Azzolini, niente carcere. Grazie anche al Partito Democratico

Morale: la giustizia in Italia non esiste, la politica è complice del malaffare

ROMA – 189 voti contrari per dire no al carcere per Antonio Azzolini. Questa è l’inquietante notizia di oggi, La Procura di Trani aveva notificato un mandato di arresto per Antonio Azzollini, senatore del Nuovo Centrodestra e presidente della Commissione Bilancio, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e altri reati relativi alle case di cura Divina Provvidenza, una Onlus che si occupa della cura e dell’assistenza delle persone con problemi psichiatrici. Per questa vicenda sono stgate arrestate altre persone, comprese due suore. Ma il senatore Azzollini essendo protetto dall’immunità parlamentare ha dovuto attendere il voto di oggi al senato che di fatto nega il suo arresto come disposto dalla procura.

Già nel dicembre del 2014 Palazzo Madama aveva respinto con 160 voti contrari la richiesta dei magistrati di poter accedere alle intercettazioni telefoniche di Antonio Azzollini. Un no compatto arrivato da Pd, Forza Italia, Lega Nord e Nuovo Centrodestra. Azzollini è accusato dall’ottobre 2013 di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, reati ambientali,truffa e falso per una presunta maxifrode da 150 milioni di euro legata alla costruzione del nuovo porto di Molfetta, in provincia di Bari, comune di cui pochi anni fa è stato sindaco. Secondo i magistrati il parlamentare è promotore di un’associazione costituita per commettere delitti contro il patrimonio, la fede pubblica e la pubblica amministrazione.

E non è tutto. Dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia, nell’ottobre 2013 Azzollini disse di essere pronto a chiarire la sua posizione davanti agli inquirenti, ma, chiamato in procura per un interrogatorio, si avvalse della facoltà di non rispondere. Secondo l’accusa il senatore, nel 2005, quand’era primo cittadino, era a conoscenza che sui fondali del nuovo porto c’erano decine di migliaia di ordigni bellici inesplosi, ma nonostante ciò fece finta di nulla e due anni più tardi appaltò i lavori per la costruzione della diga foranea e del nuovo porto commerciale, opere finora mai realizzate.

Un’operazione che dal costo iniziale di 72 milioni arrivò a costarne 147 perché era necessaria una bonifica dell’area da proiettili, bombe e fusti contenenti cianuro, iprite, acido clorosolfonico, fosforo e fosgene. I fondi ottenuti sarebbero poi stati distratti dal Comune , che li avrebbe a sua volta utilizzati per dimostrare il rispetto del bilancio di stabilità degli enti locali ed evitare un ipotetico rischio di default. L’area interessata, del valore di 42 milioni, è stata sottoposta a sequestro il 7 ottobre 2013, insieme ai restanti 33 milioni stanziati per la realizzazione delle infrastruttura.

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