The Economist contro la Francia: mette alla prova la pazienza dell’Italia sui rifugiati

LONDRA – Dall’inizio dell’anno, riferisce il settimanale britannico “The Economist”, sono arrivati in Italia via mare oltre 93 mila migranti, il 17 per cento in piu’ rispetto allo stesso periodo del 2016. La maggior parte non e’ in fuga da guerre o persecuzioni, ma e’ partita per ragioni economiche; non ha diritto alla protezione umanitaria e non vuole neanche rimanere nel paese: spera di spostarsi piu’ a nord, dove le prospettive di lavoro sono migliori.

In base al Regolamento di Dublino del 2013, e’ lo Stato di primo approdo a dover gestire le richieste di asilo, e gli altri possono respingere i richiedenti a quello Stato. Gli appelli italiani all’Unione Europea finora non hanno avuto effetti e il governo, con le elezioni vicine, non puo’ ignorare il crescente malcontento. A Roma non giova il fatto che le altre capitali percepiscano come troppo morbido il suo approccio sui migranti economici; la Commissione europea esorta a estendere il periodo di detenzione all’arrivo per convincere piu’ persone a tornare nei luoghi di origine e ad accelerare le procedure di asilo. 

Il nuovo presidente della Francia, Emmanuel Macron, riporta il quotidiano “Financial Times”, ricevendo a maggio a Parigi, al Palazzo dell’Eliseo, il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, dichiaro’ che l’Ue non aveva ascoltato abbastanza il “grido d’aiuto” dell’Italia sull’emergenza migratoria. A due mesi di distanza, pero’, la posizione francese sull’immigrazione non e’ cambiata, provocando frustrazione a Roma: la polizia francese blocca ancora l’ingresso alla frontiera alle centinaia di accampati a Ventimiglia; la Francia non ha ancora accolto la quota di migranti stabilita nel 2015 in sede europea e rifiuta di far approdare nei porti nazionali le sue navi che operano nel soccorso nel Mediterraneo. 

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