Produttività. Un patto truffaldino come “Fabbrica Italia” di Marchionne

ROMA – Ora che il “prodotto”, come lo chiama Monti  in spregio alle donne e agli uomini, lavoratrici  e lavoratori che dovrebbero essere costretti ad usarlo,è stato confezionato e si può leggere con tutto comodo, una sola definizione: spregevole che non fa onore a chi lo ha confezionato, la Confindustria, le imprese che lo hanno firmato , Cisl, Uil Ugl che hanno apposto la loro firma a nome dei lavoratori mai consultati, il governo che ha fatto da levatrice e balia.

Fa senso vedere fra le firme anche quella della Lega delle cooperative che pare aver dimenticato che si tratta sì di imprese, ma che  della giustizia sociale e della solidarietà fanno dei cardini della loro  esistenza. Siamo certi che  centinaia di migliaia di soci lavoratori delle cooperative direbbero di no. Vediamo per esempio ciò che tanto piace al segretario generale della Cisl, Bonanni, la partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese.

Un “prodotto” da presentare ai capi dei governi conservatori europei

 Scrive Tito Boeri, non un bieco bolscevica: “Proporre questo in un momento di crisi equivale a una colossale presa in giro : i lavoratori che diventassero oggi azionisti della loro impresa aggiungerebbero al rischio di perdere il lavoro anche quello di vedere bruciati i risparmi di una vita”.  Il “ prodotto” che tanto piace a Monti che può presentarlo ai capi dei governi conservatori dell’Europa,per quanto riguarda il punto fondamentale,la defiscalizzazione del salario legata alla produttività  non è una novità, anzi. E’ un vecchio strumento, un ferrovecchio, varato nel 2007. Non  è aumentata la produttività, anzi è diminuita, non è aumentata la contrattazione di secondo  livello, anzi è diminuita. Allora che vengono a raccontare? La realtà è ben diversa da quella che si racconta. Il patto siglato  sotto l’egida di Monti non darà un centesimo in più di salario. O meglio darà qualcosa in più al massimo due,trecento euro in un anno lavorando  qualche ora in più,  con orari flessibili, riducendo il tempo mensa, in fabbrica anche la domenica e nelle festività. E ‘ una ricetta che non fa aumentare la produttività, ma la fatica fisica e psichica del lavoratore. In più questo lavoratore spremuto come un limone andrà in pensione  vicino a settanta anni. Non si creerà alcun posto di lavoro. Sempre Boeri ha scritto che “ sembra il patto di un paese depresso, di una classe dirigente e di parti sociali senza idee”

L’obiettivo: colpire i diritti dei lavoratori

Allora perché? L’obiettivo è molto chiaro: colpire i diritti dei lavoratori, far pagare loro ancora una volta il costo della crisi. Per questo si mettono in atto operazioni che dovrebbero far arrossire chi le ha pensate. Pare  che  il presidente dell’Abi, Mussari,  già Monte Paschi, sia stato fra coloro che più hanno sostenuto ciò che si chiama il “ demansionamento”. Prendi un lavoratore , gli cambi la mansione, lo fai scendere più in basso, ti costa meno. Già il contratto siglato da tutte le organizzazioni dei bancari lasciava  aperta questa strada.  Ora diventa uno dei punti chiave del  patto. Peccato che faccia a pugni con il codice civile. Ma questo ai professori ed a sindacalisti dal pelo  lungo come Bonanni  e Angeletti che frega. Niente Ma il bello deve ancora  venire. Si tratta della abolizione di qualsiasi riferimento alla difesa del potere d’acquisto delle retribuzioni rispetto all’inflazione. Leggiamo cosa prevede il testo scritto dagli imbroglioni. La dinamica degli aumenti salariali dovrà essere coerente “ con le tendenze generali dell’economia, del mercato del lavoro, del raffronto competitivo  internazionali e gli andamenti  specifici del settore”.  Sarebbe interessante conoscere  l’autore di questa parte del documento.

Un guazzabuglio di numeri per confondere le acque

Davvero un genio dell’imbroglio. Perché non  sarà mai possibile calcolare un indice da un guazzabuglio di numeri in base al quale stabilire  come difendere le retribuzioni. Che, ovviamente, non saranno difese. C’ era infine una questione non “ economica”, quella del diritto dei sindacati a rappresentare i lavoratori. Non ha fatto parte del “prodotto”. Vedetevela fra voi, sindacati e imprese, ha detto il governo. Quasi che una questione che riguarda la democrazia, il diritto dei lavoratori a farsi rappresentare da chi  più loro aggrada , sia una questione marginale, non degna di un tavolo di Palazzo Chigi.Allora che resta  da ,direi ,questa  operazione truffaldina?. A noi pare molto simile al piano “ Fabbrica Italia” di Marchionne. Prometteva  venti miliardi di investimenti, in cambio si prendeva la dignità del lavoratore, eliminava diritti garantiti dalla Costituzione. Monti e Squinzi, il presidente di  Confindustria assicurano paccate di euro nelle tasche dei lavoratori grazie alla contrattazione di secondo livello. Certo  qualche rinuncia  i lavoratori devono farla, quella  per esempio di essere liberi, non spiati da telecamere. Un patto che  in omaggio a Marchionne , si potrebbe chiamare “ Prodotto azienda”. Sembra il patto di un paese depresso, di una classe dirigente e di poartoi sociali senza idee.

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