Giappone riprende la caccia alle balene. Scoppiano le proteste

SYDNEY  – Dure reazioni in Australia all’annuncio che il Giappone ha deciso di snobbare una decisione della Corte Internazionale di Giustizia e in questa estate australe riprenderà la caccia ‘scientificà al largo dell’Antartide, compresa un’area entro la zona economica esclusiva dell’Australia e proclamata ‘santuariò dei grandi cetacei.

I Verdi e il gruppo attivista Sea Shepherd hanno esortato il governo australiano a inviare una nave del servizio dogane per sorvegliare e raccogliere prove legali contro il Giappone, mentre il ministro dell’Ambiente Greg Hunt ha espresso forte opposizione alla decisione di Tokyo. E la ministra degli Esteri Julie Bishop dichiara di aver fatto «rimostranze al più alto livello per sollecitare il Giappone a non riprendere la caccia alle balene quest’anno e a rispettare i propri obblighi internazionali». La conferma del Giappone del suo piano di uccidere quasi 4000 balene in 12 anni è venuta da una lettera alla Commissione Baleniera Internazionale. Prima della sospensione nell’estate 2014/15, nell’estate precedente le baleniere giapponesi avevano ucciso 251 minke, o balene dal rostro. 

Secondo il senatore dei Verdi Nick McKim, la situazione richiede un’azione più decisa da parte di Canberra. «È passato il tempo delle parole, è tempo di azione ed è per questo che bisogna mandare lì una nave della dogana per sorvegliare e raccogliere evidenze contro il Giappone per future cause in tribunale», ha detto McKim, mentre l’opposizione laburista chiede al governo di sollevare la questione durante il vertice di Parigi sul clima. «Spetta ora al primo ministro Malcolm Turnbull di rimostrare al più alto livello presso la delegazione giapponese al vertice», ha detto il portavoce laburista per l’Ambiente Mark Butler. Secondo il comandante di Sea Shepherd, Peter Hammarstedt, «il recente annuncio del Giappone è un dito nell’occhio della Corte Internazionale di Giustizia e uno schiaffo in faccia al governo australiano». «Le autorità doganali australiane potrebbero anche sequestrare beni e mezzi appartenenti alla flotta baleniera perchè vi è un giudizio della Corte Federale d’Australia che ha multato la compagnia che le opera, per aver ucciso balene entro un santuario in acque australiane», ha aggiunto. Sea Shepherd tuttavia quest’estate non condurrà con la sua flotta l’annuale campagna per ostacolare le baleniere nei mari antartici, poichè due delle sue navi sono in bacino di carenaggio e una terza, la Steve Irwin, è impegnata a contrastare la pesca illegale del pregiato e minacciato toothfish o austromerluzzo nelle stesse acque. 

Questo mese la compagnia che opera le baleniere giapponesi nei mari antartici, la Kyodo Senpaku Kaisha, è stata condannata dalla Corte Federale d’Australia a multe per un milione di dollari australiani (650 mila euro) per aver violato un suo ordine del 2008 di cessare la caccia alle balene nell’area proclamata dall’Australia santuario dei grandi cetacei. La caccia commerciale alle balene è proibita dal 1986, ma il Giappone ha continuato a ucciderle usando come scappatoia un’esenzione della Commissione Baleniera Internazionale per la ricerca scientifica. Tokyo non riconosce la sovranità dell’Australia sulle acque al largo dell’Antartide e ha continuato la caccia in ogni estate australe nonostante l’ingiunzione del 2008, mentre lo scorso anno la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che la caccia non era veramente scientifica.  

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