Elezioni Turchia, Erdogan esulta e minaccia chi lo ha attaccato

ANKARA – Il premier turco, Erdogan, si è proclamato vincitore delle elezioni amministrative. “C’è chi cercherà di scappare domani” ha detto a migliaia di sostenitori davanti alla sede del Akp ad Ankara, “ma pagheranno per quello che hanno fatto”.

Erdogan sembra dunque essere sopravvissuto alle accuse di corruzione, nepotitismo e autoritarismo che lo avevano investito nelle ultime settimane. “Oggi il popolo ha smascherato i piani e le trappole immorali e ha dato all’opposizione uno schiaffo ottomano”, ha detto.  sembra quindi che lo scandalo tangenti che ha coinvolto membri del governo e la pubblicazione di conversazioni telefoniche compromettenti tra il primo ministro, i suoi figli e politici di primo piano dell’Akp, non hanno indebolito sul piano elettorale il primo ministro, che aveva fatto delle consultazioni un test sulla sua leadership. Ora Erdogan è pronto per rilanciare la sfida alle presidenziali in agenda ad agosto. 

A scrutinio quasi completato l’Akp ha raccolto il 45,1% dei consensi, ben oltre il 38,8% delle scorse elezioni amministrative e solo il 3% in meno rispetto alle politiche del 2011. Il principale movimento d’opposizione, il Partito repubblicano del popolo (Chp) si è fermato, invece, al 28,7%. 

Il partito del premier ha vinto di larga misura a Istanbul dove il sindaco uscente Kadir Topbas ha staccato lo sfidante Mustafa Sarigul di quasi 8 punti con il 47,8% dei voti.  A Smirne, terza città del paese e storica roccaforte dell’opposizione, il candidato del Chp si è affermato senza problemi, confermando le previsioni della vigilia e raccogliendo più del 50% dei consensi. Testa a testa, invece, nella capitale Ankara, dove è minimo lo scarto tra il candidato dell’Akp che quello del Chp che hanno entrambi dichiarato di avere vinto e bisognerà aspettare questo pomeriggio per i risultati definitivi. 

Secondo gli osservatori turchi il Chp non è riuscito a capitalizzare in termini di voti la crisi di popolarità del premier Erdogan, indebolito quest’estate dal più ampio movimento di protesta da quando ha vinto per la prima volta le elezioni nel 2002. Contro di lui, alla vigilia elettorale, sembrava pesare soprattutto la vicenda di corruzione senza precedenti, lo scandalo scoppiato a dicembre, che ha portato all’arresto di decine di uomini d’affari, politici di primo piano del suo partito e i figli di due ex-ministri poi liberati dopo l’intervento del governo. 

Buona la performance, invece, del pro-curdo Bdp che secondo gli analisti turchi è stato premiato per il ruolo di mediazione assunto nel negoziato, iniziato un anno fa, tra il leader degli autonomisti curdi Abdullah Ocalan e il governo. Trattative che mirano a porre fine al sanguinoso conflitto armato tra esercito e il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) che ha fatto dal 1984 più di 40 mila morti. Il Bdp ha vinto nelle principali città del sud-est del Paese, area a maggioranza curda, tra cui Diyarbakir dove Gultan Kisanak, una delle poche donne elette, è diventata la nuova sindaco della più importante metropoli curda.

 

Il premier ha usato a proprio vantaggio lo scontro con l’imam Fethullah Gulen a capo di una potente confraternita religiosa con molti membri nella polizia e la magistratura che avrebbero creato quello che lui stesso ha definito uno «stato parallelo». Erdogan nei comizi elettorali delle ultime settimane ha chiesto ai suoi elettori di sostenerlo per difendere la democrazia contro il «golpe giudiziario» ordito da Gulen per rovesciarlo, un appello accolto positivamente dagli elettori. 

«La nazione è stata in grado di riconoscere i traditori della patria» ha dichiarato Erdogan nella notte ad Ankara davanti a migliaia di sostenitori che festeggiavano per l’esito delle consultazioni davanti al quartier generale dell’Akp: «Oggi i nemici della Turchia sono rimasti delusi».

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