Bersani: patto di legislatura dei democratici e dei progressiti

Bersani ha cercato di rimediare a incertezze, titubanze, unità fittizia, interviste di  autorevoli dirigenti del partito a ruota libera, ognuno per sé e contro tutti, preso di mira dai giovani rottamatori ma anche da qualche astuta volpe non di primo pelo.

Senza dirlo implicitamente ha preso le distanze da quell’incomprensibile accordo tra Pd, Pdl e Udc, per le nomine di importanti “autorità”, Agcom in testa che avevano fatto andare su  tutte le furie Vendola e Di Pietro che minacciavano di far saltare la possibile alleanza di centrosinistra. E stante le dichiarazioni, gli interventi nel dibattito che ha seguito la relazione pare ci sia riuscito. Mai, in politica, mettere lamano sul fuoco. Obiettivo centrale della relazione il “patto di legislatura dei democratici e dei progressisti”.

Centrosinistra di governo e accordo con forze moderate

Ed ha chiarito parlando di “un centrosinistra di governo aperto a un patto di legislatura con forze democratiche e civiche moderate . Una proposta  rivolta “non solo ai partiti , ma ad associazioni, movimenti, liste civiche, sindaci e amministratori e singole personalità”,  “Una carta di intenti- ha detto il segretario – per  il cambiamento che delinei un’idea di Paese alternativa alle pulsioni regressive e populiste cui l’Italia e l’Europa sono esposte” e ad ulteriore precisazione  ha  aggiunto che “Il vincolo sarà un “patto di governabilità, si decide a maggioranza”.  Ha annunciato la sua candidatura ma dentro questo percorso, con primarie aperte  e “in una giornata di  grande partecipazione dei cittadini “ . Si è rivolto a Di Pietro che è stato fra i più critici, ai limiti dell’offesa nei confronti del Pd. Gli ha chiesto di “ decidere cosa vuole fare”. Una “ovvia condizione  di base – ha detto – è il rispetto reciproco e il saldo ancoraggio costituzionale. Decida se vuole mancare di rispetto alle istituzioni della Repubblica o fare l’accordo. Quelle cose insieme non possono stare. O l’una o l’altra.” Centrosinistra di governo – ha proseguito – significa un accordo di governabilità e una parziale cessione di sovranità. In caso di controversie fondamentali si procede a maggioranza nella riunione congiunta dei gruppi”.  Ancora, puntigliosamente. ”Un centrosinistra di governo offre una proposta comune verso le forze autonome di centro disposte a un patto di legislatura”. Già che c’era “che vuol fare“ l’ha chiesto anche a Grillo.

Nel dibattito largo consenso  alla relazione. Aperture di Vendola e Di Pietro

Dalle risposte che sono subito arrivate dall’interno del Pd e dall’esterno, leggi Idv e Sel, si ha la sensazione che Bersani sia riuscito a “rimediare “ una situazione di difficoltà del partito, strattonato da molte parti. Letta, Franceschini e Fioroni confermano il loro sostegno. Civati e gli ex rottamatori annunciano di non voler sottoporre al voto il loro ordine del giorno sul limite dei tre mandati per i parlamentari. E Arturo Parisi molto critico in questi ultimi tempi, e non solo, sottolinea: “La parola che mi è piaciuta di più è rinnovamento”. Ma non “bisogna tacere sulle questioni aperte”. Massimo D’Alema: “Bersani ha proposto in modo efficace la candidatura del partito a guidare il Paese e la sua candidatura a guidare il prossimo governo”. Veltroni  valuta l’apertura del segretario alla società civile come “proseguimento dello spirito del Lingotto”.  Paolo Gentiloni chiede che “la legge elettorale sia cambiata: se c’è una cosa peggiore del Porcellum è il Porcellum con le primarie”. Veniamo agli “ esterni”.iAntonio Di Pietro apre ad alleanze “sui programmi e sul rispetto dei programmi” e rilancia: “Dica Bersani se l’alleanza la vuole fare oppure no”.  Nichi Vendola :”Le parole di Bersani danno fiato e ossigeno, sono molto importanti: c’è il riconoscimento che non bastano i leader dei partiti e i partiti, ma che occorre un coinvolgimento di movimenti, organizzazioni, donne.” La relazione di Bersani non ha toccato solo argomenti più strettamente politici:dell’azione di governo.Prima il caso Rai: “Non parteciperemo al prossimo cda, l’ho ribadito a Monti”, ha detto. Ancora: “Non intendiamo essere corresponsabili di questa deriva”. E se “il governo farà qualche passo, lo apprezzeremo ma noi non ci stiamo”.

A Monti: servono misure immediate per affrontare la recessione

Per quanto riguarda le misure economiche e sociali:, conferma l’impegno a sostenere Monti fino alla scadenza naturale del 2013, ma non al buio. “Bisogna caratterizzare meglio l’azione di governo: servono fiducia ed equità. Non manca un passaggio sul nodo della crescita: “Sono preoccupato. C’è bisogno che arrivino risposte, anche limitate ma immediate”. E agli obiettivi di rigore, è necessario accostare “qualche margine per affrontare la recessione. Perché “la tensione sociale è molto alta, non voglio usare cifre ma non ce ne sono di positive”. Un passaggio è dedicato anche alla politica dell’Unione europea e  un invito a Monti ad operare per una svolta nella politica economica e sociale dell’Ue: “Bisogna che la Germania si muova. L’uscita della Grecia dall’euro – ha detto – non è pensabile, è un pensiero da apprendisti stregoni”. Per quanto riguarda le legge elettorale il segretario del Pd  a proposito del semipresidenzialismo proposto dal Pdl ha detto che  “Non è la nostra opzione, siamo per un sistema parlamentare riformato, semplificato e rafforzato, per un ruolo forte del governo e per una precisa funzione di equilibrio del presidente della Repubblica”, Bersani ha ribadito la proposta del  doppio turno. Ma “detto questo – ha affermato- noi non ci terremo il Porcellum, la causa principale del distacco dei cittadini dalla politica” e della scarsa governabilità del Paese. Basta alle liste bloccate, la strada maestra sono i collegi”.  Ha concluso: ”Chiedo mandato alla direzione per metterci al lavoro da domani con le altre forze politiche.”  E subito, domani, Bersani, Di Pietro e Vendola si troveranno faccia  a faccia nell’incontro promosso dalla Fiom fra tutte le forze della sinistra e i movimenti sociali.

 

 

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