Con Cuperlo la sinistra Pd si rimette in cammino

ROMA – È ripartita  da Roma, dal Teatro Ghione, a due passi dalla basilica di San Pietro, l’avventura della minoranza del Partito Democratico: quella sinistra uscita con le ossa rotte dalle primarie dello scorso 8 dicembre e desiderosa di riavviare il discorso, di riaprire la partita, di mettersi in gioco e di incalzare, con lealtà ma senza mai rinunciare alle proprie idee, l’impetuoso governo guidato da Matteo Renzi.

A convocarla è stato proprio Cuperlo, il candidato sconfitto, l’intellettuale costretto dal destino a indossare i panni del leader (per sua stessa ammissione molto scomodi, specie per un profilo come il suo, abituato alla riflessione e al dibattito da convegno piuttosto che alla ribalta mediatica e alle luci dei riflettori costantemente puntate addosso), che ha accettato la sfida pur sapendo di essere destinato a perderla e oggi ha cercato di prendersi la rivincita: nei confronti di Renzi, certo, ma anche di quei compagni di strada che oggettivamente non hanno mai creduto davvero in lui, abbandonandolo quasi subito per avviare una sorta di collaborazione col coltello tra i denti col segretario e con gli esponenti della maggioranza.

Idee diverse ma complementare su come dovrebbe strutturarsi il partito

Lo ha fatto a modo suo, con un incontro durato oltre sette ore (dalle 10,30 alle 18) nel quale si sono confrontate idee diverse ma complementari di cosa dovrebbe essere la sinistra e di come dovrebbe strutturarsi il PD in questa lunga e complessa transizione. Da Bersani a D’Alema, senza dimenticare Stefano Fassina,  una “incursione di Goffredo Bettini,il ministro Orlando nel pomeriggio e un nutrito gruppo di giovani dirigenti, locali e nazionali: la sinistra del PD ha scelto di ripartire da se stessa, dai propri errori, da un dialogo serrato ma costruttivo con il governo e con un Renzi impegnato contemporaneamente a Torino all’apertura della campagna elettorale del partito per le Regionali piemontesi (alle quali il PD punta su Sergio Chiamparino) e per le Europee del prossimo 25 maggio.

 

Il vero protagonista è stato il linguaggio

Tuttavia, al di là degli uomini e delle idee, il vero protagonista è stato il linguaggio: uno stile diverso, garbato, analitico e, al tempo stesso, incisivo, come quando Cuperlo nelle conclusioni ha richiamato un confronto tra i concetti dominanti negli anni del boom economico (speranza, progresso, sviluppo, futuro, sogno, immaginazione) e quelli che hanno scandito l’ultimo ventennio (declino, collasso, crollo, disperazione, crisi, incertezza), spalancando un orizzonte di pensiero che nella sinistra non appariva così nitido dai tempi di Berlinguer: figura non a caso citata da Cuperlo anche durante il confronto che andò in onda su Sky a pochi giorni dalle primarie.

Rimanendo sul tema del linguaggio, non è stato meno efficace l’ex segretario Bersani, accolto da applausi scroscianti dalla platea e molto netto nel definire la missione di una sinistra moderna nell’ambito di una democrazia funzionante, scevra da derive plebiscitarie e populiste e in evidente contrasto con lo stile leaderistico proprio dell’attuale segretario del Pd

D’Alema, un percorso per tornare ad essere maggioranza

Come sempre battagliero Massimo D’Alema, candidato in pectore ad un incarico da commissario europeo ma desideroso di dire comunque la sua nel dibattito politico interno. L’ex presidente del Consiglio ha indicato il percorso per tornare a breve ad essere maggioranza, stando però ben attento ad evitare toni di rottura ed eccessivi distinguo da una dirigenza, a suo dire, impegnata in una missione che, se dovesse fallire, rischierebbe di condurre nel baratro sia il partito che il Paese.

Molto interessante, infine, anche l’intervento di Stefano Fassina, attento alle tematiche del lavoro e dell’economia ed impegnato a contrastare la deriva neo-liberista che rischia di trasformare e snaturare per sempre l’anima del partito. Nelle sue riflessioni c’è, forse, quell’autocritica che qualcuno in sala ha giustamente invocato: un’autocritica per gli errori commessi ma, soprattutto, per le omissioni e i cedimenti all’abbaglio della Terza via, la teoria socio-politico-economica che ha condotto il mondo intero a destra e l’Italia nel disastro berlusconiano che ha caratterizzato l’ultimo decennio e che tuttora condiziona il nostro scenario politico.

Un mosaico più che una corrente, un’area culturale non ancora strutturata ma fortemente desiderosa di decollare, un luogo – ha spiegato Cuperlo nel finale – in cui l’azione è collegata al pensiero e  anziché i posti si cercano il confronto, il dibattito, la pluralità delle idee. 

Riuscirà la sinistra del PD nel suo ambizioso intento? Riuscirà Cuperlo a “violentare” la propria indole e ad assumere la guida di quest’area, consentendo a una nuova classe dirigente di formarsi e prepararsi a prendere un domani le redini del partito? Oggi è stato posto il primo mattone, il futuro, specie di questi tempi, è incognito.

 

 

Condividi sui social

Articoli correlati