Alitalia Cai. C’è chi viene licenziato e chi va alla Bocconi

Fa discutere il corso manageriale per i Comandanti della Compagnia di bandiera

ROMA – Poco più di un mese fa, esattamente lo scorso 14 ottobre, l’Alitalia  ha spazzato via oltre 4mila dipendenti tra piloti, assistenti di volo e personale di terra che sono passati dalla cassa integrazione alla mobilità, ovvero al licenziamento. Gli affari della compagnia, come ha ben descritto Andrea Cavola, segretario nazionale Usb Trasporto aereo, non vanno affatto a gonfie vele. Anzi, c’è attesa per la chiusura del bilancio che secondo il sindacalista segnerà un meno 300 milioni di euro con una perdita di 1,5 milioni al giorno.
Tuttavia, la compagnia di bandiera ha deciso di puntare sui comandanti, a 800 dei quali verrà offerto un corso manageriale tenuto dall’Università Bocconi. Motivo? “Far comprendere il contesto esterno in cui le strategie aziendali prendono forma”.  “Durante il corso  – rivelano alcune agenzie stampa – i partecipanti avranno modo di riflettere sull’importanza della relazione impresa – ambiente e sulle dimensioni in cui si può articolare il successo aziendale (competitivo, economico, sociale).”

Infine, riporta sempre la nota, “impareranno come articolare una strategia di successo, analizzando i livelli delle decisioni strategiche di corporate, di business, apprendendo l’importanza della crescita dimensionale di una Compagnia”. In pratica, conclude la nota “I Comandanti di Alitalia, già riconosciuti in tutto il mondo come «Best Performer» per la loro professionalità tecnica, con il Corso Manageriale dell’Università Bocconi potranno mettersi al comando  della flotta della Compagnia da protagonisti del business aziendale a 360 gradi, mettendo al servizio della clientela Alitalia le competenze manageriali acquisite”.

Insomma, non si capisce molto bene cosa si celi dietro a questa operazione aziendale davvero discutibile, se non altro per il clima d’incoerenza in cui versa la compagnia e le politiche economiche che l’hanno accompagnata.  In primis perchè il corso avrà una spesa che probabilmente in questi tempi di crisi l’azienda avrebbe potuto risparmiare e secondo perchè, al di là delle nuove mansioni per gli occupanti del cockpit, ci sono parecchi dei loro colleghi, che al contrario degli accordi presi a Palazzo Chigi nel 2008 tra sindacati, governo e Cai, non sono più stati riassunti. Parliamo sempre di piloti e comandanti,   che malgrado la loro altissima preparazione professionale si sono ritrovati improvvisamente a terra, senza il loro lavoro. Così alcuni sono stati costretti ad andare all’estero, altri hanno trovato impieghi sugli aerotaxi e c’è anche chi ogni anno attende fiducioso la chiamata di qualche compagnia minore o low cost per la stagione estiva. Altri hanno perso ogni speranza. A questi lavoratori come risponde l’Alitalia?
Evidentemente la compagnia di bandiera è carente di manager capaci e così ricorre all’esperienza dei comandanti che già hanno già un compito difficile e di grande responsabilità e per il quale devono rimanere continuamente aggiornati per mantenere gli alti standard qualitativi. Ce la faranno in questo delicato compito? Difficile a dirsi, tuttavia questa mossa “strategica” suona come l’ennesimo schiaffo riservato a tutti coloro gettati dall’oblò della cabina di pilotaggio,  improvvisamente diventati peso in eccesso. E senza paracadute.

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