Pepe Mujica, esce la biografia del capo di stato più povero del mondo

Intervista a Nadia Angelucci e Gianni Tarquini autori del libro il ‘Presidente impossibile, da guerrigliero a capo di stato’

ROMA –  Pepe Mujica, il capo di stato dell’Uruguay è sotto i riflettori mediatici. In questi giorni, infatti, è uscito il primo libro italiano che racconta la sua biografia. La storia di un uomo considerato più unico che raro per le sue scelte politiche, per le sue molteplici esperienze, ma anche soprattutto per lo stile di vita che lo contraddistingue e che probabilmente andrebbe osservato con più attenzione, specie in quei paesi occidentali attraversati da una crisi economica e identitaria. Abbiamo incontrato gli autori di questo interessante libro, Gianni Tarquini e Nadia Angelucci, profondi conoscitori dell’America Latina, dove hanno vissuto per anni. Il libro, la cui prefazione è stata realizzata da Erri De Luca,  sarà presentato il prossimo 3 luglio alle 18 presso la Libreria Arion di Palazzo delle Esposizioni.

Questa è la prima biografia italiana di José Alberto “Pepe” Mujica Cordano, il capo di uno dei Paesi più poveri al Mondo. Cosa vi ha spinto a descrivere la sua figura di combattente, politico e uomo?

Abbiamo vissuto in Uruguay e conosciuto Mujica già nel 2003. E’ un personaggio interessante non solo per il suo passato di guerrigliero e i lunghi anni in prigione durante la dittatura, ma anche per la strada che ha preso la sua passione politica alla fine del regime militare e la natura del suo impegno politico. E’ un uomo che, insieme alla sua compagna Lucia Topolansky (senatrice), ha dedicato la sua vita alla militanza e ha scelto di vivere questa passione con un impegno innanzitutto nel suo territorio di appartenenza. Uscito dal carcere è tornato a vivere in campagna e ha ripreso il suo mestiere di contadino – fioraio; è sempre vissuto dei frutti del suo lavoro, in maniera umile e popolare. Il suo carisma, e certamente il suo stile di vita, l’hanno poi portato a diventare una figura centrale nella sua formazione politica e nel paese fino alla Presidenza. 

Considerando il suo modus vivendi attraverso l’esperienza di praticare una politica che parla a tutti, qual è l’insegnamento che possiamo trarre dall’uomo Mujica?

Ripercorrendo la sua vita possiamo dire che Mujica è stato molti uomini. E’ passato attraverso le esperienze più disparate e difficili e ogni volta ha avuto il coraggio e la forza di reinventarsi. Questo è stato possibile perché aveva un obiettivo. La migliore descrizione di Mujica la fa proprio lui: “E’ un vecchio che ha sulle spalle parecchi anni di carcere, e qualche proiettile in corpo. Un tipo che ha sbagliato molto, come altri della sua generazione, testardo, ostinato, e che cerca di essere il più coerente possibile con quello che pensa, tutti i giorni dell’anno, tutti gli anni della vita. (…) La storia è una costruzione tremendamente collettiva. E in questo stiamo camminando, ognuno contribuisce con il suo granello di polvere. Chi non coltiva la memoria, non sfida il potere. È questo lo strumento per costruire il futuro che, in ogni caso è nostro, perché non ci hanno potuto sconfiggere”. Tutto questo lo ha fatto cercando di parlare a tutti e quindi anche ai più poveri, a coloro che non hanno nulla da poter offrire nel gioco politico; e lui stesso dice che ha capito che per risolvere i problemi bisogna comunicare, trovare un’intesa, una forma di interlocuzione con gente spesso diversa da te, e questo lo ha appreso in carcere.

Secondo voi quale valore incarna Mujica,  rispetto  alla classe politica italiana?

Indubbiamente affascina il suo stile di vita. Il fatto che rinunci a gran parte del suo stipendio per essere, come dice lui, il più vicino possibile allo stile di vita dei suoi cittadini. Percepiamo come singolare, se non impossibile, che giri per il suo paese come un cittadino qualunque, che mangi nei bar periferici e guidi la sua macchina, che accompagni sua moglie al mercato e che viva in una casa modesta. Sono tratti molto lontani dallo stile dei politici che siamo abituati a conoscere. Bisogna anche dire che, pur essendo lui un personaggio ‘speciale’, in Uruguay c’è una tradizione di vicinanza tra la classe politica e i cittadini e non è raro incontrare parlamentari che vanno a fare la spesa o prendono l’autobus . Ma tutto questo lo accompagna a una serie di valori forti, spesso radicali, e di critica verso il modello economico globalizzato incapace di essere solidale con i più poveri e di costruire relazioni e modelli collettivi o comunitari e orientato solo al consumismo più sfrenato

Oggi come convivono i cittadini uruguaiani con questo presidente e al di là della sua storia personale qualcosa sta realmente cambiando nel Paese sudamericano?

Nel 2004 l’Uruguay, dopo 174 anni di alternanza tra i due partiti tradizionali – blancos e colorados – ha visto trionfare alle elezioni il Frente Amplio, una formazione di centro sinistra che include anche gli ex guerriglieri tupamaros. Mujica è diventato presidente nel 2009 nella scia della buona prestazione che aveva avuto il primo governo del Frente Amplio guidato da Tabarè Vasquez. Lui ha cercato di proseguire quanto messo in campo dal suo predecessore e il suo stile di vita e la sua capacità comunicativa sono stati indubbiamente un valore aggiunto per attirare simpatie e consensi. Tuttavia ci sono anche molte criticità e l’accusa che viene rivolta al ‘presidente più povero del mondo’ è quella di non essere riuscito ad incidere minimamente sulle strutture economiche chiave e di sfruttamento che attraversano l’economia uruguayana; Mujica critica il consumismo e il capitalismo ma poi nel suo paese, da questo punto di vista non è cambiato molto. Ciò che è cambiato è stata un’inversione di tendenza verso i più poveri, con piani di lotta alla povertà, sanità pubblica, educazione, nel tentativo di redistribuire le ricchezze del paese; un impulso più deciso è stato dato al tema dei diritti civili, in quella che alcuni chiamano agenda postmoderna. La legalizzazione della cannabis, la regolamentazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, il matrimonio ugualitario sono temi che hanno sollevato i movimenti e che il suo governo ha accolto e portato avanti con un processo che è stato teso ad includere e convincere la cittadinanza. Questo è stato importante. Indubbiamente, da questo punto di vista, il suo governo ha rappresentato una cesura.

Proprio nei giorni scorsi si è disputata la partita Italia Uruguay. Una vittoria inaspettata che alla luce dei fatti si traduce come una sorta di rivalsa nei confronti dei paesi ricchi e opulenti. Mujica pochi giorni fa ha detto “In Uruguay il calcio è un miracolo”…

Mujica dice molte cose e conosce molto bene i suoi cittadini che adorano il calcio. E’ stato, in una delle sue tante vite, anche uno sportivo, un ciclista professionista. E’ tifoso della squadra del quartiere operaio, il Cerro. dobbiamo però stare attenti perché la vittoria dell’Uruguay sull’Italia   non è stata la vittoria di Davide su Golia. Il calcio uruguayano è attraversato, esattamente come accade in Europa e nei paesi più ricchi, da grandissimi interessi, da grandi capitali e da corruzione. Lo stesso Mujica ha tentato di opporsi qualche settimana fa allo strapotere di certi personaggi ma alla fine ha dovuto cedere. I due calciatori più conosciuti della Celeste, Cavani e Suarez, guadagnano più della grande maggioranza dei calciatori italiani. Bisogna poi ricordare che storicamente l’Uruguay è una nazione che nel calcio ha vinto molto: 2 mondiali – uno di essi, nel 1950, nell’unico precedente giocato in Brasile, con il famoso Maracanazo che gettò nel panico l’intera nazione brasiliana già pronta a festeggiare; con i suoi club, come il Nacional e il Peñarol (che prende il nome dal quartiere operaio popolato da migranti provenienti in gran parte da Pinerolo) ha vinto coppe Libertadores (la corrispondente della Champions Legue) e coppe Intercontinentali. E’ impressionante il numero di calciatori professionisti rispetto agli abitanti che, in tutto, superano di poco i 3 milioni (per fare un paragone in Brasile sono più di 200 milioni!) e di vivai che preparano bambini con il sogno di varcare l’oceano per tornare nel continente dei loro nonni. Il sapore di rivalsa comunque rimane, soprattutto nelle classi popolari, che hanno visto un paese così piccolo e indubbiamente più povero imporsi su una nazione europea e che ha una storia calcistica importante.

Per acquistare il libro on line Sito Casa editrice 

 

 

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