Guerra in Siria. Kerry: “Pronti ad intervenire soli”. Bonino: “Rischio guerra mondiale”

ROMA – Gli Usa cercano alleati ma sono pronti ad attaccare anche da soli. E’ quanto si evince dalle dichiarazioni del segretario della difesa americana e del segretario di Stato.

La meno ferma delle due voci che provengono dagli Stati Uniti è quella del segretario della Difesa americana Chuz Hagel: “Ogni nazione ha la responsabilità di prendere la propria decisione”. Gli Stati Uniti continueranno a consultare il governo inglese, sperando ancora in una “collaborazione internazionale”. Non sembra batter ciglio dinanzi alla caduta parlamentare di David Cameron. Il segretario della difesa americana, in riferimento alla sonora bocciatura dello storico alleato americano alla Camera dei Comuni ieri sera. “Il nostro approccio – ha continuato il segretario della difesa a stelle e strisce – è quello di trovare una coalizione internazionale per un azione congiunta”.

Più deciso John Kerry, che in tarda serata non ha mancato di mostrare i muscoli al mondo.

Secondo il segretario di Stato americano, gli Stati Uniti sono pronti ad attaccare la Siria anche da soli se necessario. La conferma arriva direttamente dal segretario di Stato, John Kerry, che ha ribadito “limitato, senza alcuna invasione” e “agiranno secondo i propri tempi e interessi”.

Secondo la Cnn l’opinione pubblica americana è scettica sull’intervento in Siria. Memore di quanto successe in Iraq, sotto l’amministrazione Bush si assistette alla marcia verso la guerra a Saddam Hussein sotto l’egida di fievoli dichiarazioni del possesso di armi di distruzione di massa sul territorio iracheno.

Questo passaggio storico, ribattezzato da qualcuno l’ “onere della prova” di Obama, è il punto focale che far pendere l’ago della bilancia verso l’interventismo o meno. Non è un caso che il presidente degli Stati Uniti sia in attesa di dichiarare le sue intenzioni sull’intervento siriano. Tutto avverrà dopo che i tecnici dell’Onu inviati in Siria avranno portato al tribunale dell’Aia quanto raccolto sul campo siriano. Se o meno, quindi, saranno state utilizzate le armi chimiche a base di gas nervino. Qualora fosse confermato quanto trapelato già nei giorni scorsi, ossia che lo scorso 21 agosto a Damasco sia stata varcata quella linea rossa di confine che avrebbe sancito l’intervento americano sul territorio siriano. Almeno un quesito resterebbe: ossia se queste armi siano state o meno utilizzate dal regime di Bashar Al Assad o meno. Francia e Usa hanno recentemente fatto capire che ci sarebbero molte prove che farebbero pendere il bilancino verso la colpevolezza del regime di Damasco. Ma Assad ha da sempre rigettato al mittente questa accusa, rilegando questi attacchi nel perimetro della responsabilità dei ribelli.

Nonostante la sonora bocciatura di Cameron ieri sera a Westminster, causata dall’emorragia di voti di almeno 30 parlamentari conservatori (285 a 272 l’esito) il premier Cameron si è detto in attesa di venire a conoscenza della decisione del presidente americano sul conflitto siriano. In molti in America, ritengono che il probabile intervento americano smuova un effetto domino capace di innescare l’intervento di tutti gli eserciti più potenti. Non è detto, comunque, che tra questi ci sia la Gran Bretagna. David Cameron ha infatti rassicurato il capo dell’opposizione Ed Miliband che non ci sarà attacco finché non ci sarà lo “yes” dal Parlamento. Un cambio di intenti che non dovrebbe provocare delle scuse agli storici alleati americani. “Capiranno” ha detto in tal senso il premier inglese riferendosi al presidente americano e al popolo a stelle e strisce.

Chi ha già deciso è la Francia. Hollande ha già fatto sapere che è intenzionato a non abbandonare i propositi interventisti, rimanendo attualmente in prima linea tra i “volenterosi”. A prescindere da quanto deciso dalla Gran Bretagna, la Francia potrebbe dare il via libera all’attacco ben prima del prossimo mercoledì. Giorno in cui è fissata la seduta straordinaria dell’assemblea nazionale francese sul conflitto siriano. “La Francia vuole un’azione ferma e proporzionale contro il regime di Damasco”.

Ma se il si al conflitto della Francia fa rumore, il “No” della Nato pure. “Non vedo un ruolo della Nato nell’ambito di una risposta internazionale al regime siriano” ha detto il segretario generale dell’Alleanza atlantica Anders Fogh Rasmussen ai media danesi.

Sul versante dell’Onu, invece, il segretario generale Ban Ki Moon incontrerà venerdì i rappresentanti dei cinque membri permanenti in seno al consiglio di sicurezza.

Il nuovo appuntamento del Consiglio di sicurezza dell’Onu sarà proprio l’occasione per far pressione su Russia e Cina, che si oppongono alla guerra siriana. Sicuramente i russi potranno gioire dello scivolone di Cameron. “La gente sta cominciando a capire quanto questo scenario sia pericoloso “ ha spiegato il capo della diplomazia del Cremlino Yuri Ushakov, riferendosi alla mancanza di mandato da parte del cosniglio di sicurezza dell’Onu. “L’assenza di un via libera del consiglio di sicurezza Onu comporterebbe “un grave colpo interno all’interno del Sistema Mondiale”.

Uno scenario, quello di Ushakov, condiviso dalla titolare della Farnesina Emma Bonino “Dal conflitto rischio di deflagrazione mondiale”. La Siria “ovviamente reagirà” ad eventuali attacchi mirati. Bonino ha messo in guardia sulle ripercussioni e sul rischio che l’operazione non si risolva in breve tempo: “Si comincia sempre così, con gli attacchi mirati, senza mandato dell’Onu, la Siria ovviamente reagirà…”. Poi parlando dell’eventualità di un intervento armato contro il regime di Bashar al Assad, Bonino ha messo in guardia sulle ripercussioni e sul rischio che l’operazione, che al contrario di quanto riferito da Kerry non si risolverebbe in breve tempo: “Si comincia sempre così, con gli attacchi mirati, senza mandato dell’Onu, la Siria ovviamente reagirà…”. “Il voto del Parlamento britannico serva a tutti come monito per ricordare quanta prudenza e attenzione si debba avere in questo momento”. “Contesto il fatto che se non (c’è) un attacco militare, il resto voglia dire non fare niente”. “Va chiarito: noi condividiamo l’indignazione per i massacri siriani, ivi compreso il terribile uso di prodotti chimici chiunque l’abbia fatto”, ha riaffermato Bonino, sottolineando ancora una volta che il nostro paese “non è in disparte”. “Noi siamo molto impegnati su tutta questa zona dall’Afghanistan, con 3mila militari, mille all’Unifil in Libano, in Sinai circa 6mila persone, non stiamo rinunciando alle nostre responsabilità, anzi le stiamo esercitando al limite delle nostre responsabilità”, ha ricordato la titolare della Farnesina.

Le razioni citate dalla Bonino non sono tardate ad arrivare. Per dar sostegno al suo alleato siriano, l’Iran invierà questo sabato a Damasco il commissario affari esteri e sicurezza nazionale del Parlamento Boroujerdi. Mentre da giorni Israele ha messo in stato di agitazione le forze armate.

Condividi sui social

Articoli correlati