11 settembre. Yes we can’t applaudire

NEW YORK – Chi se lo sarebbe mai aspettato un trattamento del genere?  

Di sicuro l’uomo dello yes we can, il primo presidente di colore nella storia degli Stati Uniti d’America, colui che ha fatto giustizia catturando e uccidendo Osama Bin Laden, si sarebbe aspettato un accoglienza diversa, più calorosa in un giorno in cui la bontà e l’altruismo regnavano sovrane sulla Grande Mela; ed invece freddezza dopo la lettura da parte dell’attuale presidente del salmo 46 della sacra Bibbia; il messaggio del salmo: “l’uomo si affida a dio come rifugio di salvezza, utilizzato per invogliare gli americani a resistere e a non avere paura perché qualsiasi cosa succederà gli uomini, gli americani che credono nel signore ce la faranno”.

Quando invece tocca al guerrafondaio George W. Bush, il signore degli intrighi internazionali, delle armi e del petrolio, un timido applauso aleggia nell’aria dopo che l’ex numero uno della casa bianca ha citato Abramo Lincoln e letto una lettera di una vedova che aveva perso ben 5 figli nella guerra civile; il suo un discorso patriottico con un finale duro come nel suo stile: l’America non verrà mai distrutta dall’esterno, se falliremo sarà solo per un nostro demerito!
La conclusione della cerimonia dedicata ai superstiti che ricordano gli amici e i propri cari persi  in quel maledetto giorno di 10 anni fa.
Si ferma l’America per un giorno ma la violenza nel mondo purtroppo no!!

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