In piedi, entra il professore! Intervista a Costanzo Preve

ROMA – Dopo l’ok del Senato, eccola, la riforma mal digerita, ed ecco  un ministro all’istruzione che difende la sua creatura, definendo  il giorno dell’approvazione “una bella giornata per il Paese e per l’università italiana, perchè viene archiviata definitivamente la cultura falsamente egualitaria del ’68 e comincia una nuova stagione all’insegna della responsabilità, del merito, del ‘no agli sprechi, a parentopoli e ai vari casi di baronie».

L’invito è chiaro: “Cari prof., imitate Sarkozy e buttate fuori il ’68 dalle scuole”. 
Poi c’è un ministro al Welfare che cerca di confondere responsabilità e ruoli: “ I giovani sono certamente particolarmente esposti alla disoccupazione soprattutto perché pagano il conto di cattivi maestri e qualche volta di cattivi genitori, perché distratti e cattivi maestri che li hanno condotti a competenze che non sono richieste dal mercato del lavoro”.( fonte Apcom)
 In mezzo, gli studenti. Come i coetanei di Parigi, in piazza contro il governo Sarkozy. E come i cinquantamila che hanno attraversato Londra, contro i tagli di James Cameron. Si preparano alla giornata della disobbedienza civile.

Ne parliamo con il filosofo torinese Costanzo Preve, studioso, tra i maggiori conoscitori e teorici del marxismo su scala europea. Autore di numerosissimi libri, spesso tradotti all’estero, conoscitore di otto lingue (tra cui inglese, francese, tedesco, greco, turco), collaboratore tra l’altro dei giornali politico-filosofici Eretica e Comunitarismo, è redattore di Comunismo e Comunità e già professore di storia e filosofia nei Licei. Si potrebbe chiedergli di qualsiasi cosa, risponderebbe su tutto, ma sempre in termini di prospettiva e possibilità, mai di utopia e prevedibilità.  

“ E’ accaduto già in Francia: per Sarkozy  il ’68 ha distrutto ”i valori e la gerarchia”, imponendo ”il relativismo intellettuale e morale”.  
La Gelmini  invece è stata  chiamata sostanzialmente a tagliare le spese pubbliche: Università e scuola superiore hanno un bisogno di 100, la Gelmini può dare soltanto 20. Ma lei è solo  il terminale di quattro passaggi : il primo è Tremonti che decide quanto si può dare alla sanità, alla scuola e agli enti pubblici e a quanti non si può, a sua volta Tremonti risponde all’euro,  alla Banca Centrale Europea che a sua volta rimanda alle banche d’affari, Wall Street, che speculano contro l’euro per distruggere i paesi, per il momento Portogallo e Grecia, ma pensiamo presto anche la Spagna e l’Italia. La Gelmini  semplicemente deve nascondere una politica di taglio alla spesa pubblica dietro l’ideologia della restaurazione del merito. Tutto questo non ha alcun rapporto con la realtà, assolutamente nessuno.  

Per quanto riguarda Sacconi, invece, mi domando: “ Chi sono i cattivi maestri? Mentre trent’anni fa erano quelli tipo Toni Negri, che un tempo incitavano gli studenti alla sovversione rivoluzionaria anarcoide comunista,  erano chiamati così sulla base di contenuti o rivoluzionari o pseudo rivoluzionari,  in questo caso cattivo maestro è semplicemente  quello che insegna delle cose al di fuori del mercato del lavoro. A questo punto tutti  i professori di filosofia o di lettere sono tutti dei cattivi maestri, perché se uno dovesse ragionare in questa maniera, i buoni maestri sono soltanto quelli di alcuni settori di facoltà di medicina, ingegneria, economia e commercio o scienze economiche, mentre cattivi maestri tutti quelli che insegnano nozioni che hanno un mercato del lavoro difficile, per cui, per esempio un archeologo è un cattivo maestro. 
Tutto questo è  follia, all’interno di  un mondo sociale,  culturale e politico totalmente  deformato  dalla globalizzazione, dalla speculazione internazionale.”

“Rispetto al 2008, il movimento degli studenti è apparso più determinato, più cosciente, capace di creare cortocircuito tra piazza e palazzo e politica e società…”
“Il fatto che il movimento degli studenti venga visto con simpatia un fenomeno ridicolo e grottesco come quello di Vendola, vuol dire che io non attribuisco a questo movimento un’analisi di profondità, anche se lo ritengo legittimo, e non dirò una sola parola contro di esso. Non riesco però a giudicarlo con grande positività perché secondo me esso è inserito all’interno della rete del gioco dell’antiberlusconismo, cioè quella sorta di guerra simulata berlusconismo anti-berlusconismo  che funziona da almeno 16 anni. Secondo me a questo punto gli studenti corrono il rischio, che secondo me hanno già corso,  di diventare una specie di guardia plebea di mobilitazione antiberlusconiana e pertanto di muoversi , volenti o nolenti, all’interno di strategie che rimandano al gruppo editoriale l’Espresso- Repubblica e che sono completamente estranei anche ai loro interessi…con questo non voglio  aderire  alla posizione di Gianfranco La grassa, perché non fa altro che esprimere in forme estremistica un fatto reale. Io capisco che il movimento abbia bisogno di una persona, un simbolo,  ma la Gelmini, non conta assolutamente nulla. Il vero problema è lo strangolamento dell’Europa, lo smantellamento di tutti i requisiti di welfare state che ci sono ancora in Europa e che vengono perseguiti da diversi anni. Ecco perché io non ho un grande giudizio positivo sul movimento degli studenti. Fanno benissimo i ricercatori  a protestare, però starei ben attento ad attribuire una certa salienza politica strategica che secondo me non ha, perché è inserito all’interno di quel grottesco gioco delle parti che in Italia si chiama antiberlusconismo.”

“Per evitare la deriva di questo paese, la repressione degli studenti sarebbe come schiacciare una mosca sul dorso di un rinoceronte che carica e mettersi a sedere tranquilli aspettando che questo ti arrivi addosso. Lo scrive Gianfranco La Grassa il 21 dicembre, nel blog Conflitti e Strategie. “
“ La Grassa è un amico da più di trent’anni, ma ha una visione che non condivido. Negli ultimi anni  segue il mondo sotto l’aspetto unico dei conflitti finanziari internazionali, per cui evidentemente ogni resistenza di metalmeccanici o di studenti  è considerata semplicemente  fatta da utili idioti. Ma l’utile idiota semmai sono persone primitive, non sono gli operai e gli studenti, che hanno diritto assoluto ad opporsi a norme che peggiorano la loro condizione di vita. La Grassa ha imboccato una strada che deve essere giudicata soltanto all’interno della sua capacità di analizzare conflitti strategici, geopolitici tra India, Cina, Russia e Americ,  ma questo tipo di ottica non riguarda assolutamente il diritto degli sfruttati a lottare con gli sfruttatori. Ecco perché io sono in disaccordo radicale da questo tipo di impostazione.”

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