La resa del marchio Made in Italy. Sempre più filo-americani e meno protezionisti dei “tesori” italiani

ROMA – E’ di pochi giorni fa la notizia delle dimissioni di Luca Cordero di Montezemolo come presidente della Ferrari a seguito dell’ennesima bacchettata dell’A.D. FCA Marchionne.

La Ferrari, brand che ha conquistato il mondo grazie al fascino del Cavallino rampante e che rappresenta l’avanguardia e l’efficienza italiana nell’automotive, si arrende alla crisi economica ed al regime spietato dei risultati. Il passaggio di testimone da Montezemolo a Marchionne potrebbe prospettare anche per la Ferrari un futuro sulle orme della FIAT, con il conseguente spostamento degli assets dall’Italia in Stati dal più appetibile regime fiscale.

Può il trend negativo legato ai risultati ottenuti dalla Ferrari in F1 nelle ultime stagioni mettere in discussione la solidità di un team ed il lavoro di un Presidente che da 23 anni ha guidato con successo l’azienda? A livello strategico, Luca Cordero di Montezemolo ha sempre puntato a raggiungere una maggiore esclusività del brand, acne a costo di una riduzione della produzione. Sosteneva infatti che “ (…) la Ferrari deve rimanere un sogno” intendendo che non andava “globalizzata”.

Viene difficile pensare quindi che un possibile calo d’immagine della Ferrari sia stato il motore scatenante del cambio al vertice. Cosa bolle in pentola? Sergio Marchionne ha ribadito che “(…) la Ferrari resterà italiana (…)” ma come poter dargli credito quando soltanto un anno fa aveva detto lo stesso per il gruppo FIAT, divenuto FCA a seguito della fusione con l’americana Chrysler e del trasferimento dei capitali all’estero.La storia dei fallimenti italiani nell’ultimo decennio ha visto aziende solide quali Standa, Parmalat, Bulgari, Alitalia e la stessa FIAT svendere il proprio potere sul mercato e cedere il passo a multinazionali americane o ai nuovi Paesi emergenti. Dov’è il vero profitto nella svendita del Made in Italy? Quali gli interessi reali dei vari Amministratori Delegati? Inutile dire che l’Italia ne esce indebolita ed il potere fiscale ed economico del Belpaese viene minato disastrosamente.

Ci si chiede allora a cosa porterà la dirigenza Marchionne su Ferrari e se anche il Cavallino cadrà nelle mani degli americani. Il dubbio è lecito! Quando avrà fine questo senso di dovere dell’Italia nei confronti degli “alleati” americani? La guerra è finita, non esistono vincitori e vinti eppure la nostra riconoscenza continua a farci abbassare la testa, regalando le nostre punte di diamante al migliore offerente.

Ci riscopriamo sempre più filo-americani e meno protezionisti dei “tesori” italiani, dimenticando che senza il viaggio del Genovese Colombo l’America sarebbe ancora una terra sconosciuta.

 

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