Mass-media. Quale informazione corretta sui Rom?

ROMA (nostro inviato) –  L’associazione che la maggior parte degli italiani fa quando si pronuncia il nome Rom è quella di un popolo dedito  alla microcriminalità, in particolare  borseggi e furti. Anche se è provato che molti dei minori Rom, cresciuti in contesti salutari, hanno avuto diversa sorte e oggi sono operai, impiegati, musicisti, professori universitari, registi. Solo un quinto dei Rom infatti vive nelle baracche, ma pochi lo sanno.

Prima di ogni Rom, prima di ogni italiano, esiste l’uomo: l’attribuzione di negatività innate ad un  popolo, qualsiasi popolo, è razzismo. Dalla consapevolezza della ghettizzazione ed emarginazione  delle generazioni  Rom, considerate “zingare” anche fuori dal campo, nasce il progetto “Conflitti, mass media e diritti: una campagna di sensibilizzazione sulla cultura e l’identità rom”. Cofinanziato dalla commissione europea, esso ha l’obiettivo di migliorare la disponibilità all’accoglienza e alla loro integrazione in Europa. “ROMAIDENTITY – Il mio nome è Rom” è il titolo della campagna.

I Rom erano e sono vittima di sistematiche violazioni dei fondamentali diritti dell’uomo. In un documento del Comitato Onu per l’eliminazione dell’apartheid, datato marzo 2012 e rivolto all’Italia, l’organismo internazionale si diceva preoccupato della crescente discriminazione razziale nei media, in particolare nei social network. La stampa  e il web, non a caso chiamati quarto e quinto potere, possono influenzare l’opinione pubblica, creando vere e proprie correnti di pensiero. Si è pensato dunque di organizzare per i giornalisti corsi di formazione sulla realtà dei Rom. Con l’aiuto di antropologi ed esperti – Rom e non  – sono stati forniti nuovi strumenti d’analisi, dando agli addetti ai lavori le necessarie conoscenze per una scrittura mediaticamente corretta. I corsi, organizzati con l’ordine dei giornalisti del Lazio e accreditati dall’Ordine Nazionale, rientrano nel pacchetto della formazione continua obbligatoria. Tiziana Barrucci, responsabile dei progetti di formazione dell’associazione stampa romana, afferma: “L’ASR ha organizzato anche seminari per le nuove generazioni di Rom. I giovani hanno migliorato la loro capacità di raccontarsi e di essere credibili e autorevoli nei diversi contesti comunicativi. Il lavoro è stato a volte complesso a causa delle situazioni disagiate in cui alcuni di loro vivono. Oggi però i risultati si vedono:i partecipanti hanno aperto blog, scrivono articoli, rilasciano interviste e lavorano in altre sezioni del progetto”

 Il 2 e il 3 ottobre l’aula Valori dell’università LUMSA di Roma si è riempita di giornalisti, oltre duecento: “un successo” secondo il musicista Alexian Santino Spinelli, docente di lingua e cultura romanì presso l’università degli studi di Chiet. Alexian Santino Spinelli e un Rom abruzzese prurosangue. Dopo un excursus interessantissimo sul mondo, la lingua e la cultura romanì, arricchito di critiche sull’emarginazione voluta dei Rom, sulla speculazione economica di associazioni di volontariato laiche e religiose, Alexian Santino Spinelli ha concluso: “La lingua, la cultura e l’arte delle comunità romanès rappresentano un patrimonio per l’intera umanità, ma l’opinione pubblica non sa neanche che questo patrimonio esiste e che gli appartiene”

Antonio Ardolino, docente su tematiche di razzismo e nuove cittadinanze , ha sostenuto che è un pregiudizio la leggenda secondo cui i Rom sono nomadi. Pregiudizio che ha portato un immenso spreco di danaro pubblico, quello “dell’investimento economico e istituzionale sui campi nomadi. Le baracche non sono caratteristica della popolazione Rom ma dei poveri di tutto il mondo”, ha concluso.

Interessanti anche gli interventi dell’antropologo Uderico Daniele, i chiarimenti sulla CARTA DI ROMA della docente di Scienze Politiche Donatella Pacelli, la relazione di Monica Lanzillotto responsabile ANCI, sullo sforzo dei comuni e loro difficoltà.

Una full immersion in un ambito che non tutti i presenti avevano chiaro, che non tutti vedono ancora nella giusta angolazione. La domanda istintiva di un giornalista all’antropologo Ulderico Daniele: “Che relazione c’è tra Rom e furto?” (provate a sostituire Rom con Italiano), ha tradito quanto, nell’inconscio umano, i pregiudizi siano duri a morire. Prova lampante, se mai ce ne fosse stato bisogno, che questi corsi di formazione giornalistica  sono quanto mai necessari.

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