Movimento 5 Stelle, primarie 2.0. Peccato che la Rete sia crollata

ROMA –  32 mila persone, su un  popolazione  pari a 49 milioni individui  aventi diritto al voto, ha deciso attraverso il web chi saranno i 1.400 candidati del Movimento 5 Stelle.

Coloro che forse potranno sedere anche sugli alti scranni del Parlamento Italiano. E tutto è avvenuto con un semplice click. Sono queste le “innovative” primarie volute dal fondatore Beppe Grillo e dal suo socio Casaleggio. Un metodo davvero desueto che nonostante la sua originalità continua a far discutere, soprattutto per il basso riscontro raggiunto.
Infatti, sorge spontaneo chiedersi dove sia andato a finire  il popolo del web, ovvero quello venuto dal basso che ha fatto di internet il proprio strumento, di cui tanto si riempe la bocca Grillo? Forse erano tutti impegnati quel giorno,  è mancata improvvisamente la linea, visto che la banda larga in questo Paese rimane ancora un bel sogno dentro il cassetto, oppure si è trattato di un virus “letale”, magari sparato da chissà quale hacker fuggito all’estero in cerca di democrazia?

La risposta non è data a sapere, ma di certo gli italiani si sono sempre fidati poco del web e forse anche di queste primarie tanto originali, quanto discutibili, che qualcuno ha annunciato come uniche al mondo. E pensare che Grillo amava vantarsi durante i suoi spettacoli sulle visite raggiunte dal suo Blog, che lo piazzavano al primo posto in Italia con oltre un milione di visitatori al giorno. Ve lo ricordate? Sul grande schermo appariva la classifica del noto “Statbrain” mentre Grillo tra gli applausi del pubblico si prendeva i meriti.
Dove saranno finiti tutti questi elettori pronti a dar seguito al cambiamento grillino. Saranno mica prigionieri di qualche server  cinese che pilota la loro navigazione?  Trentaduemila persone sono la somma più o meno di due cittadine di provincia, niente di più. E a qualcuno è bastato raggiungere 147 voti per diventare uno dei 31 capolista, dei quali 17 sono donne.

La procedura, come ha precisato esultando lo stesso Beppe Grillo, era molto semplice e in tre minuti si poteva votare esprimendo tre preferenze senza spendere un euro. Così dice Grillo, forse rivolgendosi a chi di web ci capisce poco e non sa che anche una semplice votazione in rete ha i suoi costi. Eccome se li ha, tra piattaforma, pianificazione e creazione di uno o più software ad hoc,  server  dedicati e tecnici per il controllo. Ma tralasciamo i potenti mezzi in cui sicuramente Casaleggio & Associati avranno fatto la loro parte.
I grillini “dissidenti”, quelli  allergici ai diktat del “padre padrone” continuano a riflettere sui numeri del voto e pure sulla bassissima adesione, che nonostante tutto ha sfornato gli eletti. Ma c’è dell’altro che apre ulteriori dubbi sui quali Grillo e il suo staff non hanno ancora dato risposte e riguardano la trasparenza di queste primarie. Hanno addirittura stilato delle domande che vanno da chi ha gestito e amministrato il portale dove si votava, a dove si trovava fisicamente il server, fino a chi ha accesso alle informazioni sensibili.
Insomma, chi c’è dietro le quinte a fare il supervisor?  Nessuno sembra saperlo o fa finta che tutto avvenga con automatismi robotici ben rodati. Peccato che Hal 9000, il subdolo protagonista cibernetico di 2001 Odissea nello Spazio di Kubrick ancora non l’abbiano inventato. L’uomo ha ancora l’ultima parola, anche sulle macchine più evolute. E questo lo hanno capito anche i grillini.

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