Turchia, 30mila in piazza ad Istanbul. Sei suicidi in sette giorni tra gli agenti

ISTANBUL – Sei agenti della Polizia turca si sono suicidati durante l’ultima settimana di protesta a causa delle dure condizioni di lavoro. E’ quanto denuncia il sindacato della polizia turca Faruk Sezer, presidente del Emniyet-Sen.

Secondo quanto riporta il quotidiano turco Hürriyet alla radice di questa tragedia ci sarebbero le estreme condizioni in cui devono lavorare gli agenti. Spesso costretti persino a trasferirsi da altre città per cercare di arginare le folate di rabbia dei cittadini capitolini a Genzi Park, ma anche ad Ankara e a Smirne.

“Spesso i poliziotti dormono sopra i cartoni. Spesso sopra agli scudi” Oltre al danno, la beffa quindi la posizione di Sezer, che lancia l’allarme per i suoi assistiti, costretti ad impiegare forze straordinarie per arginare la collera delle piazze.

Collera che continua. Dopo due giorni di tregua apparente nella notte scorsa ci sono stati nuovi duri scontri tra manifestanti e polizia. L’occasione è stata una manifestazione pacifica a Kizilay, nel cuore di Ankara, un luogo tutt’altro che sconosciuto a queste manifestazione. Circa 10 mila si sono radunati per esprimere il loro dissenso contro Erdogan. Poi come al solito la rabbia è esplosa. La polizia ha caricato usando lacrimogeni e cannoni ad acqua. Su questa nuova esplosione di violenza si è espresso Rece Tayyip, Erdogaan che ha dichiarato “La nostra pazienza ha un limite”.

Ma le intimidazioni verbali del premier, non hanno di certo placato la rabbia turca. Circa 30 mila persone si sono radunate tra piazza Taskim e Gezi Park per proseguire la protesta. Queste almeno le stime fornite dalla Agenzia Efe. Tutti pronti a difendere quel parco, da origine divenuto il simbolo delle rivolte. Altre richieste dei rivoltosi sono che vengano liberati i detenuti delle rivolte dei giorni passati. Che venga proibito l’uso dei gas lacrimogeni e che i governatori di Istanbul Adana e Ankara si dimettano.

Quindi la richiesta di perdono di Hüseyin Avni Mutlu, governatore di Istanbul, che nei giorni scorsi aveva chiesto scusa per le maniere forti dei suoi agenti non hanno certo fatto leva nelle menti dei manifestanti.

Cosi come non lo hanno fatto, semmai hanno peggiorato le cose, quelle di Erdogan “Sono persone solo quelle a Gezi Park? O lo sono anche quelle che abbiamo incontrato all’aeroporto di Istanbul ed ora ad Ankara?”, ha chiesto invitando i manifestanti a sfidare il governo alle prossime elezioni legislative.”Invece di occupare Gezi Park o Kugulu Park (ad Ankara), ci sono sette mesi fino alle elezioni. Siate pazienti e presentatevi ai seggi elettorali”. Poi è tornato ad accusare i manifestanti di atti di vandalismo: “I diritti e le libertà non possono essere raggiunti con la violenza, ma nel rispetto della legge”.

Secondo gli esperti Erdogan rischia di spaccare il Paese in due. Diversi manifestanti hanno reagito agli ultimi discorsi di Erdogan affermando che «incita alla guerra civile». L’Akp, il partito del premier, ha convocato due manifestazioni che spera oceaniche sabato e domenica prossimi a Ankara e a Istanbul. Il rischio sono nuovi scontri tra due formazioni che si stanno ingigantendo di giorno in giorno. Tutte questioni che fanno si che la questione turca sia tutt’altro che sul viale del tramonto e della normalizzazione.

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