TARANTO – Veglia di preghiera a Taranto promossa dalla diocesi a sostegno della lotta degli operai dell’Ilva. E poche ore dopo, inizia lo sciopero di 24 ore con una manifestazione in città che sarà conclusa dai segretari generale di Cgil, Cisl, Uil , Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti.
Al corteo parteciperanno anche i familiari degli operai. Venerdì sarà la volta del tribunale del riesame a pronunciarsi sull’ordinanza di sequestro dei sei impianti a caldo emessa dal gip. E’’ una partita drammatica in cui si misura la capacità dei lavoratori e del sindacato tutto, di farsi carico del risanamento ambientale insieme a quello della azienda,tutelando il diritto al lavoro che non è altra cosa rispetto al diritto alla tutela della salute. L’arcivescovo, monsignor Filippo Santoro, ha anticipato il rientro dal Brasile per prendere parte alla veglia di preghiera, alla fiaccolata, il sito dell’arcidiocesi ha,lanciato un messaggio nel nome della compattezza della città, della solidarietà un invito a partecipare “ a tutti, i malati oncologici, gli operai, i parenti delle vittime del lavoro, i mitilicoltori, i pescatori,i gli abitanti del rione Tamburi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i bambini, tutte le famiglie, le associazioni che si occupano della salvaguardia dell’ambiente, le associazioni ecclesiali, le altre aggregazioni laicali, le confraternite, tutti gli uomini di buona volontà “. La vicenda dell’Ilva è arrivata anche alla Camera con l’intervento del ministro dell’Ambiente Corrado Clini che ha fatto il punto sulla situazione del siderurgico .
Il ministro Clini.” L’importanza strategica del siderurgico
“La situazione dell’Ilva di Taranto – ha detto il ministro- ha evidenti impatti ambientali e probabili impatti sulla salute che vanno messi in relazione alle normative del tempo e alle autorizzazioni nel tempo ricevute dagli impianti, come è accaduto per tutti gli impianti del genere in Europa”.. “ La fabbrica – ha proseguito-è stata “progressivamente autorizzata nelle sue diverse fasi secondo le leggi vigenti, per cui parte delle problematiche rilevate dalle indagine epidemiologiche danno conto di uno stato della salute della popolazione, con evidenti eccessi di mortalità, che fanno riferimento presumibilmente a contaminazioni derivanti da impianti che operavano nel rispetto delle leggi”. Clini ha fatto un paragone con ii motori diesel di vent’anni “causa o concausa di malattie dovute all’inquinamento ambientale” ma quei motori “rispettavano gli standard dell’epoca”. Poi ha parlato di procedure di valutazione ambientale “molto lunghe, troppo se comparate con altri paesi europei e rischia di essere fuori fase rispetto a investimenti in tecnologie”, ha detto il ministro. Anche le bonifiche dei siti industriali prevedono “procedure complesse, non molto lineari”, basti pensare che il processo sull’area dell’ilva “è iniziato nel 2003 e la procedura non è ancora conclusa”. Queste procedure, ha osserva Clini, “non danno grandi risultati”. Il dato generale: “Su 57 siti da bonificare sono 3 o 4 casi di bonifiche avviate e 2 quelle realizzate”. Clini sarà a Bari proprio mentre a Taranto si svolgerà la manifestazione. Parteciperà ad una riunione convocata per fare il punto sulla vicenda del siderurgico. L’Ilva di Taranto – ha sottolineato – è “il più grande impianto siderurgico d’Europa, tra i più grandi del mondo” e ha una “importanza strategica” per il paese e non solo per la provincia di Taranto nella quale rappresenta il 75% del Pil. E’ molto importante a livello internazionale. I competitori sono francesi e tedeschi. Io credo che queste considerazioni debbano essere tenute presenti”. L’incontro si terrà nella sede della presidenza della Regione Puglia, dove il ministro incontrerà prima i rappresentanti istituzionali, poi l’azienda e successivamente i sindacati.
L’agenzia per l’Ambiente: Criticità da ricondurre a valori più bassi
E’’intervenuta anche l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente( Arpa) il cui direttore, Giorgio Assennato, ha detto che “da un punto di vista formale – sono rispettati i parametri previsti dall’autorizzazione ambientale e dalle normative. Però alcuni di questi parametri sono assolutamente insensati”. “Noi – ha proseguito- – abbiamo nella legislazione nazionale un valore limite per le emissioni di diossine di origine industriale assolutamente privo di senso, altissimo, e per il quale è stato necessario coraggiosamente attivare la legislazione regionale e quel limite rimane ancora attivo, non è stato modificato da nessun provvedimento e quindi pur essendo formalmente in regola sotto molti punti di vista, ci sono alcune criticità, come quelle ben note delle polveri, come il benzopirene, che devono essere assolutamente ricondotte a valori più bassi”.