La Grecia decide di cambiare: boom della sinistra radicale, pericolo destra neonazista

ROMA – I risultati che arrivano da Atene, quelli al momento disponibili tra exit-poll e prime proiezioni dei voti, raccontano una storia a sorpresa. I maggiori partiti crollano, le forze radicali fanno davvero boom. I vincitori delle ultime due elezioni, i conservatori di Nea Dimokratia e i socialisti del Pasok, dimezzano i propri consensi.

Il primo crolla dal 41,8% nelle politiche del 2007 ad un 17-20% che comunque dovrebbe garantirgli la maggioranza relativa.

Il Pasok polverizza più della metà dei suoi consensi, passando dal 43% nelle politiche del 2009 ad un 14-17%.
Il referendum sulle misure di austerity imposte dall’Europa sembra dunque avere avuto un esito negativo: i Greci puniscono le forze politiche che le appoggiano e chiedono una nuova via per uscire dalla crisi. Una via di solidarietà, di equità e di redistribuzione di reddito e oneri.

Chi esce premiato dalla consultazione è il partito di unità della sinistra radicale, Syriza, che riceve tra il 15,5 e il 18.5% delle preferenze e diventa il secondo partito del Paese. Syriza triplica quasi i suoi consensi rispetto al 5% dei voti raccolti nelle ultime elezioni.
Un risultato sensazionale che non lascia dubbi sulla voglia di giustizia sociale che ha pervaso la Grecia.
Ma i consensi dell’elettorato hanno premiato anche la destra dei Greci Indipendenti col 10-12%, il partito comunista KKE con un 7.5-9.5%, la destra xenofoba e neonazista di Chrysi Avgi (Alba Dorata) che raccoglie il 6-8%, la Sinistra democratica col 4.5-6.5%, l’estrema destra “storica” di LAOS attestata ad un 2.5-3.5%, i Verdi ecologisti col 2.5-3.5%, la destra di Drasi al 2-2.8% e la forza di centrodestra Alleanza democratica con il 2-2.5%.

Se la proposta alternativa di Syriza si colloca però in quadro di permanenza della Grecia nell’UE e nell’euro, preoccupa non poco il rigurgito di estrema destra filo-nazista di Chrysi Avgi, formazione politica che ha presentato un programma democraticamente imbarazzante.
Formare un governo, al momento, appare un vero e proprio rebus. Il Parlamento è infatti molto frammentato e le coalizioni sembrano quasi impossibili. Almeno stando ai programmi elettorali.
Ma la politica ci insegna che trovare un compromesso è sempre possibile, anche perché un lungo impasse politico rappresenterebbe per la Grecia un possibile punto di non ritorno.

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