Intervista a Ebba Witt-Brattstrom “Diritti delle donne, ora tocca all’Unione Europea”

L’attivista e ricercatrice nelle questioni di genere è intervenuta nel corso dell’iniziativa “La Svezia Il paese delle Donne” organizzato dall’ambasciatata svedese a Roma

ROMA – La visita dell’attivista e ricercatrice di genere Ebba Witt-Brattström il 4 marzo a Roma cade in un periodo in cui di ruolo delle donne si parla molto in Europa e nel Mediterraneo. L’autrice svedese è intervenuta nel corso di un evento dedicato all’identità dell’Europa (“Transeuropa Express”): al margine di un dibattito organizzato dall’Ambasciata Svedese di Roma all’Auditorium dell’Ara Pacis spiega come alla fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta ha partecipato alla creazione di Grupp8 (un coordinamento di donne che si battè per obiettivi come il limite di sei ore di lavoro e l’ampliamento degli asili nido) e successivamente alla fondazione del primo partito femminista svedese nel 2005 (“Feministiskt Initiativ”), da cui poi Witt-Brattström è uscita per disaccordi sul programma, sottolineando però tuttora la rilevanza della partecipazione politica dei movimenti.

Si pensa sempre alla Svezia come al regno delle pari opportunità: come si spiega allora la nascita ed il successo di movimenti femministi?
“Rispetto al passato, la società svedese ora è paritaria perchè ci sono le leggi: c’è parità ad esempio nell’amministrazione e senza bisogno di quote, ma non sempre la presenza femminile incide adeguatamente”.

Valorizzare appieno le donne è un compito delle varie società della UE o deve pensarci Bruxelles?
“Per il superamento delle barriere alla piena realizzazione delle persone Margot Wallström sta facendo un grande lavoro con il suo incarico a Bruxelles (come rappresentante speciale del segretariato per la tutela dei diritti delle donne nei conflitti, Ndr), ma la risposta concreta al problema può giungere soltanto dalla società di ogni paese.”

Lei insegna da tanto tempo letteratura nelle Università, in Svezia, in Germania. Le sembra che i giovani abbiano risolto questi problemi oppure hanno ereditato la difficoltà di superarli?
“La nuova generazione è molto influenzata dalla teoria Queer e considera perciò le questioni poste dai movimenti femminili come una parte limitata delle diseguaglianze di genere, che oggi includono anche i problemi di omosessuali, lesbiche e transgender, ma almeno a mio parere i movimenti femministi in Svezia hanno posto il problema della condizione femminile senza chiusure al resto della contemporaneità”.

La Svezia ha voluto intitolare questo dibattito “Il paese delle donne”, è uno stato che ha, più di altri, una storia al femminile?
“La Svezia si è costruita una identità particolarmente associata al femminile ed alle pari opportunità attraverso la sua storia legislativa nell’ultimo secolo e grazie alle disposizioni più recenti, che attraverso il riconoscimento dei diritti delle donne hanno favorito una crescita complessiva dei diritti sociali”.

Lei ha dedicato degli studi a Edith Södergran (scrittrice finnosvedese, Ndr), questi problemi erano già sentiti nella letteratura di un secolo fa?
“Tutte le scrittrici hanno sempre portato avanti una grande individualità, ma tante storie particolari hanno arricchito molto il dibattito del femminile, ampliatosi enormemente nel corso di secoli in cui si è intrecciato con le vicende sociali”.

Grupp8, il movimento delle donne in Svezia, quaranta anni fa aveva richieste concrete: lo sforzo per la parità di genere è una questione sociale?
“Il lavoro portato avanti dal gruppo è stato uno sforzo che ha portato a delle risposte legislative importanti nelle istituzioni, il problema adesso è farle rispettare, cioè ottenere che le conquiste istituzionali favoriscano la maturazione della società civile”.

Quale è la conquista più importante che la società nel suo insieme ottiene riducendo le barriere sessiste?
“I movimenti delle donne, attraverso i passi in avanti ottenuti, hanno comunicato con i fatti i miglioramenti per tutti: oggi in Svezia è riconosciuta la paternità, con la relativa esenzione dal lavoro e la possibilità per gli uomini di stare assieme ai figli nel primissimo periodo della loro crescita, un diritto molto apprezzato dai maschi”.

Witt-Brattström, docente presso l’Università Humboldt di Berlino, nel 1994 ha introdotto con successo il dibattito sul ruolo delle donne nella politica e nella amministrazione ma ancora più a lungo ha approfondito la letteratura delle donne, di cui ha scritto una storia in cinque volumi, il suo suggerimento all’Europa è: “per arrivare ad una vera parità in tutta la UE norme burocratiche e cultura devono andare di pari passo”.

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