Marcinelle: 262 minatori morti. Una tragedia da non dimenticare

ROMA – 8 agosto  1956, 8,10 del mattino,  miniera di carbone di Marcinelle, Belgio: una gabbia parte dal punto d’invio 975 del pozzo d’estrazione.

E’ l’inizio della tragedia. In miniera ci sono 274 lavoratori di cui 136 italiani,95 belgi, 8 polacchi, 6 greci,5 tedeschi,5 francesi, 3 ungheresi, un inglese, un olandese e un ucraino.  Si capisce subito che le speranze di salvare i minatori sono pressoché nulle. La miniera era un inferno,la sicurezza inesistente. Il carbone era il simbolo della ripresa dell’’industria dopo la guerra. Sempre di più se ne doveva estrarre, costi quel che costi, 170 mila tonnellate. Nel 1955. Nel giorno stesso del disastro solo 12 lavoratori vengono tirati fuori.  Il 22  agosto i soccorritori che avevano rischiato la vita più volte dettero ufficialmente l’annuncio che non c’erano superstiti,  262 i morti. Di cui 136 italiani che erano accorsi in massa in Belgio. Un protocollo di intesa italo-belga siglato il 23 giugno del 1946 prevedeva l’invio di 50.000 lavoratori italiani in cambio della fornitura annuale di un quantitativo di carbone, a prezzo preferenziale, compreso tra due e tre milioni di tonnellate. In tutta Italia furono affissi manifesti  in cui si parlava di salari elevati, carbone e viaggi in ferrovia gratuiti, assegni familiari, ferie pagate, pensionamento anticipato.

Condizioni di vita e di lavoro terribili

 La realtà è ben diversa, le condizioni di vita e di lavoro sono terribili.  Le raccontano nelle lettere che scrivono ai familiari i minatori, trattati come schiavi, esiliati, senza possibilità di tornare a casa. Vivono in baracche, hangar,il freddo, il gelo in inverno, il caldo  insopportabile in estate. Erano praticamente i campi occupati dai prigionieri di guerra. Le famiglie non possono ricongiungersi. Non ci sono alloggi da affittare. Sulle porte della case si possono leggere manifesti con scritto “ ni animaux, mi entranger”,  non c’era bisogno di traduzione. Tornavano nei paesi di origine solo quando si votava,  era una occasione da non perdere. Arrivavano in treni pieni zeppi, li accoglievano nelle stazioni le organizzazioni della Cgil che portavano, cibo, acqua, latte. Tante strette di mano, le canzoni del lavoro. C’erano i militanti comunisti, tante bandiere rosse che incrociavano quelle  degli immigrati, le sventolavano dai finestrini,mentre i treni, gli accelerati con le panche di legno,  riprendevano il lungo percorso.

Spi:  Ancora viva la memoria del sacrificio dei lavoratori

Chi ha vissuto quelle giornate, gli incontri, pochi minuti, i pugni chiusi, una stretta di mano,  ricorda  bene che non si trattava solo di propaganda elettorale. Scrivevano allora i giornali, quasi tutti espressione dei padroni, come si diceva allora e forse si dovrebbe dire anche oggi, che le stazioni diventavano occasioni di comizi per gli agit-prop, che bisognava manifestazioni, comizi , si parlava di reati, occupazione delle stazioni, interruzione di servizio pubblico. La realtà è che questo era l’unico contatto che potevano avere con il loro Paese, quel Paese che li aveva abbandonati, non lo tutelava, ignorava le  sofferenze di una vita da schiavi, nelle viscere della terra, immolato al dio carbone. Scrive il sindacato dei pensionati della Cgil,memoria  di tanta storia del nostro Paese: “ Tante cose sono cambiate da allora ma ancora oggi sentiamo il dovere e l’obbligo morale di tenere viva la memoria del sacrificio di questi lavoratori. Quanto successo a Marcinelle non deve essere dimenticato ma deve continuare a rappresentare anche negli anni a venire il simbolo dell’emigrazione italiana all’estero, della fatica, dello sfruttamento e di quella lotta sindacale in favore dei diritti e della sicurezza sul lavoro.” Già la memoria. Un Paese che dimentica la sua storia vive pericolosamente, senza valori, alla giornata.  Marcinelle ci dice questo.

Napolitano : incessante ricerca di condizioni di lavoro sicure e dignitose
 Dovrebbe essere un momento non  solo di ricordo, di celebrazione, ma di  unità del Paese per affermare i diritti dei lavoratori, la centralità del lavoro, la “ ricerca di condizioni  lavoro “ sicure e dignitose- ricorda Giorgio Napolitano. Un obiettivo che nemmeno oggi può dirsi raggiunto”.  “Il ricordo della terribile vicenda di Marcinelle-prosegue il messaggio del Capo dello Stato in occasione delle tante manifestazioni che si svolgono a ricordo della terribile  giornata – e’ ancora vivo nelle famiglie e nei compagni delle vittime. Tutta l’Italia vi scorge l’emblema dei sacrifici affrontati dai lavoratori italiani emigrati in altri Paesi, impegnati a costruire un avvenire migliore per le giovani generazioni e un’Europa piu’ moderna e solidale. Il dramma che oggi rievocate e’ di stimolo alla incessante ricerca di condizioni di lavoro sicure e dignitose per tutti. Si tratta di un obiettivo che nemmeno oggi puo’ dirsi raggiunto e che deve continuare a impegnare le autorità italiane ed europee”.

Cgil:impegno per i diritti dei migranti

 E la Cgil con una nota del Dipartimento Politiche Globali  sottolinea che ancora oggi “ migliaia di immigrati vengono ancora respinti o costretti alla clandestinità, senza il riconoscimento dei diritti fondamentali inalienabili di ogni persona, quando non perdono la vita nel tentativo di raggiungere paesi che li respingono e li abbandonano al loro destino. “ La  Cgil “continua oggi il proprio impegno per il riconoscimento dei diritti dei migranti, una politica di accoglienza e di inserimento in una società multiculturale, la battaglia per la cittadinanza europea, la prospettiva di un’Europa dei Popoli, aperta ed accogliente, fondata sulla democrazia e l’uguaglianza e non succube alle sole regole dei mercati”. Nella nota si conferma la contrarietà a quelle decisioni del Governo che, attraverso una politica di tagli della spesa destinata agli italiani nel mondo ed ai milioni di oriundi italiani, pratica la sostanziale liquidazione di ogni sostegno alla lingua e alla cultura italiane ed al mantenimento del legame con le comunità emigrate nel mondo, che tanto hanno contribuito allo sviluppo economico dell’Italia e che possono ancora contribuire al superamento della crisi che l’Italia attraversa”.

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