Trump esclude stampa nemica da briefing. Media in rivolta

WASHINGTON – Sale il tono dello scontro tra i media Usa e internazionali e Donald Trump dopo la decisione del presidente di escludere alcuni media considerati nemici (Cnn, New York Times, Bbc, Los Angeles Times, Guardian tra gli altri) dai briefing quotidiani alla Casa Bianca.

Che si dovesse arrivare a una ‘resa dei conti’ era nell’aria. Ieri, Trump aveva parlato apertamente di alcuni media come “nemici del popolo”, e il giorno prima il Raspuntin Steve Bannon, il principale consigliere di Trump, aveva profetizzato che le relazioni con la stampa sarebbero “peggiorate di giorno in giorno”. Quindi la decisione del bando. Con una mossa a sorpresa la Casa Bianca ha deciso di non invitare ai briefing la stampa ostile lasciando porte aperte solo ai media considerati amici o apertamente schierati con la nuova amministrazione come Fox News, the One America News Network, Whashington Times, Breitbart News e altri. Il consueto briefing aveva quindi visto la presenza dei media accettati e di alcune agenzia di stampa incluse nel “pool” dalla Casa Bianca, come Reuters e Bloomberg mentre l’Associated Press ha boicottato l’appuntamento per protesta e l’Afp (già parte del pool) ha invece protestato per essere stata esclusa e ha preso parte ugualmente al briefing. Si è scatena quindi la rivolta dei media. L’Associazione dei corrispondenti dalla Casa Bianca “ha protestato con forza” e il suo presidente Jeff Mason ha anticipato l’intenzione di discutere direttamente la cosa con i responsabili dell’amministrazione Trump. Uno dei volti più noti della Cnn, Jacke Tapper ha definito la mossa di Trump “un-American” e l’emittente ha parlato di “uno sviluppo inaccettabile”. 

Durissimi anche i toni del New York Times che in un editoriale ha definito l’esclusione voluta da Trump “un gravissimo insulto agli ideali della democrazia” mentre il direttore esecutivo del giornale, Dean Baquet, ha detto: “nel corso della nostra lunga storia di copertura della casa Bianca mai era successo qualcosa di simile”. Molti organi di stampa hanno poi rievocato un’intervista rilasciata dal portavoce della Casa Bianca Spicer a “Politico” in dicembre. Allora Spicer aveva detto che da Trump non si sarebbe mai avuto alcun provedimento discriminatorio contro la stampa: “Conservatori, liberali o quel che siano, la pluralità dei media è quello che fa la differenza tra una democrazia e una dittatura” aveva detto in quell’occasione Spicer. Ma non solo solo i media a scagliarsi contro Trump. Robert Reich, ex ministro del lavoro ed economista di Berkeley , ricorda che “La verità è un bene pubblico…ma Trump continua a mentire” e a comportarsi “Non da presidente degli Stati Uniti ma da dittatorello”. Molto duro anche John Dean, che fu tra i principali consiglieri di Nixon. La mossa di Trump, dice con ironia “è più nixoniana di Nixon”. E’ vero, ricorda, anche Nixon disse che la stampa “è un nemico..ma almeno lo diceva a porte chiuse,Trump lo fa apertamente, ed è ben diverso”. Tra gli attacchi più duri al presidente quello di William McRaven, l’ammiraglio dei Navy SEAL ora in pensione che guidò il raid che portò all’uccisione di Osama bin Laden nel 2011. Il bando di Trump contro i media ostili “è forse la peggior minaccia alla democrazia che ho visto nella mia vita…. Con tutti i suoi difetti la stampa libera resta l’istituzione più importante del nostro paese”. 

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