Alitalia Etihad. Spogliata dei lavoratori è più ‘sexy’. Ai dipendenti 10mila euro per alzare i tacchi

 

ROMA – Accordo siglato, ora si passa ai fatti. La mobilità, da quanto si apprende, prevede in una prima fase l’uscita volontaria, con un incentivo di 10mila euro lordi ai lavoratori che intendono lasciare l’azienda e che matureranno i requisiti pensionistici nell’arco del periodo di mobilità

L’accordo sottoscritto da ministero, Assaereo e sindacati, trasforma, attraverso l’emanazione di un decreto, il FSTA, Fondo straordinario del trasporto aereo, finanziato da 3 euro a biglietto e da un contributo dello 0,50%, di cui 0,375% a carico del datore di lavoro e lo 0,125% a carico del lavoratore, in un fondo di solidarietà che permetterà di estendere di due anni la mobilità. Secondo i criteri fissati dalla legge in materia di licenziamenti collettivi, sono previsti 12 mesi di mobilità per i lavoratori fino a 40 anni, 24 mesi fino a 50 anni e 36 mesi oltre i 50 anni. Tutti i lavoratori riceveranno l’80% della retribuzione. Per farla breve l’accordo Alitalia Etihad è riuscito a bruciare altri posti di lavoro in controtendenza con l’ipotetico piano industriale che dovrebbe rilanciare l’ex compagnia di bandiera. Insomma, come ha ben scandito James Hogan, l’ad di Etihad, “Alitalia  sarà un’azienda più stabile e sexy”. Evidentemente quando ti spogli dei lavoratori, come di un vestito, diventi automaticamente ‘sexy’. Su questo l’accordo sembra non fare una grinza.

Intanto a Fiumicino l’ultimo baluardo di resistenza, ovvero quei dipendenti addetti ai bagagli a cui è stato imputato uno sciopero bianco, sono stati sostituiti velocemente da lavoratori immigrati, che come denuncia la Cub Trasporti, operano senza mezzi di protezione da oltre 5 giorni. “Si riconoscono – ci fa sapere Antonio Amoroso, delegato nazionale Cub – perché non indossano nemmeno le scarpe anti infortunio”.

Ora, però, c’è da vedere come nella pratica questa azienda potrà risollevarsi dal peso di una gestione che dal 2008 non ha affatto brillato. Di sicuro, fa sapere il numero uno della compagnia emiratina, si punterà sul lungo raggio, ovvero su nuove 10 rotte intercontinentali nell’arco di 5 anni. Come, non è ancora dato a sapere, anche perché si conoscono gli investimenti in termini di flotta, il 32% in più, 7 aerei in più degli attuali, ma non si sa la procedura d’acquisizione degli aeromobili.

Saranno acquistati dall’ex compagnia di bandiera? saranno presi in leasing? oppure, cosa più probabile, sarà la stessa Etihad ad approfittare della situazione vendendo in code sharing biglietti Alitalia su rotte operate da aerei e personale navigante emiratino? Neanche questo è dato a sapere, ma di fatto è un rischio verosimile, visto che a trarre vantaggi da questo accordo è soprattutto Etihad, forte di una flotta snella e giovane composta da 85 aeromobili  con oltre mille voli settimanali che toccano 96 paesi.

E proprio su questa supremazia nei cieli il ministro Maurizio Lupi continua ad elogiare il rilancio Alitalia, “affinché diventi la più grande compagnia di bandiera”.  Ma di quale Stato ancora non è dato a sapere, visto che esiste il rischio di far volare aerei con una livrea completamente diversa dal nostro tricolore. 

 

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