Europa. La crisi non allenta la morsa. La ripresa è lontana

ROMA – Nell’ultimo bollettino mensile la Banca Centrale Europea ha rilevato un crescente rischio di insolvenza per le imprese italiane, rispetto ad esempio a quelle olandesi o tedesche.

Intanto, dopo l’attivazione dei Fondi Salva Stati Efsf-Esm da parte dei governi dell’area euro, il Consiglio direttivo della Bce  “può considerare di attuare ulteriori misure di politica monetaria non convenzionali secondo quanto necessario a ripristinare il meccanismo di trasmissione di tale politica. Nelle prossime settimane l’Eurosistema definirà le modalità adeguate per queste misure”. “Il Consiglio direttivo, nell’ambito del proprio mandato di mantenere la stabilità dei prezzi a medio termine e nel rispetto della propria indipendenza nel determinare la politica monetaria  -si legge nella nota- può condurre operazioni di mercato aperto definitive di entità adeguata a conseguire il proprio obiettivo”. Sempre secondo il bollettino, nell’area euro si dovrebbe registrare “una ripresa solo molto graduale”, il cui vigore dovrebbe però essere ulteriormente smorzato da una serie di fattori quali il rallentamento in atto a livello mondiale, le tensioni in alcuni mercati del debito sovrano dell’area e del loro impatto sulle condizioni di finanziamento, nonché il processo di aggiustamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario e l’elevata disoccupazione.

 La Bce: Più disoccupazione ,calano i risparmi delle famiglie
Intanto, il tasso di risparmio delle famiglie “si è stabilizzato su livelli prossimi ai minimi storici” mentre la crescita annuale del reddito disponibile in termini nominali “è diminuita ulteriormente nel primo trimestre, all’1,7%, dopo il calo considerevole di 1 punto percentuale, all’1,8%, nel trimestre precedente”. Tuttavia, la Bce ribadisce che “L’euro è irreversibile”. “I premi per il rischio connessi ai timori sulla reversibilità della moneta unica sono inaccettabili e vanno affrontati in modo sostanziale”. Viene registrato poi un ulteriore aumento del tasso di disoccupazione in vista per il 2012 e il 2013: quest’anno si dovrebbe attestare all’11,2% (+0,2 punti) e l’anno prossimo all’11,4% (+0,5 punti). Infine il Pil nell’area dell’euro dovrebbe registrare un calo dello 0,3% nel 2012 e una crescita dello 0,6% nel 2013. Riviste al ribasso di 0,1 punti percentuali per il 2012 e di ben 0,4 punti percentuali per il 2013 le stime di crescita. Nel 2014, invece, il prodotto interno lordo dovrebbe crescere dell’1,4%. Infine, la Bce rivela che “E’ essenziale che le banche seguitino a rafforzare, ove necessario, la propria capacità di tenuta. La solidità dei bilanci bancari sarà un fattore chiave per agevolare sia un’adeguata offerta di credito all’economia, sia la normalizzazione di tutti i canali di finanziamento”.

Cgia di Mestre: diminuiti  i prestiti delle banche
Sull’argomento si è espressa anche la Cgia di Mestre che secondo le sue rilevazioni a maggio le insolvenze bancarie in capo alle imprese italiane hanno sfiorato gli 84 miliardi. Rispetto all’inizio dell’estate 2011, periodo in cui la speculazione finanziaria ha iniziato ad ‘aggredire’ il nostro Paese, le sofferenze sono aumentate del +13,8%. Probabilmente, spiega la Cgia, questa situazione ha indotto moltissime banche italiane a ridurre progressivamente gli impieghi: infatti, sempre nello stesso periodo, l’erogazione dei prestiti è scesa del 2% (pari a -20,25 miliardi di euro), mentre l’inflazione è cresciuta del +3,1%. L’analisi della Cgia di Mestre ha toccato un altro aspetto interessante. Nonostante le due operazioni di rifinanziamento a lungo termine effettuate dalle Bce nel dicembre 2011 e nel febbraio di quest’anno, i prestiti bancari alle famiglie ed alle imprese italiane sono diminuiti complessivamente di 9,2 miliardi di euro, mentre l’acquisto dei titoli di Stato da parte dei nostri istituti di credito ha subito un vero e proprio boom: + 92,89 miliardi di euro. Insomma, buona parte dei prestiti giunti da Francoforte non è finita nei portafogli di famiglie ed imprese, ma sono stati investiti in Bot, Cct ed in Btp. Nel frattempo gli indicatori dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, continuano a registrare rallentamenti delle attività economiche nella maggior parte delle economie dei Paesi aderenti all’organizzazione. Gli indicatori anticipatori compositi (Cli), progettati per anticipare i punti di svolta nell’attività economica rispetto alla tendenza, indicano che Giappone e Stati Uniti mostrano segni di una spinta alla crescita moderata. Invece per l’area euro, in particolar modo per Francia e Germania, continuano a puntare ad una crescita debole mentre confermano il rallentamento per l’Italia.

Import-export negativi. Borse in perdita
Una conferma  per quanto riguarda la situazione di crisi  del nostro Paese che si aggrava sempre  più viene dai dati relativi all’import-export per il mese di giugno. Le importazioni sono crollate del 5,3 %, del 7% rispetto al giugno 2011. Le vendita all’estero hanno perso l’1,4% ma rispetto all’anno passato sono cresciute del 5%. Un segnale  positivo solo all’apparenza perché, di fatto, indica un trend in discesa. Anche per quanto riguarda le Borse  si alternano giornate positive a quelle negative, che  sono la maggioranza. Segno che i mercato non si stabilizzano.   Dopo una apertura in positivo le piazze europee chiudono in negativo. Lo spread  fra titoli italiani e tedeschi   si ferma attorno a 440 punti base.

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