Corruzione e tangenti. Pdl nella bufera. A rischio la credibilità dell’Italia

ROMA – Una serie di arresti rischiano di far scricchiolare la già precaria situazione del centro destra. Ieri l’arresto del presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi per presunte tangenti, che molti indicano come un uomo portato dalla Lega. Poi Roberto Formigoni del Pdl, presidente  uscente in Lombardia,  accusato di associazione e delinquere sul caso Maugeri e sul San Raffaele.

E oggi ciliegina sulla torta arriva anche la condanna a 4 anni nei confronti dell’ex ministro Raffaele Fitto. candidato in Puglio alla Camera,  per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio. Un particolare che getta dubbi anche sulla famosa commissione che avrebbe dovuto stabilire gli incandidabili all’interno del Pdl.
Un fulmine a ciel sereno che il leader del centro destra Silvio Berlusconi non ha affatto digerito: “E’ saltato il normale rapporto tra i poteri dello Stato. La magistratura sta letteralmente mandando in malora l’Italia con una azione giacobina. Siamo di fronte ad una offensiva della magistratura che è terribile ed avanza senza limite mentre il governo è paralizzato”. Così il cavaliere a Mattino Cinque.
Insomma vittime di un insolito destino, inaspettato e ingiusto, gridano quelli del Pdl. Formigoni ieri aveva replicato alla sua condanna definendola una strategia dei magistrati per coprire il caso del Monte dei Paschi e salvare la sinistra. E questa mattina, sempre con le stesse motivazioni, ha cinguettato la solidarietà a Fitto in un post su Twitter.
Anche Matteo Salvini, segretario della Lega Lombarda, intervenuto ad Agorà, su Rai Tre  sul caso Finmeccanica, ha voluto precisare che Orsi non c’entra nulla con la Lega. Anzi “chiunque risponderà del fango che a dieci
giorni dal voto sta spargendo per fermare Maroni”.
Ma è lo stesso Maroni a passare la patata bollente al suo alleato politico quando afferma che Orsi fu nominato dal governo Berlusconi e poi confermato nel novembre 2011 dal governo Monti, che lo ha anche promosso a presidente di Finmeccanica.  
E poi sempre Maroni: “Conosco Orsi da tempo, era ad della più importante azienda della mia provincia, tutti lo conoscevano ma in un’intercettazione fatta al ministero degli Interni io dico a Orsi che lo abbiamo sostenuto nella nomina perché sei bravo e non perché sei della Lega, che non me ne frega niente”.

Il più agguerrito rimane sempre Cavaliere che cerca in tutti i modi di far prevalere le sue ragioni. Prima difende Fitto, definendolo  un bravissimo governatore, raggiunto da una condanna senza fondamento. Sui vertici di Finmeccanica, parla di una decapitazione  con conseguenze gravissime sulla nostra economia. E poi s’interroga  sull’accusa per Formigoni per associazione a delinquere arrivata proprio nei 10 giorni decisivi della campagna elettorale. “La gente faccia due più due. C’è una manina, anzi una manona giudiziaria che entra nella campagna elettorale”, tuona il cavaliere. Eppure Berlusconi dovrebbe sapere che su 100 parlamentari indagati, condannati e prescritti, 60 siedono sui banchi del Pdl. Una percentuale poco invidiabile, che il Fatto qualche mese fa pubblicò con nomi e cognomi e che già di per sè rappresenta un primato negativo per tutta la politica e che, inutile dirlo,  accresce di conseguenza la possibilità di ripercussioni giudiziarie.
Perfino l’India ha aperto un inchiesta sul caso Finmeccanica e se le tangenti trovassero riscontro l’azienda italiana finirebbe nella “black list” internazionale. Insomma,  le continue affermazioni di salvataggio in extremis del “noi non c’entriamo”,   minano la credibilità non solo della magistratura ma rischiano altresì di far apparire l’Italia come un Paese irrecuperabile, incapace di uscire da una crisi prima di tutto etica, specie sotto il profilo della credibilità. Saranno mica tutti complotti? Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso. Oggi sarebbe il caso di ritirare una volta per tutte certi personaggi dalla competizione elettorale. La gente è stanca e arrabbiata tra i tanti Batman e Catwoman che orbitano nel panorama politico. In Germania  capita che un ministro si può dimettere per aver copiato 33 anni prima una tesi di laurea. Ma questo è un altro discorso: Un’etica troppo diversa dalla nostra, che sta facendo sprofondare il Paese nella vergogna.

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