Terrorismo. Come fermare i kamikaze

GENOVA – Quanti sono i potenziali kamikaze nell’Unione europea? Centinaia, forse migliaia. Qualche anno fa uno dei leader di un’organizzazione jihadista affermò nel corso di un’intervista che le richieste di persone disposte a compiere azioni “kamikaze” – in arabo “amaliyyāt al-istishādiyya“, azioni di testimonianza –  sono innumerevoli.

E non ci sono più regole, perché il “martirio” promosso dal fondamentalismo violento non è connotato da obiettivi militari, ma può colpire chiunque: bambini, donne, anziani, persone innocenti in qualsiasi momento della loro quotidianità. In un centro commerciale, un locale pubblico, una stazione, un aeroporto, una strada. Le organizzazioni jihadiste addestrano i “martiri” fin da quando sono bambini, sottoponendoli a ogni possibile forma di plagio, per annientarne il libero arbitrio e qualsiasi scrupolo morale. Anche quando si inseriscono nella società occidentale, frequentando le scuole, intessendo relazioni, sposandosi e mettendo al mondo figli, accedendo a qualsiasi impiego, queste persone senza volontà rimengono strumenti nelle mani della jihad, pronte a immolarsi senza porsi domande, senza conoscere il fine del proprio sacrificio e del proprio crimine.

Credono solo che dopo la loro morte accederanno al Jannah, il paradiso dei credenti. Per rimuovere anche i minimi impulsi alla sopravvivenza, i burattinai che li dominano somministrano loro potenti psicofarmaci nell’imminenza del “martirio”. Droghe come il Captagon, un’anfetamina che rimuove stanchezza, fame, sete, ansia e inibizioni. Una delle principali sfide che si rendono necessarie per combattere il terrorismo è quella di impedire che esseri umani vengano controllati e privati del diritto di scegliere, di comprendere la differenza fra il bene e il male, di amare la propria vita e rispettare quella altrui. Negli anni 1920 lo psichiatra statunitense Robert Jay Lifton fissò in otto punti le tecniche di lavaggio del cervello che conducono all’assolutismo ideologico su cui si basa la disponibilità ad immolarsi:

– sorveglianza dell’ambiente e delle relazioni;

– creazione di un’aura mistica intorno all’organizzazione manipolatrice;

– creazione di ideologie di purezza intorno ai fini dell’organizzazione, opposti a una connotazione di impurità attribuita al mondo esterno;

– logica della confessione;

– professione di verità dogmatiche non soggette a discussione;

– instillazione di ideali sotto forma di motti e formule brevi;

– professione del valore della fede come superiore a quello dell’individuo e della sua vita;

– proibizione di riflettere sulla cultura, le ideologie e l’immaginario esterni alla fede.

Otto passi per trasformarsi da essere umano a bomba vivente, il cui percorso mortifero può essere fermato solo dai valori su cui si fonda la civiltà: libertà, diritti umani, cultura, compassione, pienezza della vita sociale e rispetto della vita.

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