Alitalia. Adesso anche le pulizie fai da te. I capitani coraggiosi al risparmio

ROMA –  Possibile che una compagnia di bandiera tagli perfino sulle pulizie di bordo? Sembra di sì visto che da giorni continuano i disagi sui voli Alitalia da e per Fiumicino a causa dei dipendenti messi in mobilitazione delle società di pulizia Nas e National Cleanness con le quali Alitalia avrebbe rescisso il contratto. Ma non è tutto.

La direzione della compagnia aerea ha scritto ai propri dipendenti una mail nella quale chiede che sia istituita una task force su base “volontaria”, per far fronte ai disagi conseguenti alla mancata pulizia degli aeromobili.  
Molti dei lavoratori di terra e assistenti di volo,  si sono resi disponibili a questa mansione, ma di certo questa non è questa la soluzione al problema. Anzi, l’Unione sindacale di Base, ha chiesto subito un incontro per avere spiegazioni riguardo a questo comportamento  del tutto “discutibile”, conoscendo tra l’altro l’epilogo di una vicenda nata male e continuata nel peggiore dei modi, almeno rispetto agli accordi siglati tra le parti sociali a Palazzo Chigi nel 2008.

Infatti, questo operato, come spiega l’Usb, “apre un pericoloso precedente per cui con facilità si utilizzano i dipendenti ad uso e consumo delle aziende indipendentemente dalle competenze”. Il sindacato, dal canto suo,  ha invitato i dipendenti a non sostituirsi ai lavoratori in stato di agitazione. Insomma la situazione non è tra le più facili, visto che l’ambiente di lavoro a bordo di un aeromobile presenta delle difficoltà oggettive, le quali difficilmente  possono essere rinviate in un secondo momento.
Per questo spesso e volentieri sono gli assistenti di volo “obbligati” a far fronte ai disagi. Alitalia, intanto, fa sapere che non vi è nessuna costrizione per i lavoratori che hanno deciso volontariamente di sostenere questa situazione, ma poi aggiunge che bisogna mantenere un elevato livello di qualità per i clienti. Insomma, la risposta viene da sè.
E pensare che “Fenice”, il piano industriale avrebbe dovuto risollevare le sorti della compagnia di bandiera, rinata dalle ceneri della vecchia dirigenza. Insomma, va ricordato, come denunciano molti sindacalisti, che il settore del trasporto aereo è diventato una vera e propria fabbrica di precarietà, soprattutto a causa di mancanze di regole  che offrano tutele per il lavoratore e garanzia e affidabilità per i passeggeri. E siamo ancora lontani da questo risultato sperato.
Non ultima la notizia che, dal prossimo primo giugno, la Compagnia ginevrina Darwin Airline effettuerà i voli di Alitalia dall’aeroporto di Ancona in regime di wet lease o di codesharing. Insomma la stessa formula che la compagnia dei “capitani coraggiosi”, come li definisce Gianni Dragoni nel suo libro, utilizzò con la  CarpatAir fino al febbraio scorso, mese in cui un velivolo della società romena uscì fuori pista. Un incidente che fortunatamente non provocò una tragedia e per il quale Alitalia fu accusata dalla Procura di Civitavecchia di frode in commercio. Insomma c’è poco da cantar vittoria. Alitalia all’epoca sospese il contratto con la compagnia Carpatair in attesa della conclusione delle indagini e ora sigla il medesimo accordo con la Darwin, mentre migliaia di lavoratori ex Alitalia per quattro anni sono rimasti in cassa integrazione e attualmente versano in regime di mobilità.
E’ proprio vero lo slogan che campeggia sui poggiatesta dei velivoli Alitalia: “Ogni viaggio ha dentro un altro viaggio”. E che viaggio.

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