Presidenzialismo alla francese: un coro di no alla proposta di Berlusconi-Alfano

Forse si è trattato di una mossa disperata, di una proposta per uscire dall’angolo in cui il Pdl è oramai prigioniero dei suoi fantasmi e delle sue sconfitte. Un partito sull’orlo del disfacimento che cerca di rilanciare. Ma la proposta di Silvio Berlusconi e di Angelino Alfano, fino ad ora ha raccolto soprattutto un coro di critiche.

FINOCCHIARO: “MA NON È UNA COSA SERIA”. «Il Pd non ha tabù sul semipresidenzialismo ma quella di Berlusconi non è una proposta seria. Votiamo invece in fretta la riduzione del numero dei parlamentari e la riforma del finanziamento dei partiti che sono a portata di mano e concentriamoci sulla riforma elettorale». Questa proposta, ha detto ancora la presidente dei senatori democratici, « arriva proprio nel momento in cui c’è un testo sulle riforme costituzionali già concordato tra le tre forze politiche che sostengono il governo e in discussione in Parlamento.Ora, a metà dell’esame arriva questa novità del semipresidenzialismo alla francese. E senza che Berlusconi ne abbia mai fatto cenno prima, tantomeno nei tre anni e mezzo in cui era al governo, e con una maggioranza tale da poterlo farlo passare senza alcun problema. Mi pare il solito schema di Berlusconi. In questo modo, lui torna al centro del sistema solare come il vero innovatore, e tutti gli altri sono conservatori».

BINDI: “ABOLIRE IL PROCELLUM”. «La proposta di Silvio Berlusconi per una riforma istituzionale in senso presidenziale è una chiara dichiarazione di indisponibilità a fare la riforma elettorale del porcellum, che per noi è fondamentale». Lo ha detto Rosi Bindi a margine di un dibattito sui «Cattolici democratici nell’attuale stagione politica ed ecclesiale». «Quindi se il centrodestra – ha concluso il presidente del Pd – vuole fare sul serio, prima di tutto accetti di discutere della riforma elettorale e della riduzione del numero dei parlamentari».

DELLA VEDOVA: “NON VUOLE CAMBIARE NULLA”. «Nel merito, sono assolutamente d’accordo con l’ipotesi di una riforma semipresidenziale basata sul modello francese. Ma credo sia sbagliato il metodo, il modo in cui Berlusconi l’ha proposta». Lo afferma l’onorevole di Fli, Benedetto Della Vedova, a margine del dibattito svoltosi questa mattina al Festival della Felicità di Pesaro e Urbino. «Berlusconi – aggiunge Della Vedova – è troppo uomo di mondo per non sapere che presentarsi oggi con un ultimatum del genere è un modo per non cambiare nulla. Ma dobbiamo assolutamente scongiurare questo rischio. Di questa proposta è necessario verificare la praticabilità tecnica e politica. A mio avviso quella tecnica si scontra con i tempi, quella politica con le reali intenzioni di Berlusconi». «Avviamo subito una verifica veloce della praticabilità tecnica su una riforma così importante e tanto radicale. Poi, se il risultato dovesse essere negativo, partiamo subito con il piano B: poche e qualificanti riforme istituzionali e modifica dell’attuale legge elettorale. E se questa non verrà cambiata, potremmo facilmente accusare qualcuno di tafazzismo e di aver lavoro salo per i propri piccoli interessi di bottega».

SERRACCHIANI: “IL NEMICO È SEMPRE LUI”. «La storia si ripete e il nemico delle riforme è sempre quello: Berlusconi». Lo afferma l’europarlamentare del Pd Debora Serracchiani, commentando la proposta semi presidenzialista avanzata ieri dal Pdl. Secondola Serracchiani, «dopo aver fatto saltare il tavolo nelle riforme nel ’97, Berlusconi si prepara al bis quindici anni dopo, assestando così il colpo finale alla credibilità della politica secondo il principio del tanto peggio tanto meglio. Infatti – prosegue l’europarlamentare – solo un calcolo cinico e sciagurato può far mettere ostacoli sulla strada della riforma elettorale, cioè il primo e più importante segno di discontinuità che i cittadini chiedono ai partiti». Per l’esponente democratica, «sull’abolizione del porcellum il Pd non deve mollare fino all’ultimo momento utile, evitando di infilarsi nel noto tunnel delle ipotesi astratte e delle trattative nebulose al cui termine – conclude – c’è solo il buio».

VIOLANTE: “LUI AFFOSSÒ BICAMERALE”. Della Bicamerale «non si fece nulla perchè l’allora capo dell’opposizione, Silvio Berlusconi, dopo che si votò il federalismo ritirò il suo consenso al processo delle riforme. Che si bloccarono per questo». È quanto ricorda al Messaggero l’esponente del Pd Luciano Violante che giudica però «positiva» l’apertura del Cavaliere sulle riforme: «Lavoriamo – dice – per approvare il presidenzialismo nella prossima legislatura», «è una delle possibilità che abbiamo» ma, sottolinea, «non si può fare in quattro mesi». Sulla Bicamerale, Violante ricorda anche il ruolo della Lega: «Si andò sull’elezione diretta del presidente della Repubblica, grazie ad una sorta di trucco che fece la Lega, che non aveva mai partecipato ai lavori e invece si presentò al momento del voto cambiando le maggioranze».

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