Egitto. Condannate a morte 638 persone del Movimento anti-Mubarak

IL CAIRO – Il ‘Movimento giovanile 6 aprile’, che nel 2011 guidò la rivolta contro il regime di Hosni Mubarak, è stato messo al bando e quindi considerato fuorilegge. 

La ragione della decisione del Tribunale affari urgenti del Cairo è che gli attivisti diffamano il Paese e sono collusi con forze straniere. I giudici hanno dunque vietato tutte le attività del movimento e hanno ordinato la confisca del loro quartier generale.

Sempre di oggi la notizia della condanna a morte di 682 militanti islamisti, l’accusa è quella di coinvolgimento nell’omicidio e nel tentato omicidio di alcuni poliziotti nella provincia di Minya lo scorso 14 agosto. Il verdetto verrà comunque confermato il 21 giugno. Condannato a morte anche il leader della Fratellanza islamica, Mohamed Badie, per aver «incitato alla violenza», dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi da parte dell’esercito, nel luglio scorso.

I documenti relativi al processo sono stati inviati al Gran Mufti, autorità religiosa suprema del Paese, che può confermare o meno la sentenza capitale, e sulla base della sua pronuncia il 21 giugno sarà emessa la sentenza finale, comunque sempre appellabile in Cassazione. Il mese scorso 529 persone erano state condannate alla  pena capitale, il tribunale ha poi commutato la pena in carcere a vita.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno espresso preoccupazione per le condanne di massa di oppositori al regime militare. «Sono le più vaste condanne a morte nella storia recente», ha sottolineato la direttrice esecutiva di Human Rights Watch per il Medio Oriente e il Nord Africa, Sarah Leah Whitson, «sembra che queste sentenze abbiano l’obiettivo di provocare terrore in coloro che si oppongono al governo ad interim».

Dura anche la condanna di Amnesty international, che ha definito il sistema giudiziario egiziano «né giusto, né indipendente, né imparziale». La sentenza di oggi «dimostra ancora una volta come la giustizia egiziana sia diventata arbitraria e polarizzata. La corte ha dato prova di totale disprezzo per i principi basilari del giusto processo, minando profondamente la propria credibilità» si legge nel comunicato.

Per Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettore per il Medio Oriente e il Nord Africa dell’organizzazione per i diritti umani, «il sistema giudiziario egiziano rischia di diventare solo un altro ingranaggio della macchina repressiva delle autorità, emettendo condanne a morte ed ergastoli su scala industriale».

Tuttavia stando a quanto riferito dalla maggioranza degli esperti, per violazioni sia di procedura che dei più elementari diritti della difesa, queste   nuove condanne a morte emesse oggi dovrebbero comunque essere annullate in appello o in cassazione.

Condividi sui social

Articoli correlati