Università vergogna. Vuoi fare il medico? Vai all’estero

ROMA – Ci stanno provando con tutte le forze le organizzazioni degli studenti come Link e Udu contro il numero chiuso e i test di ammissione che continuano a creare una vera e proprio discriminazione, tra l’altro anti costituzionale. Ma per ora nulla cambia e la situazione universitaria italiana ha il sapore di un’ennesima sconfitta in cui la politica ha fatto poco o niente. Insomma, ormai da qualche anno a questa parte l’istruzione va sempre più verso un modello privatistico dove il denaro è quello che conta, il resto è fuffa.

Le infrante promesse del governo Renzi ne sono una prova indicativa, nonostante il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini si fosse pronunciata favorevole a un modello stile francese, dove i test d’ingresso non esistono, perchè la scuola non deve negare la possibilità di seguire l’iter di studio prescelto, ammesso e concesso che poi si vedano i risultati.

La facoltà di Medicina è sicuramente la più discussa ultimamente con i  test d’ingresso e il numero chiuso che preclude la possibilità a tanti aspiranti di mettersi in gioco su quello in cui credono. Per questo sorge addirittura il dubbio che se 40 anni fa ci fossero stati i test forse qualche giovane dell’epoca non avrebbe mai potuto indossare il camice bianco e magari rappresentare nel tempo  una eccellenza italiana della sanità.  

Tuttavia sta di fatto che questa barriera, che esiste anche nelle facoltà che comprendono le professioni mediche, sta letteramente spiazzando e frustrando giovani studenti che sono privati di quella che potrebbe essere definita una sorta di vocazione. In Francia le cose vanno diversamente, visto che la scrematura in alcune facoltà come quella di Medicina, avviene in corso d’opera, ovvero nel primo anno universitario attraverso gli esami e il tirocinio praticato nelle corsie degli ospedali.

Non è un caso che l’Istat abbia stimato un aumento di abbandono degli studi e di fughe all’estero per conseguire l’agognata laurea. Perfino la Commissione Europea ha confermato questo deficit universitario, tanto da posizionare l’Italia al primo posto in Europa per quote di abbandono, pari al 45% nel 2015. 

Esistono diversi studi in tal proposito, alquanto approssimativi, ma che parlano di giovani che si trasferiscono all’estero dopo la laurea e anche durante i corsi universitari. Germania, Gran Bretagna e Svizzera sono le prime destinazioni per gli italiani, ma ultimamente anche alcuni Paesi dell’ex Unione Sovietica, come la Polonia e la Croazia, dove il ciclo di studi è garantito a tutti e senza nessun test d’ingresso. Insomma, in un modo o nell’altro ci stiamo giocando una bella fetta di giovani studenti che, chi per difficoltà economiche e chi per gli effetti discriminanti dei test d’ingresso varcherà i confini in cerca di nuovi lidi, si spera più democratici di quelli italiani.   Insomma a tutti dovrebbe essere data un’occasione. Invece il numero chiuso sta uccidendo i sogni dei giovani e con loro ogni possibilità di crescita per l’Italia.

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