Monti e Marchionne, un incontro molto chiacchierato

ROMA – Dopo cinque ore di discussione a Palazzo Chigi  la montagna ha partorito il topolino: la costituzione  di un gruppo di lavoro, si legge nel comunicato congiunto, “ presso il ministero dello Sviluppo economico per individuare gli strumenti per rafforzare ulteriormente  le strategia di export  del settore automotive:

all’incontro la co nferma che il piano “ “Fabbrica Italia” non esiste più, in realtà non c’è mai stato.  “ Fiat-dice il comunicato congiunto- ha confermato la strategia dell’azienda a investire in Italia, nel momento idoneo, nello sviluppo di nuovi prodotti per approfittare pienamente della ripresa del mercato europeo”. Cioè nel 2014,quando  il Pil del nostro paese tornerà ad essere positivo stante le ipotesi del nostro governo che, in campo di previsioni, non ne azzecca una tanto che il consiglio dei ministri ha dovuto rivedere al ribasso il documento economico. Fiat ha ricordato al governo che ha investito cinque miliardi negli ultimi tre anni. Marchionne ha illustrato la strategia del gruppo “con l’integrazione delle piattaforme di Chrysler e Fiat “ e l’orientamento  del modello business in Italia in una logica che privilegi l’export”. Traducendo si tratta ,di fatto, dell’abbandono del mercato italiano. E la stessa integrazione con la casa americana significa che Fiat è sempre più  diventa una sobordinata e non la casa madre. Infine una bugia grande come una casa. Da Palzzo Chigi ci si affretta a far sapere che nell’incontro non si è parlato di cassa integrazione,Non ci crede nessuno anche alla luce del fatto che fino al 2014 Fiat non intende investire, non intende produrre. Forese hanno ragione le mogli dei cassa integrati di Pomigliano che hanno definito l’incontro di Palazzo Chigi una farsa. Purtroppo sulla poelle di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie.

 

Schermaglie, scambi di battute, interviste hanno preceduto l’incontro, molto chiacchierato appunto, fra il governo e la Fiat. Un tavolo che forse doveva essere convocato molti mesi fa quando era chiaro che il piano “Fabbrica Italia “ non era mai esistito , se non nella propaganda mediatica. Il vero piano di Sergio Marchionne era la cassa integrazione cui parcheggiare i lavoratori in attesa di quelli che lui chiama tempi migliori, il 2014 quando il governo pensa che la crisi economica sarà avviata al superamento. Il manager del Lingotto si nuove nel tracciato del governo.Finché è il tunnel neon verrà illuminato dalla “ luce “  di cui tanto parla il premier, il piano “ Fabbrica Italia” si ferma. Ma, come dice il proverbio, chi si ferma è perduto. Proprio nei momenti di crisi l’imprenditore se è un imprenditore e non uno che opera sui mercati finanziari con i soldi altrui, investe in nuovi prodotti, in innovazione, punta alla qualità. L’ ad del Lingotto, suffragato dalla famiglia Agnelli, e tiene in cassaforte ben 20 miliardi di euro. Molta attesa quindi per un confronto  in particolare dai media, intere paginate. Marchionne prima di presentarsi al tavolo di Palazzo Chigi,insieme al presidente John Elkann, sono arrivati a bordo di una Lancia Thema, dove si trovano Monti,i ministri Corrado Passera, Elsa Fornero,Fabrfizio Barca e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, in una delle interviste a getto continuo ha già detto tutto. “ La Fiat sta bene- ha affermato durante la  visita al nuovo campus dell’Università di Torino- bisogna fare le cose con ordine, ora andiamo a Roma”.

 Il manager Fiat  vuole investimenti pubblici come in Brasile
 Ordine per lui significa investimenti e sussidi pubblici come in Brasile. Questa è stata la risposta data a Passera quando ha fatto presente che in “ Brasile la Fiat va bene, perché non in Europa ?” , ha risposto con l’arroganza  che gli è propria che ha potuto godere di investimenti e sussidi pubblici a copertura del 70-80 % del totale investito . A propositi di denaroi pubblico la Cgil di Mestre fa due conti in tasca a Fiat e ricorda che ha ottenuto 7,6 miiardi di denaro pubblico e ne ha investiti solo 6,2. Fa da cuscinetto fra Marchionne e Passera il sottosegretario Catricalà:  “E’ stato un normale scambio di idee – ha detto-stasera c’è l’incontro e lì vedremo il vero scambio di idee”. Non la pensa cos’ il ministro Clini. “Marchionne –afferma- aveva detto che non avrebbe più voluto incentivi, adesso dice che per continuare a produrre li vuole. Spero che oggi riesca a chiarire meglio il suo pensiero” Fiat in passato è stata “finanziata abbondantemente”, ma ha scelto di uscire dal settore dell’auto ibrida “ben sussidiato perché ha ritenuto che il mercato mondiale avesse scenari diversi”. Intanto dal sindacato arrivano segnali ben precisi mentre i lavoratori si stanno mobilitando in tutte le aziende del gruppo. Manifestazione a Termini Imerese, presidio a Roma da parte dei lavoratori dell’Irsibus Il comitato delle mogli dei cassaintegrati di Pomigliano si fa interprete del malessere, delle preoccupazioni, di tante famiglie, la protesta è forte, la rabbia al limite dell’esasperazione. “Quello che sta succedendo in Fiat-afferma il comitato- ricadrà sulle nostre famiglie e sui nostri figli.”. Non hanno alcuna fiducia suill’esito dell’incontro romano. “L’incontro-farsa di oggi a Roma – dicono- – serve per imbastire nuove ‘favole per gonzi’. Ma veramente qualcuno potrà mai ancora crederci? Non è più tollerabile tutto questo.”

Landini: il governo inchiodi la Fiat alle sue responsabilità
 Il segretario generale della Fiom ,Maurizio Landini non ha peli sulla lingua:, mira al sodo. “Il governo dovrebbe inchiodare la Fiat alle sue responsabilità”, ha detto  parlando dal palco dell’Idv a Vasto. Ha  fatto cenni ai finanziamenti  alle imprese. “Il governo – sottolinea – dovrebbe chiedere alla Fiat i piani industriali, perchè quando li vide la Merkel che li aveva chiesti a Marchionne che voleva investire sulla Opel, lei disse no”. “Non posso nemmeno immaginare che non ci sia più Fiat in Italia – sottolinea Landini – perchè sarebbero migliaia i lavoratori a pagarne le spese, ma è anche vero che il governo dovrebbe aprire ai produttori di auto stranieri che invece sono sempre stati tenuti fuori.” Gugliemo Epifani, presidente della Associazione Bruno Trentin, interviene  partendo da una constatazione: “L’azienda- dice- oggi è tutta posizionata sul mercato americano e sul complesso percorso che riguarda l’acquisizione e il rilancio della Chrysler; la grande liquidità disponibile è sterilizzata per altri motivi; il mercato europeo viene visto come troppo difficile da affrontare in queste condizioni. E la conseguenza che deriva è appunto prendere tempo, rimandare i modelli previsti, anche quelli da immettere sul mercato tra 18 mesi, estendere la cassa integrazione a piene mani, con la conseguenza di scendere nelle quote di mercato, di rendere più difficile la risalita, di disperdere qualsiasi rapporto tra i marchi del gruppo e la loro tradizione, e il mercato. “.

Epifani:  basta con i generici impegni per il futuro

Poi rivolto al premier che che “oggi è chiamato a frenare questa deriva, a far pesare quello che il settore rappresenta per l’occupazione e gli investimenti, a pretendere e fare chiarezza sul nuovo piano, e a non rassegnarsi a un nuovo scambio tra più ammortizzatori oggi e generici impegni per il futuro. La stessa cosa deve essere chiamato a farla il Parlamento, oltre che gli enti locali interessati, e il movimento sindacale. Sarebbe poi necessario che il governo chiedesse chiarimenti sul futuro di Fiat Industrial, altra componente importante del gruppo, e della funzione dei centri italiani di progettazione e ricerca. In sostanza il governo ha il dovere di chiedere certezze nel nome degli interessi del nostro Paese, come farebbe il governo di qualsiasi altro Paese, anche a prescindere dalle enormi risorse pubbliche trasferite negli ultimi 25 anni all’azienda.”. E Monti? Alle domande dei  giornalisti  mentre si trovava alla Certosa di Pontecagnano che gli chiudevano se “ era fiducioso sull’incontro con Marchionne “ rispondeva con una delle sue algide battute. Il premier al mattino si trovava alla Certosa di Pontignano, Siena, ad un convegno promosso dal British Council Sibillina e diceva: Sono fiducio in questo incontro, quello diu Pontignano”. “ Si ma questo pomeriggio incontra  Marchionne, insistevano i giornalisti. E il premier:” No ho diversi di incontri”. Che abbiano ragione le mogli dei cassaintegrati di Pomigliano?. Non ce lo auguriamo.

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