Emmanuel Macron è il nuovo presidente della Francia

PARIGI – Emmanuel Macron è il nuovo presidente della Francia e l’Europa tira un sospiro di sollievo.

Molto prima dei risultati reali, gli exit poll pubblicati alla chiusura delle urne del ballottaggio per le presidenziali non lasciano dubbi: il candidato di EnMarche! Ottiene tra il 65,5% e il 66,1% dei voti, mentre Marine Le Pen si ferma tra il 33,9% e il 34,5%, Per la Francia “una nuova pagina della nostra storia si apre stasera”, è stata la prima dichiarazione dell’ottavo presidente della Repubblica francese, che ha detto “voglio che sia quella della speranza, della fiducia ritrovati”. La candidata del Front National ha subito ammesso la sconfitta. “Ho chiamato Macron, “con cui mi sono calorosamente congratulata” e “a cui auguro successo”, ha detto Marine Le Pen, in un discorso tenuto poco dopo la diffusione degli exit poll, definendo quello di staser un “risultato massiccio e storico” per il suo partito. Le Pen guarda già alle legislative di giugno: siamo “la prima forza di opposizione” mentre gli altri partiti politici hanno perso credibilità e si sono screditati”, ha affermato. Ora le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale: “Sarò alla testa di questa battaglia per difendere l’indipendenza, la libertà, la prosperità della Francia”, ha dichiarato Le Pen, “propongo di trasformare il movimento in una nuova forza politica, necessaria per risollevare il Paese”. La leader del Fn ha poi invitato “tutti i patrioti a unirsi a noi per questa lotta decisiva che comincia fin da questa sera e che sarà decisiva nei prossimi mesi”. Bassa l’affluenza, a conferma della grande difficoltà di parte dei grandi partiti assenti al ballottaggio – a cominciare dall’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon – a votare “l’ex banchiere” Macron. Gli isitituti demoscopici stimano l’astensionismo sopra al 25%. Ma intanto in Europa si festeggia per la vittoria di Macron

Chi è Macron

Emmanuel Macron, “l’uomo nuovo” che ha scalato l’Eliseo In politica solo dal 2012, oppone pragmatismo a “false promesse” Parigi, 6 mag. (askanews) – Trentanove anni, mai eletto, “nè di destra né di sinistra”: Emmanuel Macron ha conquistato oggi l’Eliseo, come previsto da tutti i sondaggi della vigilia. Un traguardo fino a qualche mese però impensabile per questo quasi neofita della politica che scommette su una profonda trasformazione del Paese, sventolando la bandiera del pragmatismo contro le false promesse. Accolto inizialmente con scarsa convinzione, l’ex ministro dell’Economia del presidente socialista François Hollande (agosto 2014-2016) ha colto completamente in contropiede chi lo descriveva come una mera “bolla” mediatica. 

Approfittando dello spazio apertosi con i guai giudiziari del candidato della destra François Fillon – coinvolto in uno scandalo di presunti impieghi fittizi – e forte dell’endorsement di storici esponenti della politica d’oltralpe, in primis il centrista François Bayrou, Macron ha spiccato il volo, scalando via via i sondaggi, fino a ritrovarsi in testa già al primo turno delle presidenziali del 23 aprile con il 24% delle preferenze. Oggi l’epilogo vittorioso dell’aspro duello – il loro dibattito al vetriolo di mercoledì sera è stato unanimemente giudicato senza precedenti nella storia della V Repubblica – che lo ha opposto da settimane alla candidata dell’estrema destra: due visioni del mondo agli antipodi, lei sguazzava nel patriottismo demagogico anti-europeista e anti-globalizzazione lui offriva soluzioni possibili in una Francia che prosegua a testa alta nel consesso internazionale. Ex alto funzionario formatosi all’Ena, la scuola delle élites, poi banchiere d’affari, Macron è entrato in politica nel 2012 in veste di consigliere del presidente Hollande. Da questa esperienza all’ombra del potere, seguita da due anni da funzionario a Bercy, il ministero dell’Economia, Macron racconta di aver toccato con mano il malfunzionamento “del sistema politico attuale”. 

Con l’idea di inaugurare una profonda trasformazione del Paese Macron – che è nato e cresciuto ad Amiens, piccola città di provincia del Nord, in una famiglia della media borghesia – ha fondato all’inizio del 2016 il suo movimento, battezzandolo En Marche! – o EM come le sue iniziali – che rivendica al momento circa 200.000 aderenti. Poi sono seguite le dimissioni dal governo e la candidatura alla massima carica dello Stato francese su un programma di profonde riforme di ispirazione social-liberale. Il suo leit-motiv: riconciliare “libertà e protezione”, ovvero un liberalismo economico mitigato da una accentuata attenzione per il sociale, dalla classe media a quelle più vulnerabili con l’obiettivo di offrire una chance a tutti i francesi. Tenendo ben alta la bandiera del pragmatismo. Il suo discorso “transpartisan” piace ai giovani delle città e agli ambienti d’affari. Ma seduce meno le classi popolari o rurali, restie alla globalizzazione che difende. Lui si è definito il candidato “della vera indignazione” e del “rinnovamento” contro le “solite facce” della classe politica degli ultimi 30 anni. 

Europeista “convinto”, Macron vuole una Francia protetta nel blocco dei 28. E fra le sue trasferte all’estero durante la campagna è volato proprio a Berlino per incontrare la cancelliera tedesca Angela Merkel. Contrariamente agli avversari, non nasconde la sua vita privata e in campagna elettorale si è fatto spesso affiancare dalla moglie Brigitte, sua ex professoressa di teatro di ventiquattro anni più grande alla quale ha promesso un ruolo istituzionale ben preciso da Première Dame di Francia. Nonostante dieci anni di un solido matrimonio, si è trovato a dover smentire pubblicamente le voci di una sua presunta omosessualità. Appassionato di filosofia e letteratura, Macronsognava di fare lo scrittore – conserva ancora nel cassetto un romanzo d’amore – ma oggi ammette che scrivere è “più duro” di fare politica. Dopo il diploma all’Ena conseguito nel 2004, ha collaborato con il noto economista Jacques Attali, che già mesi fa non esitava a dire di lui: “ha la stoffa di un presidente della Repubblica”

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