Ilva Taranto. Il governo fa ricorso alla Consulta. E’ scontro con i magistrati

ROMA – “Una cosa è certa: il governo non starà a guardare. Siamo assolutamente determinati a mandare avanti il programma di risanamento ambientale, che non prevede la chiusura dell’impianto Ilva di Taranto”. Così il ministro dell’ambiente Corrado Clini commenta la decisione della magistratura riguardo l’azienda tarantina.

“L’iniziativa del gip è un’iniziativa di rottura non contro l’ilva ma contro il governo”, e poi amcora Clini – “o ritengono che stiamo facendo carte false per aiutare l’ilva, e allora devono mandarci, a me compreso, un avviso di garanzia, oppure ci si lascia lavorare per il risanamento dell’impianto”.
Ma non è tutto. Secondo quanto sostenuto da Clini  l’intervento della magistratura “può compromettere la credibilità dell’italia come paese nel quale fare impresa:  negli altri paesi europei non avviene che un magistrato intervenga nel merito dell’esercizio delle funzioni dell’autorità competente”. Poi il ministro precisa che “dopo il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale che consente l’esercizio degli impianti a condizione che siano rispettate una serie di misure di prevenzione e dopo aver chiesto al presidente dell’ilva di ritirare i ricorsi avviando  assieme alla regione puglia e all’azienda un percorso condiviso, ora arriva il gip e di fatto mi sconfessa”.

“Si rischia – avverte  – non solo  di perdere 11mila posti di lavoro e far saltare il piano di bonifica trasformando il sito in un altro monumento all’inquinamento, ma chi verrebbe più a investire da noi se un gip può sconfessare il ministro competente?”

“Non sono ipocrita – avverte Clini – e prendo l’iniziativa della magistratura per quello che è: un’iniziativa a prescindere”. Ho chiesto un incontro al procuratore della repubblica di Taranto,  dopodichè, se il dialogo risulterà impossibile bisognerà fare chiarezza”.

Fanno eco alle parole di Clini quelle di Corrado Passera: “il governo farà di tutto per evitare la chiusura dell’ilva  in quanto  è assolutamente necessario evitare la chiusura e lo spegnimento degli impianti, che causerebbe danni irreparabili sia dal punto di vista economico che occupazionale e sociale”.
Passera ritiene che  sbaglia chi parlando di Ilva contrappone lavoro e salute. “Serve grande senso di responsabilità da parte di tutti per trovare una soluzione positiva a una vicenda che segnerà il nostro paese in un modo o nell’altro”.

Il governo fa ricorso alla Consulta

Il governo ha intenzione di fare ricorso alla Consulta per contestare i provvedimenti della magistratura che rischiano di portare alla chiusura degli impianti dell’Ilva di Taranto. Lo ha detto  il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà.

«Partiamo dal presupposto che la tutela della salute e dell’ambiente è un valore fondamentale che anche il governo vuole perseguire e anche dal presupposto che
noi rispettiamo le sentenze dei giudici. Però, alcune volte queste sentenze – ha spiegato Catricalà – non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire e quindi noi chiederemo alla Corte Costituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale». A proposito del rischio di uno scontro con la magistratura, il sottosegretario ha replicato: «No. Noi contestiamo un singolo atto ritenendolo sproporzionato. Noi abbiamo stabilito con un decreto legge in linea con un orientamento preciso del Tribunale della Libertà di continuare le lavorazioni che non sono dannose, che non sono nocive e nel frattempo cominciare seriamente la politica di risanamento. E abbiamo stanziato centinaia di milioni proprio per questo. Questo decreto legge resterebbe privo di qualsiasi valore se
l’industria dovesse smettere di lavorare, se il forno si dovesse spegnere. Sarebbe un fatto gravissimo per l’economia nazionale, sarebbe un fatto grave non solo per la Puglia ma per l’intera produzione dell’acciaio in Italia».

L’associazione nazionale magistrati replica
Immediata la replica dell’Associazione nazionale magistrati (Anm). “Quando la magistratura è costretta a intervenire in casi come questi è perchè sono venuti meno ai
loro compiti la politica e gli organi di controllo amministrativi”. E’ quanto precisa  il segretario dell’Anm, Maurizio Carbone,. “Anche da cittadino di Taranto – Carbone auspica  – che vengano al più presto abbandonate sterili polemiche e si agisca per ripristinare condizioni di legalità salvaguardando il diritto al lavoro e alla salute”. Per Carbone  il fare giustizia dovrebbe sempre comportare oltre alla punizione dei colpevoli anche l’indicazione delle regole da rispettare. Anche se questo risultato è difficile da realizzare.
Il caso Ilva dovrebbe divenire per il segretario dell’Anm «l’occasione, forse storica, di dimostrare a tutti che è possibile raggiungere l’obiettivo di conuigare ambiente e lavoro salvaguardando le esigenze di tutti».

Bruno Ferrante: “Non si uccide un’azienda”

Sulla vicenda interviene in un’intervista rilasciata a Repubblica anche di Bruno Ferrante, presidente dell’Ilva, estromesso dal gip di Taranto  dall’incarico di custode giudiziario dell’acciaieria negli impianti sequestrati.
“Non entro nel merito del provvedimento. Non dimentichiamo, però, che siamo in una fase cautelare. Non c’è una sentenza. Non si uccide un’azienda mandando a casa migliaia di lavoratori». «Il Riesame – spiega – aveva individuato un percorso virtuoso» e «aver nominato me tra i custodi era un modo per mantenere un collegamento tra il lavoro svolto dagli altri custodi e l’attività della società, perchè accanto alle indicazioni di risanamento dei periti, c’era un pacchetto di iniziative condivise con governo e Regione. E poi c’è la nuova Aia, l’autorizzazione integrata ambientale del ministro dell’Ambiente Clini. La mia presenza, dunque, serviva a raccordare il momento giudiziario e quello industriale».
«Le responsabilità ci sono state, ma riguardano il passato. Omissioni, anche da parte dell’Ilva, che ha comunicato male – sottolinea Ferrante -, si è mostrata litigiosa. Ma ora c’è il tentativo, da parte di tutti, di tornare a un clima più sereno e positivo”.

Sciopero dei sindacati
Nel frattempo sul versante sindacale sono scattate per oggi, dalle 10 alle 12, le prime due ore di sciopero dei lavoratori dell’Ilva e dovrebbe essere così sino a giovedì eccetto la giornata di ferragosto. A proclamare lo sciopero   i sindacati territoriali di Fim e Uilm mentre la Fiom, che già sabato scorso aveva invitato ad attendere per valutare al meglio la situazione, al momento non ha aderito. Intanto un presidio di lavoratori di lavoratori è sulla statale Appia all’altezza degli impianti Ilva. In una nota di Fim e Uilm si giudica «positivamente la notizia che il Governo – per bocca del sottosegretario Catricalà – ha deciso di ricorrere alla consulta contro il nuovo provvedimento del Gip di Taranto».

Cgil. Necessaria responsabilità, lavorare tutti assieme

La CGIL torna a ribadire, con il Segretario Confederale Elena Lattuada, la necessità della massima responsabilità da parte di tutti, sottolineando come in un momento delicato come questo lo scontro tra poteri non serve a nessuno. Fondamentale, infatti, secondo la CGIL, “lavorare tutti insieme per affermare con chiarezza che è possibile conciliare la vita di un sito produttivo e il risanamento ambientale dentro e fuori la fabbrica”. Per Elena Lattuada “il problema non è lo scontro tra istituzioni, ma capire come è possibile dare corpo e avvio alle decisione assunte”. “Non sta a noi giudicare le intenzioni del governo – spiega la dirigente sindacale – E’ nell’autonomia e nelle prerogative di ogni parte prendere delle decisioni: è evidente che l’esecutivo ha assunto delle responsabilità e messo delle risorse relativamente alla bonifica dell’area. Dunque è necessario mantenere il sito produttivo per far sì che ci sia anche un ritorno di carattere occupazionale e nello stesso tempo risolvere il problema ambientale che riguarda sia la popolazione che i lavoratori”.
E’ necessario, conclude Lattuada, “proseguire tutti insieme, magistratura, istituzioni e sindacati, per favorire questo processo. E in questo senso gli incontri che si stanno susseguendo e che potrebbero portare all’incontro di venerdì, vanno nella logica di collaborazione che è l’unica via che a noi interessa e che può trovare una soluzione nell’ambito della responsabilità di ognuno”.

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