Alitalia. L’azienda chiede segnalazioni di amici e parenti, mentre centinaia di lavoratori attendono il ricollocamento

ROMA – E’ di ieri l’emissione da parte di Alitalia di un avviso tra i propri dipendenti in cui si richiede se abbiano “amici o parenti” (testuale) da segnalare per lavorare all’interno di team di assistenza aeroportuale ai passeggeri del Leonardo Da Vinci.  

Oltre un elenco di requisiti richiesti per l’accesso, non è specificato né trattamento o inquadramento, tanto da far sorgere il ragionevole timore che possa trattarsi di  una richiesta di ‘lavoro volontario’ come accaduto per Expo”. Lo scandalo di questa estemporanea ricerca di personale è aggravato dal fatto che essa avvenga mentre è in corso la vertenza di centinaia di lavoratori e lavoratrici licenziati dalla stessa Alitalia nel 2008 e nel 2014, i quali chiedono di essere ricollocati sul lavoro in aeroporto, previsto comunque in forte crescita.

Ulteriore scandalo è il silenzio assoluto delle Istituzioni, che hanno permesso la trasformazione  dell’aeroporto da luogo di eccellenza di professionalità, dai naviganti ai manutentori, passando per gli impiegati e il personale di scalo, in una specie di fast food che ha divorato migliaia di posti di lavoro nella mancanza del benché minimo indirizzo industriale. Questo è un vulnus nel cuore di uno dei settori più strategici e più vitali del Paese ed è uno schiaffo in faccia anche ai progetti di ricollocazione portati avanti dal Ministero del Lavoro e dalla Regione Lazio.

Oggi l’USB Lavoro Privato, insieme alla Cub Trasporti, alla Filt Cgil di Roma e Lazio e al comitato Corista, ha depositato una lettera a Enac e ad Aeroporti di Roma proprio per rilanciare il tema della ricollocazione del personale espulso e del coinvolgimento diretto delle Istituzioni per la costituzione del bacino da cui attingere, in un aeroporto che ha previsioni di incremento occupazionale e dove tutti gli operatori comunque beneficiano di investimenti infrastrutturali fatti dallo Stato.

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