Vatileaks. Gli agenti della Gendarmeria: “Gabriele trattato con i guanti bianchi”

CITTA’ DEL VATICANO – Processo Vatileaks, atto terzo. Si è svolta questa mattina in Vaticano, la terza udienza del processo a carico di Paolo Gabriele, l’ex assistente di camera di Benedetto XVI, accusato di furto aggravato per aver trafugato documenti riservati dall’appartamento del Pontefice.

Dopo l’udienza di ieri, dedicata per buona parte all’interrogatorio dell’imputato, oggi sono ascoltati altri quattro testimoni, tutti chiamati dalla difesa. Sono i gendarmi Luca Cintia, Stefano De Santis, Silvano Carli e Luca Bassetti che hanno testimoniato sulle perquisizioni e sul trattamento riservato a Paolo Gabriele in prigione, soprattutto alla luce della denuncia di abusi fatta ieri dall’ex maggiordomo del Papa.

I quattro funzionari e agenti della Gendarmeria vaticana sentiti come testimoni hanno confermato il ritrovamento nell’appartamento in uso alla famiglia dell’ex maggiordomo di una massa ingente di materiale cartaceo con il quale sono stati riempiti 82 scatoloni, ciascuno di circa mezzo metro di altezza, larghezza e profondità. I militari hanno precisato di aver avviato le ricerche “con il solo fine di rintracciare il materiale reso pubblico dal libro di Nuzzi” e che solo in un secondo momento si “sono resi conto della gravità della cosa”.
Silvano Carli, uno dei gendarmi che partecipò alla perquisizione, ha quantificato in circa “un migliaio” i documenti di “interesse”, “tra fotocopie e originali”, trovati in casa di Gabriele il 23 maggio scorso, giorno dell’arresto dell’allora indagato. Tra di essi – ha raccontato il gendarme Stefano De Santis – oltre a documenti del Papa, della segreteria di Stato, delle congregazioni vaticane e dei pontifici consigli, sono state rinvenute anche carte relative “alla massoneria, all’esoterismo, alla P2, alla P4, a Luigi Bisignani, al caso Calvi, a Berlusconi, allo Ior e all’Aif, al caso Vatileaks, a cristianesimo e yoga, a cristianesimo e altre religioni, al buddhismo, a come nascondere file .jpg e word, a come registrare video, a come usale il cellulare in modalità velata”. E inoltre documenti su supporto elettronico e materiale di ricerca scolastica relativa ai tre figli di Paolo Gabriele. Insomma una quantità di materiale enorme, molto superiore rispetto a quella finita nelle mani di Gianluigi Nuzzi e pubblicata nel libro “Sua Santità”.

Quanto al trattamento riservato a Gabriele, i gendarmi hanno sostenuto di aver usato “i guanti bianchi” sia durante la perquisizione che in cella. Nel corso dell’udienza odierna, infatti, il vicecommissario della Gendarmeria, Luca Cintia, responsabile della custodia dell’imputato, ha tenuto a fare una dichiarazione in proposito. “Fin dal primo momento – ha detto Cintia – il comandante della Gendarmeria Domenico Giani ha dato ordine di tutelare Gabriele e la sua famiglia” e l’ex assistente di camera del Pontefice “è stato trattato con i guanti bianchi”. Ancora, ha sottolineato Cintia, che ha chiesto che le sue affermazioni venissero messe a verbale, “Gabriele ha ringraziato più volte per il trattamento ricevuto”. “Gabriele – ha detto ancora il vicecommissario della Gendarmeria – è stato trattato nel modo migliore possibile”.
A tal proposito il presidente del Tribunale, ricordando che è già stato avviato il procedimento per accertare sia eventuali violazioni avvenute durante la detenzione dell’imputato che altrettanto eventuali sue false dichiarazioni in merito, ha precisato che agli atti, già acquisiti, risulta che Gabriele avesse avuto tutta una serie di garanzie quali visite famigliari, assistenza spirituale e medica. In una nota, la Gerdarmeria Vaticana ha tenuto a precisare che nel caso le accuse mosse “dovessero risultare infondate Gabriele sarebbe querelato”.

Con l’udienza di oggi, si sono concluse le audizioni dei testimoni.  Sabato prossimo il processo dovrebbe arrivare a conclusione. Si comincerà con la requisitoria del Promotore di giustizia Nicola Picardi, quindi sarà la volta dell’arringa della difesa con l’avvocato Cristiana Arru. Dopo eventuali repliche di accusa e difesa potrà parlare l’imputato. La sentenza potrebbe arrivare il giorno stesso.

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