Bufera sullo Ior: confermato il sequestro di 23 milioni di euro

La banca della Chiesa cattolica indagata per aver omesso la segnalazione di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio. Ma il Vaticano si interroga sui misteriosi risvolti della vicenda

ROMA – Restano sotto sequestro 23 milioni di euro dello Ior depositati su un conto del Credito artigiano spa. Il sequestro era stato disposto dal gip romano Maria Teresa Covatta nell’ambito di un’inchiesta su ipotesi di riciclaggio. I legali dello Ior avevano chiesto il dissequestro dell’ingente somma perché “la premessa del sequestro sarebbe il riciclaggio da parte dello Ior, e questo non è stato dimostrato”. Ma il Tribunale del riesame ha dato torto ai legali della banca vaticana, respingendo la richiesta.

Ma un’altra tegola sembra poter cadere sulla gestione delle finanze vaticane, già pesantemente accusate, ai tempi della presidenza di Paul Marcinkus, di aver compiuto operazioni illegali nell’ambito della bancarotta del Banco ambrosiano di Roberto Calvi. Due operazioni sospette di 300 mila e di 600 mila euro sarebbero al vaglio dei magistrati, che hanno analizzato la congruenza di incassi di assegni, provenienti da San Marino, su un conto presso Banca Intesa da parte della madre di un religioso, per un totale di 300 mila euro, risultata poi inesistente.

Le operazioni sospette

L’indagine che colpisce i vertici dello Ior è partita dalla segnalazione della Banca d’Italia (la quale aveva ricevuto la segnalazione da parte dello stesso Credito Artigiano spa), che ha consentito al nucleo della Guardia di finanza e alla magistratura di aprire il fascicolo sulla banca vaticana. La segnalazione riguardava due operazioni sospette per un totale di 20 milioni, negoziati presso la “JP Morgan Frankfurt” ed un’altra per 3 milioni presso la “Banca del Fucino”. I magistrati romani hanno iscritto nel registro degli indagati Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior e il direttore generale Paolo Cipriani per non aver rispettato le norme della legge antiriciclaggio, omettendo il nome del soggetto a favore del quale le due operazioni sospette sono state perfezionate. È la prima volta in assoluto che si attiva in questo modo un’indagine sulla banca vaticana. Ai tempi dell’affare Ior-Banco Ambrosiano, i magistrati non poterono indagare su Paul Marcinkus perché protetto dall’articolo 11 del Concordato. Nonostante i devastanti sospetti che caratterizzavano la sua persona (collegamenti con frange della banda della Magliana e una responsabilità indiretta nella bancarotta dell’istituto bancario milanese, nonché ipotesi di aver svolto un ruolo nel riciclaggio di denaro sporco), rimase alla guida dello Ior ancora altri due anni, prima di terminare i suoi giorni in una sperduta parrocchia vicino a New York (Marcinkus è deceduto nel 2006).

La difesa del Vaticano

Il Papa in persona è sceso in campo per difendere l’onorabilità di Ettore Gotti Tedeschi. Ma le gerarchie vaticane, al di là delle scontate rimostranze per accuse che ritengono infondate, si stanno interrogando sulle molte anomalie che il caso farebbe emergere. Dai primi di settembre si era diffusa la voce, all’interno delle mura leonine, che di lì a poco sarebbe scoppiato uno scandalo finanziario. Insomma, la vicenda del conto Ior aperto presso il Credito Artigiano non era sconosciuta, soprattutto alla Commissione cardinalizia di vigilanza, presieduta da Tarcisio Bertone. Si sapeva, ad esempio, che fin da aprile i vertici del Credito Artigiano avevano chiesto il blocco dei conti dello Ior, evidentemente per operazioni poco trasparenti. Non solo: in Vaticano erano a conoscenza che tutti i conti dello Ior aperti presso gli sportelli di banche italiane erano sotto la lente di ingrandimento della magistratura. Ed allora, ci si chiede in Vaticano, come è possibile che Ettore Gotti Tedeschi e soprattutto il direttore generale Paolo Cipriani abbiano potuto inviare un fax al Credito Artigiano per un’operazione da 20 milioni di euro, destinati ad acquistare bond su indicazione del vicepresidente dello Ior, Ronaldo Hermann Schmitz, già direttore esecutivo del gruppo Deutsche Bank, in violazione delle norme antiriciclaggio?

Insomma, negli ambienti vaticani temono un complotto contro la S. Sede, i cui orchestratori sono del tutto misteriosi e il cui volto, forse, non apparirà mai. Come sempre, quando di mezzo c’è il soglio di Pietro.

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