Suicidio Italia sbarca a Palazzo. Obiettivo, abolire Equitalia

Foto di Jacopo Rufo

Foto di Jacopo Rufo

ROMA – Il documentario Suicidio Italia, prodotto da Alessandro Tartaglia Polcini per la regia di Filippo Soldi, sbarca alla Camera dei deputati, o meglio attraversa il muro di quelle istituzioni spesso silenti.

Ce n’è voluto di tempo. Troppo probabilmente,  per diffondere questo film del 2013, dai risvolti tanto reali quanto drammatici anche nei palazzo del potere. Vincitore del Globo d’Oro, la massima riconoscenza della stampa estera, trasmesso in Francia e in Grecia, qui in Italia ha trovato le porte chiuse, sia sul fronte istituzionale che mediatico. Perchè? Facile a dirsi, quando un documentario irrita i poteri forti, entra nelle recondite profondità delle ingiustizie italiane svelandone le cause, apre le coscienze facendo salire la rabbia di chi ogni giorno vive sulla propria pelle le ingiustizie di un Paese in cui le istituzioni, costellate dalle contraddizioni, sono assenti. Addirittura fanno paura, come dice Tiziana Marrone, una delle protagoniste del film, vedova di Giuseppe Campaniello, che si tolse la vita dandosi fuoco davanti agli uffici della Commissione tributaria il 28 marzo del 2012.  

Insomma, di quei suicidi  causati dalla crisi economica meno se ne parla e meglio è. E’ un tabù.  Istiga gli animi irrequieti e quindi è meglio tacere le scomode verità. Perfino l’Istat dal 2011 non ne traccia più l’andamento. Ieri all’Aula del palazzo dei Gruppi, grazie al Movimento 5 Stelle e alla disponibilità del vice Presidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio, il docufilm, con le sue storie di estrema dignità, ha trovato una platea pronta ad ascoltare, pronta ad aprirsi ad un fenomeno così complesso e sconosciuto di cui si ha paura perfino a pronunciarne la parola. “Questo è un Paese che si sta suicidando”, dice Il regista Soldi nel suo intervento. Gli fa eco Tartaglia Polcini il quale afferma che “l’esercizio di inattività volto a delegare è un’abitudine da evitare, specie in un paese dove il welfare è sparito, mentre si abusa ancora del termine speranza”.

Insomma, l’obiettivo è reagire di fronte a fenomeni come questi, farsi carico realmente dei problemi senza ignorarne le cause.  “Dal primo gennaio 2015 ci sono stati ben 94 suicidi, mentre nel 2014 le vittime della crisi sono state 149”, puntualizza il deputato pentastellato Carlo Sibilia.  Debito insanabile, perdita del lavoro o disoccupazione, sono queste  le prime tre motivazioni che spingono le persone all’estremo gesto. Imprenditori, operai, liberi professionisti, il dramma attraversa ogni estrazione sociale, s’insinua e colpisce ovunque con freddo cinismo. Come è toccato a Silvio Buttiglione, il quale con coraggio ha raccontato la sua toccante e drammatica esperienza. Tra  lacrime e parole singhiozzanti ci ha confidato le sue emozioni più profonde, cosa possa significare perdere la dignità, la stessa che in una sera solitaria lo ha spinto ad ingerire una quantità imprecisata di farmaci e di tagliarsi le vene prima di uscire per strada con l’intenzione di gettarsi dentro un cassonnetto dell’immondizia. “Non ce l’ho fatta a buttarmi dentro, sono svenuto prima”, racconta Buttigilione, “prima di essere soccorso e salvato da due agenti della Polizia”, che lui chiama i “miei angeli”.

Buttiglione era un imprenditore che aveva 25 operai, ma un bel giorno la banca gli chiude il conto e il suo fido di 49 mila euro. Entra così per la banca in quel libro nero che si chiama “centrale rischi”. A breve quell’uomo si vede chiudere i conti e le speranze di risollevarsi, mentre gli interessi del debito aumentano nel vortice infernale di Equitalia dal quale non uscirà più. Ancora oggi ne è dentro fino al collo. Nonostante i pignoramenti della casa e di tutti i beni Equitalia avanza ancora da Buttiglione oltre 200mila euro. Soldi che lui non potrà mai pagare, visto lle difficoltà di ricollocarsi nel mondo del lavoro e la perdita di tutti i suoi averi . “Sono disposto a fare la galera – ha tuonato Buttiglione  – , non sono un delinquente ma se ho sbagliato è giusto che io paghi. Ma quando ho pagato voglio essere un uomo libero”.

Parole disperate che fanno capire cosa comporta entrare in questo girone dantesco senza vie d’uscita, dove l’unico a sopravvivere è l’assillo violento di Equitalia.

E’ sempre il deputato Sibilia ad annunciare che il M5S presenterà una proposta di legge per abolire Equitalia. Proposta in soli 4 articoli che approderà a breve in Parlamento per la seconda volta, visto che la prima nel luglio 2014 è stata di fatto spazzata via con un emendamento votato dalla maggioranza parlamentare. “Banca con la sua linea di credito, Equitalia con in suoi interessi al limite dell’usura. E’ questo il binomio responsabile”, afferma ancora Sibilia.

Ma accendere i riflettori su questo fenomeno non è così facile. “Questo film dovrebbe essere mandato in onda in prima serata tutti i giorni”, dice Gianluca Vacca deputato del M5S, servirebbe a far capire consapevolmente quali sono i sentimenti di esclusione e le cause di frattura del corpo sociale. 

E’ quanto sta facendo da tempo l’attrice Alessia De Bortoli, che attraverso il teatro denuncia la distanza siderale tra le istituzioni e i cittadini. Sonda la frustrazione umana,  i risvolti di un tema scomodo  e si avvale di numeri e percentuali reali che il link Campus University diffonde sui suicidi causati dalla crisi. Un lavoro che tenta di aprire un varco nelle coscienze umane nel tentativo di far breccia anche in coloro che possono cambiare questo stato di cose. Non manca l’intervento del giornalista Gianni Dragoni tra i protagonisti del docufilm che accende i riflettori sulle banche, sui cosiddetti poteri forti delle lobby, individuandone le configurazioni e i riflessi negativi per la collettività. Sono tante, troppe le responsabilità che orbitano in questo disegno catastrofico di una società in cui il denaro e il potere fanno da padroni, in cui la vita umana diventa carne da macello.

Dice bene Massimiliano Rizzuto, il lavoratre dell’azienda ospedaliera dermatologica Idi che nel film reclama il suo diritto al lavoro dal tetto della struttura sanitaria dov’è rimasto per giorni assieme ai suoi colleghi.  Perdita del lavoro, perdita del salario sono realtà di tutti i giorni con l’inevitabile frustrazione che chi le subisce e le porta dentro di sè, spesso per sempre. “La politica arriva quando ci sono i riflettori, altrimenti non arriva”.

E dopo questa grande omologazione che ha neutralizzato le coscienze c’è bisogno di rialzare la testa. Se non altro per rivendicare l’unico bene inalienabile, la propria esistenza.

GALLERIA FOTOGRAFICA di JACOPO RUFO

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