inaccettabile, una strategia vergognosa che ha il solo scopo di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri”. Così il segretario confederale della CGIL, Elena Lattuada che si chiede: “A quale FIAT bisogna credere? –  A quella che ieri annunciava che non intende chiudere alcuno stabilimento o a quella che con la decisione di oggi avvia una irresponsabile campagna di licenziamenti? Se è davvero quest’ultima la risposta è assolutamente inaccettabile”. ”Nel rivendicare il diritto inappellabile dei lavoratori di potersi scegliere liberamente il sindacato, e a non essere discriminati per questo, non abbiamo mai chiesto né mai pensato che altri lavoratori dovessero essere subire tale ricatto. E’ solo e soltanto la vergognosa decisione – conclude Lattuada – di un’azienda che per coprire le lacune del suo piano non trova di meglio che mettere lavoratori contro lavoratori”.

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