Tasse da record. Ma solo per pochi

L’Italia ha livelli da  “record mondiale” nella pressione fiscale effettiva. A dirlo è Confcommercio nella ‘Nota sulle determinanti dell’economia sommersa’ redatto a cura del proprio Ufficio Studi.

Secondo lo studio la tassazione si attesta infatti al 55% del Pil, con il risultato che gli italiani sono uno dei popoli che paga piu’ tasse.

Ma il nostro Paese è in cima anche ad un’altra classifica, quella delle economie sommerse. In Italia il valore del ‘nero’ è pari al 17,5% del Pil, una immensità, e l’imposta evasa è altrettanto immensa arrivando ad ammontare, sempre secondo le valutazioni di Confcommercio, a 154 miliardi di euro.

Per Confindustria i dati sono ‘sottostimati’

Se una pressione fiscale al 55% e 154 miliardi di euro annui di evasione vi sembrano pochi siete in ottima compagnia.  Anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi rispondendo, a margine dell’assemblea annuale dell’associazione industriali di Cremona, a chi gli chiedeva di commentare i dati di Confcommercio ha dichiarato che probabilmente il dato sulla pressione fiscale che più si avvicina alla realtà è quello stupefacente 70% citato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera.

Mentre sul ‘nero’ il presidente di Confindustria è stato lapidario: “Come comune cittadino, penso sia un dato sottostimato”.

La realtà è però peggiore

La risultante della pressione fiscale e del tasso di sommerso è però un mix economicida. La enorme pressione fiscale si concentra infatti su pochi soggetti, soffocandoli, impedendone la crescita e talvolta impedendone l’emersione. In una spirale di pressione fiscale ed evasione che si autoalimenta e da cui sono esclusi i soli titolari di stipendi e pensioni, che restano costretti ad assorbire il maggior carico fiscale.

Pressione fiscale apparente superiore a quella dei paesi nordici

Sempre secondo lo studio di Confcommercio, la pressione fiscale “apparente”, quella cioè data dal rapporto tra gettito e Pil dei singoli paesi, nel 2012 e’ stata pari al 45,2%, mettendo l’Italia al quinto posto sui 35 paesi considerati dietro la Danimarca, che ha fatto segnare il 47,4%, la Francia (46,3%), la Svezia (45,8%) ed il Belgio (45,8%). Confcommercio rileva com il nostro paese superi “anche molti paesi nordici, quelli dello Stato sociale funzionante. Si colloca sopra le medie europee e stacca di cinque punti la Germania (40,4%), di sette il Regno Unito (38,1%) di dodici la Spagna (32,9%), di quindici il Giappone (30,6%) e di quasi venti gli Stati Uniti (26,3%).”

Le uscite dalla crisi che evitino la trappola dell’iper rigorismo

I dati di Confcommercio evidenziano per l’ennesima volta come sia possibile reperire ricette di uscita dalla crisi che evitino la facile sirena dell’iperrigorismo. Una seria azione di contrasto all’evasione ed un pacchetto di norme che contrastino l’elusione potrebbero evitare il rischio di aggravamento della crisi derivante da caduta dei consumi. Anche il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella, dichiara: “In Spagna le politiche del rigore finanziario senza sviluppo stanno innestando la stessa spirale recessiva che ha portato sull’orlo della disgregazione sociale e politica la Grecia queste tensioni devono essere immediatamente arginate prima che il contagio alle altre economie venga propagato e amplificato nelle prossime settimane dagli scarsi volumi di scambio sui mercati dovuti alla pausa estiva”.

La soluzione proposta da Pittella è che ”Dalla riunione dell’Eurogruppo di domani si deve uscire con l’autorizzazione all’acquisto immediato di titoli di Stato da parte del fondo salva-stati senza condizionalità per i paesi con i conti in ordine come l’Italia e con la decisione di concedere da subito la prima tranche di prestito alle banche spagnole: se ciò non verrà fatto, si rischia il suicidio dell’Euro e si dara’ l’ennesimo segnale devastante per il futuro dell’Unione”.

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