Gasparri (Pdl) ricatta Monti. La riforma del lavoro o cambia (in peggio) o non la votiamo

ROMA – Non ci voleva molto a capire che il Pdl avrebbe aperto una offensiva contro Monti  battendo i pugni sul tavolo.

Il ritorno in campo di Berlusconi che tentava di addebitare a Bersani e al Pd la volontà di  chiudere l’esperienza di governo per andare alla elezioni ad ottobre era un annuncio molto chiaro. Il cavaliere, uomo che ogni giorni legge i sondaggi, ha capito che il crollo del partito era ormai alle  porte. Anche i sondaggi addomesticati non erano certo favorevoli. Da qui la decisione di giocare il tutto per tutto, ricattando  Monti e, indirettamente, il Pd che ha assicurato per bocca del segretario Bersani, che manterrà “la parola  data” e che le lezioni si svolgeranno a scadenza regolare, nella primavera del 2013.

Il Pdl gioca l’ultima carta sul lavoro
Ecco allora che il Pdl gioca una carta della disperazione. E trova uno degli argomenti sui quali  meglio, pensa, si possa giocare la partita: la riforma del mercato del lavoro. Se non cambia, attacca Gasparri,  non votiamo il disegno di legge. il capogruppo al Senato, in pieno accordo con Berlusconi, messo da parte Alfano che aveva dato il via libera al disegno di legge, va giù di brutto. “Sulla riforma del lavoro attendiamo cambiamenti sostanziali. Il testo così com’è stato presentato, non va bene sulla parte della flessibilità in ingresso. Molte cose vanno cancellate, altre vanno corrette. Se ciò come speriamo avverrà, daremo un contributo ad una rapida approvazione del disegno di legge. Se non dovesse avvenire, lo diremo con chiarezza. Il governo non potrà contare sul nostro appoggio se insistesse su norme che distruggerebbero l’occupazione anziché crearla. Il nostro giudizio è quindi sospeso”. Gasparri fa finta di ignorare che ci sono state ore e ore di confronto fra Monti, i ministri Fornero e Passera in particolare, nella “ sei ore” tenuta a Palazzo Chigi insieme .

Il capogruppo del Pdl tenta di addolcire la pillola quando afferma che “il Pdl si è confrontato  con il ministro Fornero “con grande spirito collaborativo e costruttivo, ma adesso attendiamo i fatti. Il testo così com’è stato presentato, non va bene sulla parte della flessibilità in ingresso”. “Ora, ha proseguito attendiamo risposte ad horas. In base al contenuto di quanto il governo ci dirà, ci comporteremo. Il relatore Castro è stato cortese ma chiaro. Il Pdl sarà leale ma determinato. Bisogna cambiare rotta su molti argomenti a cominciare dalla riforma del lavoro” Che stava maturando questa decisione era già chiaro al momento in cui  il relatore Castro, quello “cortese” aveva annunciato che sarebbero stati presentati emendamenti, che era d’accordo il governo e anche il Pd. In discussione era la possibilità di intervento del giudice nel caso dei licenziamenti per motivi disciplinari qualora fossero ritenuti infondati, “ insussistenti”. In gioco  era il reintegro. Non è un caso che il diktat di Gasparri, in sintonia con Confindustria, intervenga dopo che era stata resa nota una intervista di Fornero al Corriere in cui il ministro risponde anche al relatore del Pdl Castro.

“L’equilibrio raggiunto sull’articolo 18 è un buon equilibrio e non vorrei che fosse messo a repentaglio,”afferma il ministro del Lavoro-Modifiche? “Cose ragionevoli – dice- ma non devono intaccare l’equilibrio complessivo, non possono essere molte”. Perché le nuove norme vogliono «ostacolare la precarietà». E afferma che il tasso di polemiche in Italia «è eccessivo». Quando alle affermazioni di Castro relative a modifiche che riducono, annullano, il potere di intervento dei giudici. Fornero risponde: “Il governo non ha mai posto l’accento sull’articolo 18. Abbiamo fatto tre mesi di dialogo con le parti sociali perché la riforma del mercato lavoro è una riforma sulla quale deve esserci il coinvolgimento parti sociali. Di articolo 18 abbiamo parlato al termine di un lungo discorso” e ,anche se c’era un’attesa spasmodica, lo smantellamento dell’articolo 18 non è mai stato un obiettivo del nostro governo».  Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera avverte: gli equilibri raggiunti non si toccano, la legge si può solo migliorare, I diritti dei lavoratori non possono essere indeboliti”.

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