11 settembre 2001, l’apocalisse. Intervista a Claudia Desideri, io quel giorno c’ero

Tredici anni fa l’attacco all’America e alla città di New York. La disegnatrice creativa di gioielli ci racconta quel drammatico giorno

“Il primo impatto nel guardare la tv è stato piuttosto surreale, stavano trasmettendo le immagini dello schianto del primo aereo ma sembrava così piccolo rispetto alle torri che non avevo realizzato che si trattasse di un aereo di linea”

(Claudia Desideri)

 

L’orrore in diretta

New York, 11 settembre 2001. Quella mattina era iniziata normalmente come ogni giorno. La ‘Grande Mela’si sveglia presto con tutte le frenetiche attività di ogni metropoli statunitense. Quel giorno invece non sarà uguale agli altri. Quel giorno il mondo cambierà per sempre, nulla sarà più come prima. Accadde l’impensabile, l’inimmaginabile, l’incredibile. Alle ore 8.46 un Boeing 767 del volo American Airlines 11 si schianta sulla torre nord del World Trade Center in Downtown, New York. Nei primi drammatici momenti tutti pensano ad un incidente. Dopo meno di mezz’ora, un secondo velivolo, United Airlines 175, colpisce la torre meridionale. Intorno alle 9.30 è ormai evidente che gli Stati Uniti sono sotto attacco. Tutte le televisioni del mondo trasmettono in diretta l’orrore. I due enormi grattacieli di 110 piani, alti oltre 410 metri, sono avvolti nelle fiamme come in tanti film catastrofici hollywoodiani. Ma il dramma non è finito. Un terzo aereo, Airlines 77, si schianta sull’edificio del Pentagono,  simbolo della potenza militare degli Stati Uniti. Il quarto ed ultimo aereo dirottato da diciannove terroristi precipita nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania. Il suo obiettivo era la Casa Bianca.

Il Wtc2 crolla alle ore 9.59 mentre l’altro collassa alle 10.28 in un mare di fumo, detriti, calcinacci e frammenti di ogni tipo. La parte sud di Manhattan è coperta da un denso e acre fumo nero. L’apocalisse è scesa su New York.

Le vittime al World Trade Center sono 2.752, tra cui 343 vigili del fuoco e 60 agenti di polizia, 246 sui quattro aeroplani dirottati e 19 terroristi. A seguito dell’attacco al Pentagono le vittime furono 125.

Oggi, a distanza di 13 anni dall’immane tragedia, abbiamo sentito Claudia Desideri, artista romana, direttrice creativa

di desideridesign.com un brand di gioielli di alta qualità. Dal 1997 vive e lavora nella città statunitense. Quel giorno, l’11 settembre del 2001, Claudia Desideri era a New York.

Quella drammatica mattina dell’11 settembre 2001 cosa stavi facendo quando avvenne il primo impatto?

Stavo dormendo quando io e il mio ex compagno siamo stati svegliati da una telefonata che ci ha informati dell’accaduto. Il primo impatto nel guardare la televisione è stato piuttosto surreale: stavano trasmettendo le immagini dello schianto del primo aereo ma sembrava così piccolo rispetto alle torri che non avevo realizzato che si trattasse di un velivolo di linea e pertanto ero convinta che fosse stato un incidente, poi in diretta il secondo schianto…

Dopo quanto tempo hai saputo dello schianto del primo velivolo contro i due edifici del World Trace Center?

E’ stato impossibile non rimanere con lo sguardo inchiodato davanti alla tv; poi i telefoni intasati e la comunicazione con l’estero, nel mio caso l’Italia,  era inesistente. Il tutto si è svolto come un film anche se non mi trovavo poi così lontana dalle torri. Il vero impatto l’ho sentito il giorno dopo, quando le strade del mio quartiere (East Village, 12 Street e 2 Ave) erano bloccate e deserte; bisognava far vedere il documento d’identità per entrare e uscire dal proprio quartiere. C’era un grande silenzio e le uniche auto che circolavano erano le ambulanze che prelevavano campioni di sangue di donatori per poi portarle negli ospedali.

Quali sono stati i tuoi primi pensieri, le tue prime reazioni ad un simile terrificante evento?

Ricordo la diffidenza, la rabbia e il razzismo nei confronti delle Dali: si tratta di piccoli negozi che, come a Londra, vendono un po’ di tutto come caffè, latte, biscotti, birra panini, etc. Come a Londra sono gestiti da indiani, pakistani, arabi; pertanto ricordo in particolare un signore che disse di non comprare più in questi negozi. Improvvisamente c’era diffidenza e rabbia nei confronti di qualsiasi cittadino non statunitense con origini mediorientali. 

I giorni seguenti come hai vissuto la tua normalità in una città così tragicamente colpita e ferita?

Personalmente il vero impatto e la tristezza per l’accaduto l’ho cominciato a sentire più in là, quando la confusione mediatica e visiva ha lasciato il posto poi alla riflessione e all’elaborazione dell’accaduto. 

Ci puoi parlare brevemente dell’attività che svolgi a New York?

Sono direttrice creativa di Desideri design. Il brand è stato creato circa 8 anni fa  dalla sottoscritta, disegno e produco gioielli di moda per boutiques negli Stati Uniti e all’estero. Vivo a New York dal 1997.

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