Strage Turchia. L’azienda si giustifica, Erdogan calci a manifestante: fu legittima difesa

ROMA –  Una terribile strage è quella che è avvenuta a Soma. Il 13 maggio, nella provincia di Manisa della Turchia nord-occidentale, nella miniera di carbone sono rimasti intrappolati 787 minatori colpiti da un incendio. Il più grave disastro industriale della storia della Turchia moderna, ha indicato questa sera il ministro dell’energia Taner Yilmiz. I soccorritori, hanno tentato di salvare 400 lavoratori, intrappolati a duemila metri di profondità dopo un’esplosione che ha provocato un incendio e il crollo di una parte della struttura.

L’incidente alla miniera di carbone di proprietà di una società privata, situata a circa 120 chilometri a nord-est di Smirne, è avvenuto nel pomeriggio durante un cambio di turno. Secondo l’emittente Ntv, l’esplosione, sarebbe stata provocata da un cortocircuito.

Le gallerie sono state invase da fiamme e fumo. Centinaia sono rimasti bloccati a quattro chilometri di distanza dalle uscite con maschere di ossigeno ad autonomia limitata difatti, per questo motivo,  una delle paure più grandi consiste nel fatto che ci possa essere un alto numero di vittime, nonostante i soccorritori continuino a pompare aria fresca verso le gallerie in profondità. Secondo il fratello di uno dei minatori bloccati, le maschere antigas hanno un’autonomia fra 45 minuti e un’ora e mezza.

Alle 19, di quello stesso giorno, sono stati raggiunti alcuni degli uomini bloccati sotto terra. Ma ad essere stati estratti sono anche molti corpi ormai senza vita.  Ad oggi, l’ultimo bilancio, stima 284 morti mentre sono “al massimo” 18 i minatori ancora intrappolati, ha affermato il ministro dell’energia Taner Yildiz facendo capire che non ci sono speranze di salvarli e precisando che il bilancio finale potrebbe essere di 301 o 302 morti. Intanto, la società’ proprietaria della miniera ha negato di essere la responsabile del disastro. In un conferenza stampa il direttore della Soma Komur, Akin Celik, dice che “non abbiamo commesso negligenze” e ha aggiunto che ciò che ha causato l’incidente potrebbe essere l’esplosione di polvere di carbone, negando che la causa iniziale possa essere stato un cortocircuito in un trasformatore.

Ieri ci sono state manifestazioni di protesta a Soma dove i parenti delle vittime hanno duramente contestato il premier Recep Tayyip Erdogan; ad Ankara e Istanbul, scontri con la polizia. Mentre oggi la polizia turca è intervenuta con la forza a Smirne per disperdere circa 20mila manifestanti che denunciavano le responsabilità del governo di quanto accaduto. Diversi sindacati, hanno scioperato come protesta per la scarsa sicurezza garantita ai lavoratori. Ha suscitato scalpore una foto che gira in rete in cui un consigliere del premier turco Recep Tayyip Erdogan prende a calci un manifestante a terra a Soma. Oggi Yalcin Akdogan, il consigliere capo del premier turco, ha detto che il contestatore sarebbe stato colpito per legittima difesa,

L’episodio si sarebbe verificato ieri, dopo che decine di parenti dei minatori morti o ancora intrappolati in fondo alla miniera con poche speranze di uscirne vivi avevano contestato Erdogan, colpendo la sua auto e gridando “dimissioni”.

Diversi paesi, fra cui Israele, Usa, Grecia, Germania, Francia, Italia, Polonia, Iran e l’Ue, hanno offerto assistenza alla Turchia, ma le autorità turche hanno rifiutato le offerte di aiuto. All’origine dell’esplosione, tanti erano ancora i minatori intrappolati nelle gallerie della miniera ed ora, risultano praticamente impossibili le speranze che ci siano sopravvissuti. 

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