Sicilia. Crocetta stravince. Si è rotto un muro di gomma, la rivoluzione parte da qui

ROMA – Questa volta ce l’ha fatta Rosario Crocetta. Ormai la sua corsa alla presidenza alla regione Sicilia è giunta in dirittura d’arrivo.

Non serve neppure aspettare lo sventolio della bandiera a scacchi, visto il distacco con il quale ha preceduto gli altri avversari per tutto lo scrutinio.
Insomma, per usare le  stesse parole con le quali il neo eletto si è rivolto ai cronisti: “si è rotto un muro di gomma”.
Muro  che qui in Sicilia vuol dire corruzione,  collusione con la mafia, clientelismo e soprattutto omertà. «Voi – ha detto Crocetta ai cronisti che chiedevano come avrebbe fatto a governare senza maggioranza –  avete sempre sostenuto che io ero l’erede prima di Cuffaro e poi di Lombardo senza tener conto che sulle mie spalle pende una condanna a morte da parte della mafia. Continuate – ha concluso – a non prendere atto che abbiamo vinto nonostante una campagna stampa ostile”.
“Con me è la storia che cambia”, ha sottolineato ancora l’ex sindacop di Gela. “Nell’isola uno come me non sarebbe mai stato eletto. Io cercherò la maggioranza in aula sui provvedimenti. Non cederò a nessun inciucio, la mia storia me lo impone”.
Crocetta, in questo giorno speciale è un fiume in piena: “È l’ora della rivoluzione, e di spazzare via i giochi di potere che hanno da sempre contraddistinto tal nostra terra. Noi lavoriamo sulla rivoluzione, e cominceremo revocando incarichi esosi e poco costruttivi – ha precisato -. In questo modo vedremo se questa terra non ha le risorse per rilanciarsi”.

Parole condivise anche da Gianni Pittella, vicepresidente vicario del Parlamento europeo: “L’affermazione di Crocetta e’ indubbiamente la vittoria della Sicilia migliore: l’onestà, la passione e la competenza che Rosario ha dimostrato al Parlamento europeo e nella sua esperienza di amministratore locale in un contesto drammatico, serviranno a costruire un governo regionale finalmente libero da condizionamenti mafiosi e dal clientelismo che soffoca la società e l’economia dell’isola”.  ”La vittoria della coalizione guidata dal Partito democratico in Sicilia e’ un avvenimento storico di grande significato per il rinnovamento della politica nazionale e un successo della linea proposta e perseguita dal segretario Bersani – sottolinea Pittella – l’alto astensionismo e il risultato di Grillo impongono  a tutta la politica italiana un deciso cambio di passo, è necessario rispondere alla frustrazione dei cittadini aprendo la strada di Roma alla grande onda di cambiamento partita oggi da Palermo”.

Pierluigi Bersani, segretario del Pd, riferendosi alla vittoria di Crocetta, ha parlato invece di un risultato storico, almeno qui in Sicilia. E ora questo obiettivo raggiunto va tradotto sicuramente come una voglia di cambiamento, nonostante ci sia stato un alto tasso di astensionismo. Anche Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc,  non ha nascosto il suo entusiasmo: “Il risultato  in Sicilia è straordinario, Crocetta sarà un ottimo presidente e si è assunto una grande responsabilità e sono convinto che la vera rivoluzione comincia con lui”.

Tuttavia la vittoria di Crocetta lascia agli avversari quel sapore amaro di un lacerante sconfitta. Non certo a quelli del Movimento 5 Stelle, con i quali il neo governatore auspica in futuro un rapporto collaborativo, bensì a quelli del centro destra che  escono da un’avventura elettorale che inevitabilmente alimenterà  il caos all’interno del Pdl.
C’è chi ipotizza un futuro immutato rispetto a prima, come Nello Musumeci che parla di Crocetta come rappresentasse la continuazione politica di Lombardo. Oppure c’è chi parla dell’astensionismo come unica vittoria di queste regionali per spostare l’attenzione altrove.

Perfino Nichi Vendola, visibilmente contrariato dall’insuccesso della lista, esordisce così:  “Trovo imbarazzante un certo tono trionfalistico di chi commenta il voto siciliano omettendo alcuni piccoli particolari. Quando l’astensionismo supera la metà dell’elettorato vuol dire che la politica nel suo complesso è finita in un buco nero. Quando il presidente eletto a cui faccio gli auguri è stato votato da poco piu» del 10% degli elettori
siciliani vuol dire che la legittimazione democratica è assai fragile”. “Che abbia vinto un’alleanza incentrata sull’ Udc- prosegue Vendola- non credo rappresenti una storica discontinuità nella Sicilia dei Cuffaro e Lombardo. Ed è quantomeno risibile immaginare che la vicenda siciliana possa diventare il laboratorio dell’Italia futura. Noi siamo impegnati a costruire una coalizione di centrosinistra che si affermi nel Paese alle prossime elezioni e che sia capace di battere il populismo, e di dare speranze concrete alle giovani generazioni, di segnare un’alternativa reale dopo il ventennio berlusconiano”

L’unico a cantar vittoria sembra essere Angelino Alfano che parla di un “risultato straordinariamente positivo”. “E’ la prova – dice l’ex Guardasigilli –  che il centrodestra c’è ed è potenzialmente vincente. E poi, aggiunge: “Le elezioni in Sicilia ci insegnano che ci sono due modi per far vincere la sinistra: votare uno di sinistra, oppure dividere i moderati. Noi ci siamo divisi e l’esperimento è perfettamente riuscito”.

Tuttavia, anche l’opposizione dovrà fare i conti con l’onestà che caratterizza da sempre Crocetta. E la sua storia politica insegna, visto che le tante battaglie contro la criminalità organizzata. Da quando iniziò la sua carriera nel lontano 1951 aderendo al Partito Comunista, prima di entrare nelle fila di Rifondazione e diventare dal 1996 al 1998 assessore alla cultura in uno dei comuni più complessi della Sicilia: Gela. E poi, questa volta con i Comunisti Italiani e solo dopo aver vinto un ricorso, fu eletto primo cittadino dello stesso comune. Crocetta diventò per molti un simbolo dell’antimafia, una persona scomoda per altri, che lo attaccarono anche nel privato tirando in ballo la  sua dichiarata omosessualità. Scampato a due agguati, il primo nel 2003 e il secondo nel 2010, Crocetta vive ancora sotto scorta. Dopo essere stato eletto al Parlamento Europeo con il PD, dall’aprile del 2012 viene nominato presidente della Commissione speciale antimafia. Forse è la volta buona che le cose  in questa bellissima terra possano finalmente cambiare. E questa volta per sempre.

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