Università, ecco come uccidere i sogni. La lettera di una 18enne

Riportiamo la lettera apparsa su facebook di una studentessa di 18 anni. Uno stato d’animo condiviso che siamo sicuri rispecchi tanti ragazzi che in questo momento di sentono perduti

La lettera

Ricordo il mio primo giorno di scuola, tutti quei piccoli studenti in banchi fin troppo grandi con i loro piedini che neanche toccavano il pavimento. Crescendo non vedevo la scuola come un obbligo anzi, mi piaceva, mi divertivo. Con le superiori questo interesse è iniziato a calare, professori che basavano i loro voti su qualsiasi criterio tranne che sulla tua reale preparazione. Favoritismi, sbalzi di umore e inadeguatezza. Nessuno stimolo di acquisizione di competenze. 

Professori che minimamente interessavano gli alunni ad incuriosirsi per un determinato argomento. L’ultimo anno delle superiori, precisamente con la maturità ho capito molte cose. Tralasciando la poca professionalità nel svolger una prova valutativa di un ciclo di cinque anni. A questa prova sono stata affiancata da una sola insegnante che fortunatamente ci ha risollevato la speranza nella scuola italiana, l’unica insegnante che ci ha seguito in questa “tanto attesa” maturità. Molti dei miei studi in molte materie sono stati svolti da autodidatta perché nessuno ci aveva mai spiegato nulla. E ora finita questa maturità mi trovo qui a scegliere il mio futuro. 

Ho sempre sognato di andare all’università, entrare in quell’ambiente che dall’esterno ha sempre affascinato (credo) un po’ tutti. Mi sono informata sulle varie facoltà, e dopo una lunga ricerca ho trovato un paio di cose che mi interessavano. Ma sono molto arrabbiata. Incazzata e delusa. A scuola, fin dalle medie i professori ci dicevano che i ragazzi di oggi e le nuove generazioni non avevano voglia di fare nulla, che il paese stava andando in rovina anche per colpa nostra. Che i ragazzi non hanno voglia di studiare, pensano solo a divertirsi fregandosene dello studio. A volte riuscivano a farti certi discorsi e a lavarti talmente tanto il cervello che quando avevi un compito importante o un interrogazione l’unica cosa che riuscivi a dire era “E che studio a fare! Tanto non sarò mai brava”, “la prof dice che tanto facciamo schifo”. 

Maturando queste frasi sono sempre state oggetto di numerose riflessioni, non solo mie ma di un intero corpo studentesco. Qualche giorno fa ho fatto un test di accesso all’università. Non ho mai visto così tanta gente. Tutti quegli studenti a compilare moduli e a rispondere a domande di un test che deciderà il loro futuro. E sai cosa? Voglio mandare un grandissimo “vaff…….” a coloro che dicono che gli studenti in Italia non hanno voglia di studiare. 

E sai perché? Perché i test di accesso, sono un criterio di valutazione ingiusto. Fisica, matematica, biologia, chimica. Tutte materie di cui il livello di preparazione dipende dalla scuola di provenienza. E se io avessi un sogno? Un sogno che ho fin da piccola? E non posso farlo perché sono limitata sia dai test di accesso che dai posti disponibili di un ateneo? Non pensavo fosse cosi discriminatoria l’università italiana. L’università dovrebbe dare l’opportunità a tutti di provare a fare quello per cui si sentono portati. Tanto, al primo anno molte persone si ritireranno perché magari non è quello che rispecchia i loro gusti, perché magari hanno cambiato idea, e mano mano gli studenti si dimezzano. Ma non dare la giusta opportunità a tutti mi sembra una grandissima cazzata. Provassero a dire che gli studenti italiani non hanno voglia di studiare. 

Conosco una ragazza che ha sempre sognato di entrare in medicina, e dai primi giorni delle superiori che mi raccontava di questo suo sogno, era cosi contenta, e invece ogni anno la vedevo sempre più demoralizzata. Ora ha fatto il test, ma non quello di medicina, neanche ha voluto provarci per non rimanerci così male, tanto sapeva che il suo grado di preparazione era molto scarso rispetto ad altri individui uscenti da licei più specifici per quel tipo di test. Ed è brutto. Brutto vedere molti studenti rinunciare o accontentarsi a fare altre cose. E la cosa più brutta sapete qual’è? Che molti stanno abbandonando l’idea di poter fare l’università. Non credo di essere tra queste persone ma non vi nego che l’idea molte volte mi passa per la testa. Non mi sento stimolata. Cosa dovrei fare? Andare all’estero? Andare a lavorare? Credo sia una sensazione che non solo io ho, ed è brutto sentirsi persi a 18anni, proprio quando bisognerebbe iniziare a dare forma alla propria vita.

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