Lo shopping del Caimano continua. Fini-Casini in trincea

I berlusconidi aspettano un’altra ventina di “crisi di coscienza”, che fornirebbero manodopera manuale anche alla Camera dei deputati. Fini e Casini lanciano il “Polo della Nazione”, una sorta di trincea di sbarramento. Reggerà?

ROMA – Giorgio Straquadanio è sincero come sempre: “Ci saranno altri passaggi ma bisogna aspettare: oggi sarebbe problematico, in termini di eleganza. Fra tre settimane si vede meno”. Questione di eleganza, di stile. Ecco maturare la strategia del Caimano: sconfiggere Fini, anche se per soli tre voti, per poi iniziare lo sbancamento. L’azione del magnate di Arcore si tramuta ora nel maneggio delle ruspe: scavare sotto i piedi dei centristi e provocare lo smottamento. Il “nuovo che avanza” in politica echeggia il rumore di pale, martelli pneumatici, picconi. Per il momento, nessuno fermerà il Caimano da un’idea devastatrice dei partiti e della politica.

Ecco perché sembrano vani i ragionamenti di chi parla di “vittoria di Pirro”, di “maggioranza allo sbando”. Non è così e le opposizioni farebbero bene a metterselo in testa. Il voto del 14 dicembre era solo l’atto iniziale di una guerra nucleare, combattuta dal solo che ha l’armamento atomico: cioè lui.

Ma Fini e Casini lo hanno compreso benissimo ed hanno opposto, ieri, alla “blitzkrieg” (guerra lampo) del Caimano quelle che, per ora, assomigliano alle truppe polacche del settembre del 1939, che andavano incontro ai tank nazisti con i loro gloriosi lancieri a cavallo, eredi della guerra di liberazione contro la Russia del maresciallo Pilsudski. Presentando il neonato “Polo della Nazione”, i leader centristi cercano di rafforzare le difese contro la deriva berlusconista, ora più che mai potente. Il Caimano ha da offrire una ventina di posti lautamente stipendiati, forse anche di più, considerando che alcuni ministri sono oramai “cotti” (Sandro Bondi) e pronti per ritornare nelle retrovie dei servizi alla persona.

In attesa della sentenza della Corte Costituzionale di gennaio sul legittimo impedimento (i segnali sono buoni: il neo-presidente De Siervo ha ceduto all’imperativo della politica un doveroso pronunciamento che non ne doveva tenere conto), il Caimano vede finalmente brillare il suo obiettivo finale: quello di terminare la legislatura e di puntare definitivamente al Quirinale nel 2013 per concludere la sua folgorante carriera, più potente e ricco di prima. Dal Colle potrebbe finalmente porre mano alla Costituzione e firmare a caratteri d’oro la riforma piduista dello Stato, un regime televisivo-politico dove il dissenso viene rigidamente regolamentato ed alcune grandi agglomerazioni imprenditoriali decideranno i destini di un Paese.

I ciechi e i “sordomutui” (prendendo a prestito una battuta di Giampaolo Fabrizio), per ora, si accontentano di definire le necessità della politica: fra di loro un cardinale, Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, che interpreta il voto contro la sfiducia al Governo come il desiderio degli italiani di un esecutivo stabile. Appariva in contrasto con la gerarchia ratzingeriana, e in particolar modo con il segretario vaticano di Stato Tarcisio Bertone, legata a filo doppio alla destra in cambio di prebende sulla scuola cattolica e sul biotestamento. Ma deve aver piegato la testa, in nome dell’obbedienza proto-massonica che si intravede dietro le vicende del potere politico italiano attuale.

Lo tsunami è passato ed ora le opposizioni contano i danni. C’è una deriva anche fra di loro, un flusso sotterraneo di fraintendimenti che potrebbero collassare nella disunione degli intenti e delle strategie. Di fronte ai tank del Caimano, rischiano di perdere altri pezzi, di polverizzarsi in un orizzonte fumoso ed inconsistente. Già Pd e Idv litigano sulle fuoriuscite (una bella lotta a decidere chi ha parlamentari meno affidabili), quando avrebbero bisogno di diminuire gli spazi fra i reparti. Adesso guardano con sospetto al proprio interno: girano voci di nuovi transfughi (Giuseppe Fioroni smentisce ma è il suo nome che circola, insieme a quelli di due dei suoi), Di Pietro passeggia con la lente di ingrandimento fra le mani, novello Sherlock Holmes fra le ridotte della Camera. Sente acre un profumo di soldi, di poltrone, tipico dei miasmi del potere e sa che i tratta di sirene cui soltanto tappandosi le orecchie si può sfuggire.

Il Caimano si guarda intorno e vede il fumo delle macerie tramutarsi in un pascolo. E sa che proprio lì lui è imbattibile.

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