Casini spopola e tiene in scacco il Caimano. Puntando alla nuova DC

Tiene sul filo il Vaticano, che lo vorrebbe schiacciato su Berlusconi e non acconsente alle nozze ad Arcore, ma soltanto a qualche tenera effusione alla Camera. Ritratto da giovane di un forlaniano del XXI secolo

ROMA – Il Caimano si sente all’apogeo dei consensi e della forza politica. Per lui, i tre parlamentari in più alla Camera non sono altro che un pungolo per rinvigorirsi. Conferma in questo modo quanto si era intuito nei giorni scorsi e in particolar modo il 14 dicembre: era necessario vincere, anche per un solo voto. In questo modo avrebbe messo in un angolo Gianfranco Fini e la vittoria, per quanto di misura, sarebbe stato il propellente necessario per ricompattare la destra, con nuovi innesti. La strategia del Caimano, almeno nel breve periodo, è risultata vincente. Il ricorso immediato alle urne, come voleva la Lega, presentava la più grande incognita, quella di una sconfitta al Senato e forse anche alla Camera. Una prova di forza parlamentare – per quanto non trasparente, perché sono ancora molti i dubbi sul mercato degli acquisti – era l’unico modo per tentare il rilancio.

Ora è scattata la “fase due” del piano: quella di acquistare almeno un’altra decina di deputati che, secondo i berlusconidi, sono già pronti a trasmigrare nella maggioranza. La destra non può permettersi di presenziare l’Aula con ministri e sottosegretari ogni volta che c’è una votazione importante ed ha dunque bisogno di manovalanza da acquistare nell’esercito di riserva della manodopera. Per sua fortuna non manca. Ma ora si è aggiunto un tassello supplementare, quello di pensare a Pierferdinando Casini come possibile successore del magnate di Arcore. Il Caimano vuole arrivare al termine della legislatura edificando la sezione italiana del Partito popolare europeo. Nel 2013 si presenterebbe nuovamente come candidato a Palazzo Chigi, ma per passare subito la carica a Pierferdinando Casini, emigrando al Colle. In questo modo chiuderebbe il cerchio: l’esecutivo in mani sapienti e lui al riparo da qualsiasi ostacolo giudiziario.

In effetti, il Caimano riteneva arrivato il momento dell’allargamento all’Udc: “L’Udc aveva una grande occasione per dare un sostegno alla maggioranza e per senso di responsabilità. All’inizio non poteva chiedere nulla ma più avanti poteva intervenire con una presenza nel governo” ha dichiarato oggi ai giornalisti dopo il Consiglio europeo. Ma il rifiuto attuale di Casini non chiude affatto le porte alle speranze del Caimano; lo dimostra, se non altro, il caloroso bacio che i due si sono scambiati durante la tornata sul voto di sfiducia. Un approccio da innamorati piuttosto che da antagonisti.

Ma per ora Pierferdy preferisce non gradire. Non si capisce bene quale sia la sua strategia. Si è legato a Fini e a Rutelli e il suo pensiero (nascosto) è più o meno questo: il berlusconismo non ha futuro, è una destra perdente nel lungo periodo, anche se probabilmente vincente nel breve. Legarsi al Caimano adesso vorrebbe dire sfruttare l’uovo oggi ma non la gallina domani, rappresentata, secondo l’ex braccio destro di Forlani, da un centro post-democristiano, moderato, europeista, cattolico e laico allo stesso tempo. A suo modo, Casini percepisce l’insoddisfazione dell’elettorato cattolico e non recepisce le indicazioni del Vaticano, da sempre attento ai benefici immediati della politica. Se queste sono le sue convinzioni, sembrano lungimiranti e, allo stesso tempo indicative riguardo alla scarsa considerazione prestata al futuro del Caimano, su cui è doveroso non scommettere nulla.

D’altronde, il legame con il leader di Fli, a dispetto delle speranze berlusconiane, sembra solido. La coalizione, secondo i sondaggisti, potrebbe arrivare anche al 16-18% dei voti, tanto da poter diventare determinante per una futura maggioranza parlamentare. Casini indubbiamente sta costruendo la sua figura politica riuscendo sempre a mantenere un impeccabile “aplomb”; lo ha dimostrato anche ieri sera, durante la puntata di “Anno zero”, criticando aspramente l’ignobile intervento di Ignazio La Russa che, da fascista par suo, si è alzato per zittire un giovane ventenne che cercava di spiegare le ragioni degli studenti. “Una vergogna” ha definito l’atteggiamento di “La Rissa”, mostrando di voler prendere le distanze dai finti moderati decantati dal berlusconismo. Casini sta così accumulando crediti, sforzandosi di mostrare sempre le fattezze del moderatismo italiano, erede, ad un tempo, dei vaniloqui forlaniani e delle zampate feline (e ferine) dell’andreottismo. Insomma, un ineccepibile interprete della democristianitudine del XXI secolo.

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