La sinistra italiana non sa stare al passo con i tempi

ROMA – Da quando la sinistra alternativa in Italia è in difficoltà ha cominciato a identificarsi in modelli esterni. Dopo la disfatta del 2008 con la Sinistra Arcobaleno, a seconda delle stagioni, abbiamo assistito a diversi “innamoramenti”: Die Linke poi Front de Gauche, adesso è il momento di Syriza e Podemos.

La cosa che mi colpisce, in tutto ciò, è la rimozione delle abissali differenze che esistono tra le realtà che hanno prodotto queste esperienze e la nostra. In particolare, quando si dice facciamo come Syriza e Podemos, si paragona la nostra realtà con quella della Grecia e della Spagna, senza considerare che la nostra situazione è profondamente diversa.
In primo luogo la devastazione che la crisi economica ha prodotto in Grecia, ma anche in Spagna, non è nemmeno lontanamente paragonabile a quanto ha prodotto in Italia.
In secondo luogo, soprattutto in Grecia, ma anche in Spagna, le formazioni socialiste sono crollate (Pasok) o in fortissima crisi (Psoe). In Italia possiamo pensare quello che vogliamo di Renzi, ma il consenso elettorale del Pd è il più alto da quando è stato sciolto il Pci.
In terzo luogo in Italia, da diversi anni, esiste una formazione politica (che non esiste né in Spagna, né in Grecia), il M5S, che sarà pure in crisi, ma che ancora oggi raccoglie il 20 per cento del consenso elettorale.
Sono solo battute messe lì, ma penso che non ci sarà nessuna Syriza e nessun Podemos in Italia se non si aprirà una crisi di consenso nel PD e nel M5S.
Per esempio, nelle recenti elezioni regionali in Emilia Romagna ha votato solo il 37% degli aventi diritto. 700.000 elettori del Pd (su 3.400.000 aventi diritto al voto), non sono andati a votare. Una enormità, in una regione dove votare è sempre stato considerato un dovere, prima che un diritto.

700.000 elettori che non hanno votato nessuno. Eppure non mancavano le opzioni a sinistra del Pd: Sel dentro la coalizione, L’Altra Emilia Romagna fuori. Ma nemmeno uno di questi 700.000 elettori, delusi dal Pd, ha scelto una di queste due opzioni. Mi sembra una cosa rilevantissima che da sola dimostra quanto non siano attrattive le offerte politiche in campo oggi a sinistra del Pd. Eppure nessuno ne ha discusso o ne discute in modo approfondito.
Senza affrontare questi nodi potremo scrivere ogni giorno che faremo come Syriza e Podemos, ma non faremo un passo avanti in quella direzione.
La proposta di coalizione sociale avanzata dalla Fiom ha il pregio di cercare il bandolo della matassa a partire dai contenuti e di offrire una proposta di mobilitazione concreta per i prossimi mesi a partire dalla manifestazione del 28 marzo. Questo è positivo e tutti dobbiamo stare dentro questa proposta della FIOM.
Il problema, però, è che sul versante delle formazioni politiche che sono a sinistra del Pd manca la consapevolezza che una fase si è chiusa e che se non ci si mette tutti in discussione per costruire qualcosa di nuovo non solo non si farà nessuna Syriza e nessun Podemos, ma non si farà nemmeno Die Linke o Front de Gauche. Siamo terribilmente indietro e fermi e nasconderlo non solo non serve, ma è inutile e dannoso.

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