Roma e i malaffari capitolini. Una bufera si abbatte sulla capitale

ROMA – Si chiami camorra, si chiami mafia, la malavita è come la malerba: cresce infiltrandosi ovunque le venga lasciato terreno fertile, ovunque vi sia connivenza. E regna sovrana dove c’è collusione e corruzione. Ove non dovessero arrivare le mazzette, provvedono le minacce.

Ma le mazzette a Roma arrivano e son tante. La maxi-inchiesta capitolina diretta dai tre pubblici ministeri Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini  con il coordinamento del procuratore capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone ha infatti demolito il solido edificio, basato su un giro di tangenti di migliaia di euro, di un’organizzazione che racchiude almeno dieci anni di malavita. Sequestri per 200 milioni di euro, 37 gli arresti, 100 gli indagati, il colore politico non conta, alcuni tra i nomi sono: Luca Gramazio, consigliere regionale Pdl indagato per associazione di tipo mafioso, corruzione aggravata e finanziamento illecito; Riccardo Mancini da sempre legato all’estrema destra romana e in particolare a quella dell’Eur; Eugenio Patanè, consigliere regionale del Pd indagato per illecito finanziamento. Un terremoto che ha travolto tutta la politica di Roma ma come sempre si eleva la voce dei populisti:” Quando il M5S parla di cosche, parla di collusione, parla di mafia a tutti i livelli e in tutti i partiti viene deriso” dal suo blog Beppe Grillo non perde occasione per puntare il dito contro la politica, a ragione in questo caso, ma con un qualunquismo che mal si adatta alla questione: che molti affari della capitale fossero gestite dalle cosche ammanigliate con la politica non è sicuramente una novità, quel che cambia e che i protagonisti ora hanno un volto.

A capo della cupola, quasi a ripercorrere i passi del suo alter ego, il Nero di Romanzo criminale, Massimo Carminati ex Nar legato alla Banda della Magliana. 

Si fiuta l’affare più grosso e si individua l’anello debole della catena che lega i colletti bianchi della politica, dell’imprenditoria e delle amministrazioni “il mondo dei vivi”, come lo chiama Carminati nell’intercettazione telefonica più significativa di tutta l’indagine, e “il mondo dei morti” dei rapinatori, dei trafficanti: la mano armata della città; ci si insinua così in una “terra di mezzo”, inventadosi un ruolo che diventa chiave in questi loschi giri: quello della cerniera, che fornisce contatti e agganci. I nuovi giri che fruttano “più soldi della droga” e creano meno clamore sono quelli degli appalti per la gestione dei rifiuti, per la costruzione dei centri di accoglienza per gli stranieri e dei campi nomadi, target adattati al mutare delle esigenze e degli scenari. Dal contrabbando del primo novecento alla corruzione per l’assegnazione di appalti: la malavita si evolve.

Appalti per milioni di euro a società collegate a Carminati in cambio di tangenti: è il “patto corruttivo-collusivo”. Centinaia di migliaia di euro e versamenti di denaro a enti e fondazioni legate alla politica romana: tra queste anche quella creata da Alemanno, ora indagato per corruzione aggravata ed associazione a stampo mafioso. Legati all’ex sindaco son, Franco Panzironi, ex amministratore delegato AMA il cui ruolo sarebbe stato quello di ponte con l’Ama e con tutti gli appalti assegnati dall’azienda romana dei rifiuti e Antonio Lucarelli, capo segreteria di Alemanno durante il suo mandato di sindaco, accusato di associazione di tipo mafioso. Su Roma si allunga l’ombra della cupola mafiosa e lo spettro del commissariamento si fa sempre più reale: il prefetto Pecoraro parla infatti dell’eventualità di sciogliere il Comune, ma la decisione spetta al ministro Alfano che allontana l’ipotesi “Roma non è una città marcia, è una città sana. Se c’è qualcuno che ha rubato va punito quel qualcuno, senza criminalizzare un’intera comunità “ ribadisce, riservandosi di valutare le 1200 pagine dell’ordinanza. D’altro canto l’inchiesta è destinata ad allargarsi ed è per questo che Marino, negando qualsiasi contatto con le cosche ha chiesto all’Autorità Anticorruzione guidata da Cantone di istituire al proprio interno un pool di esperti per analizzare possibili appalti sospetti legati all’inchiesta Mafia Capitale. 

È stato appena sollevato il velo dietro al quale si celavano gli affari capitolini, ma già si intravedono i profili di una bufera che si abbatterà su Roma. 

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