Scuola. Renzi dovrebbe stare dietro alla lavagna e pensare meno ai selfie

ROMA – Il Presidente del Consiglio gioca a fare il maestro con gessetti colorati e una lavagna, ma non ne ha la stoffa. 

Descrive il suo piano scuola immaginario, diverso dai contenuti del DDL in discussione in Parlamento.  Renzi evidentemente non conosce i contenuti del suo disegno di legge e forse fra troppi selfie, Twitter e Facebook ormai vive in un mondo virtuale. La realtà della scuola è diversa, è quella di personale malpagato e umiliato, di scuole che cadono a pezzi, di risorse che mancano, di dispersione scolastica in aumento, di precarietà dilagante, di ragazze e ragazzi in difficoltà perché manca una legge sul diritto allo studio.  Il disegno di legge sulla brutta scuola non solo non risolve queste questioni ma non rinnova i contratti, concede pochi spiccioli a pochi docenti, non cancella la precarietà, mette in discussione la libertà dell’insegnamento, ignora il personale ATA e rende sudditi i docenti, concede benefici economici ai diplomifici. Il suo modello di scuola è autoritario e ingiusto per chi nella scuola lavora, per i precari e per gli studenti. Evidentemente non conosce lo stato reale della scuola pubblica e ha nascosto le vere ragioni che hanno portato l’80% del personale a scioperare e a partecipare in massa alle manifestazioni.  Dovrebbe stare dietro la lavagna perché dice le bugie. Rispediamo al mittente le e-mail che sta inviando agli insegnanti, se ha bisogno di spiegare e giustificare vuol dire che è in difficoltà, aiutiamolo a comprendere con l’aiuto di chi la scuola la vive quotidianamente.


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